Perché per le donne ricchezza fa ancora rima con magrezza (e perché è un problema)

Perché per le donne ricchezza fa ancora rima con magrezza (e perché è un problema)

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(Disegno d’archivio. Ruggieri Alberto) (Disegno d’archivio. Ruggieri Alberto)

Quelli dell’Economist amano le provocazioni. E non sono necessariamente pi buoni a Natale. Tant’ che nel loro numero natalizio ospitano un articolo, The Economics of Thinness, il cui sottotitolo suona urticante: economicamente razionale per le donne ambiziose cercare pi che possono di essere magre. L’invito pu suonare oltraggioso, ma il vero problema che i numeri sembrano, purtroppo, giustificarlo. Come scrive il settimanale britannico, la finzione secondo cui le donne intelligenti e ambiziose, che possono misurare il loro valore nel mercato del lavoro sulla base della loro intelligenza o istruzione, non debbano prestare attenzione alla loro figura, difficile da sostenere dopo aver esaminato le prove su come il loro peso interagisca con il loro salario o reddito.

Vale nei Paesi ricchi

Un paio di premesse vanno fatte. L’equazione magrezza-ricchezza vale nei Paesi ricchi e non in quelli poveri, nei quali le persone di reddito superiore tendono a essere anche pi in carne della media. E, nei Paesi ricchi, vale soltanto, o in netta prevalenza, per le donne. Lo conferma anche il grafico sull’Italia pubblicato dall’Economist, circa la presenza di obesi nelle varie fasce di reddito: nei maschi la percentuale sostanzialmente la stessa in tutti i quintili, nelle donne molto pi bassa fra quelle dai redditi pi alti.

Percentuale di obesi (indice di massa corporea maggiore o uguale a 30) per classi di reddito Percentuale di obesi (indice di massa corporea maggiore o uguale a 30) per classi di reddito

Sanzioni per donne obese

Il settimanale nota in modo sarcastico che non solo ci sembra confermare l’affermazione attribuita a Wallis Simpson secondo la quale una donna non pu mai essere troppo ricca o troppo magra, ma che, in buona misura, non possa essere una cosa senza l’altra. Anche in questo caso, le statistiche sono crudeli: Una miriade di studi rileva che le donne in sovrappeso o obese sono pagate meno delle loro coetanee pi magre, mentre c’ poca differenza nei salari tra uomini obesi e uomini nella fascia definita “normale” dal punto di vista medico. Ci sono delle eccezioni: uno studio svedese ha scoperto che gli uomini obesi erano pagati meno, ma le donne obese no. Ma le ricerche in America, Gran Bretagna, Canada e Danimarca suggeriscono che le donne in sovrappeso hanno stipendi pi bassi. La sanzione per una donna obesa significativa, le costa circa il 10% del suo reddito.

Premio salariale

Ma c’ un dato ancora pi sconfortante: Le stime pi alte sul premio salariale per una donna magra sono cos significative che potrebbe trovare il perdere peso utile quasi quanto ottenere un’istruzione aggiuntiva. Il premio salariale per l’aver ottenuto un master di circa il 18%, solo 1,8 volte il premio che una donna grassa potrebbe, in teoria, guadagnare perdendo circa 30 chili, all’incirca la quantit che una donna moderatamente obesa di statura media dovrebbe perdere per rientrare nel range “normale” dal punto di vista medico.

Stigma quasi raddoppiato

E la situazione, negli anni, sta peggiorando: La discriminazione contro le donne grasse non diminuita con l’aumento del loro numero. “Potremmo aspettarci una penalizzazione in calo a causa dell’aumento della percentuale di individui in sovrappeso”, ha scritto David Lempert, economista, in un documento di lavoro per il Bureau of Labour Statistics americano, perch diventato pi normale essere in sovrappeso. Invece lo stigma nei confronti delle persone in sovrappeso cresciuto con il loro numero; quasi raddoppiato tra il 1980 e il 2000. Lempert suggerisce che potrebbe essere dovuto al fatto che “la crescente rarit della magrezza ha portato all’aumento della sua ricompensa”. Il risultato che, come si legge nel rapporto di Lempert, una donna obesa di 43 anni ha ricevuto una penalizzazione salariale maggiore nel 2004 di quella che riceveva a 20 anni nel 1981, e che una donna obesa di 20 anni riceve oggi una penalizzazione salariale maggiore di quella che avrebbe avuto nel 1981 all’et di 20 anni.

Pregiudizi impliciti

In parte ci dovuto a una specificit statunitense: i premi assicurativi sono spesso pagati dai datori di lavoro e quelli per le persone obese sono pi alti (il che per non spiega perch la penalizzazione salariale colpisca pi le donne che gli uomini). Ma che, all’opera, ci sia anche altro, lo dimostrano i periodici test condotti dall’universit di Harvard sui pregiudizi impliciti: da anni l’universit chiede ai partecipanti al test di associare persone di razza, sesso, orientamento sessuale o peso diversi, con parole come buono o cattivo. In generale i risultati vanno in una direzione positiva: la discriminazione sulla base della razza e del sesso diminuita nell’ultimo decennio. Le associazioni negative di persone gay sono diminuite di un terzo. Il peso l’eccezione: gli atteggiamenti nei confronti degli individui di peso elevato sono diventati sostanzialmente pi negativi.

Pressione e bassa autostima

La lezione che l’Economist trae da tutti questi dati non edificante: In questo contesto le argomentazioni spesso sostenute sul perch le donne e le ragazze sentano una tale pressione ad essere magre e soffrano di bassa autostima quando non lo sono, appaiono tristemente incomplete. Forse le donne si sentono a disagio con s stesse perch si confrontano con le gazzelle che popolano le copertine delle riviste e sono indotte a pensare che quelle foto non siano ritoccate e quelle forme siano raggiungibili. Forse i loro genitori o un medico hanno fatto commenti pesanti sul loro peso quando erano giovani. Ma oltre a queste pressioni c’ il potente incentivo del mercato: le donne percepiscono in modo accurato che non riuscire a perdere peso o essere magre avr per loro, letteralmente, un costo. economicamente razionale che tutti dedichino tempo all’istruzione perch ha evidenti ritorni nel mercato del lavoro e per i salari futuri. Allo stesso modo sembra essere economicamente razionale per le donne perseguire la magrezza. Ossessionarsi su cosa e quanto mangiare e pagare per fantasiose lezioni di ginnastica sono investimenti che porteranno dei ritorni. Per gli uomini non lo sono.

Due pilastri logici

Poich essere molto obesi comporta elevati rischi per la salute, si potrebbe obiettare che non un problema che ci siano incentivi per le donne a perdere peso. Ma questo — nota l’Economist — si basa su due traballanti pilastri logici. Innanzitutto, che il peso delle persone sia davvero sotto il loro controllo. E in secondo luogo, che la vergogna sia un motivatore efficace. Le prove in contrario, in entrambi i casi, sono molte.

Il costo della paura del sovrappeso

Questo non vuol dire che perdere peso sia sempre e comunque impossibile, ma c’ molto, purtroppo, da mettere sull’altro piatto della bilancia. Pensate all’enorme costo che lo stigma, la vergogna o la paura di diventare sovrappeso ha su tutte le donne e le ragazze che passano la vita a preoccuparsi di quanto potrebbe costare loro diventarlo. impossibile muoversi da donna nel mondo e non notare il tempo, l’energia e l’investimento che le donne fanno registrando il cibo che mangiano, leggendo libri sulle diete e frequentando corsi di ginnastica. Chiunque abbia provato una dieta a base di succhi o una dieta a base di zuppa di cavolo sapr che la ricerca della magrezza pu andare a scapito di altre cose importanti che le ragazze e le donne potrebbero voler fare, come essere in grado di concentrarsi sugli esami, sul lavoro, o godersi il cibo. Secondo alcuni sondaggi, le bambine di sei anni riconoscono gi l’aspettativa relativa al dover essere magre. E le adolescenti “travolte da improvvise aspettative di bellezza, si trasmettono come un virus anoressia e bulimia”, scrive Jia Tolentino (autrice di Trick Mirror, ndr). La tragedia che non c’ scampo. La maggior parte delle donne sembra cercare di conformarsi. Alcune scelgono di non farlo. Molte semplicemente falliscono. Ma qualunque sia la strada intrapresa, sembra comportare un alto costo.

L’importanza del corpo

C’ un’immagine dell’Economist, che potremmo definire la foresta del pregiudizio sulla quale vale la pena riflettere: Tutte le donne, presto o tardi, riconoscono l’importanza attribuita ai loro corpi. come se le ragazze camminassero, inconsapevoli, attraverso una foresta e poi fossero mostrati loro gli alberi. Possono chiedersi come gli alberi siano arrivati l, da quanto tempo crescano e quanto siano profonde le loro radici. Ma c’ poco che possano fare riguardo a essi ed quasi impossibile immaginare il mondo in un altro modo. Disboscare quella foresta non spetta soltanto — e forse nemmeno principalmente — alle donne.

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2 gennaio 2023 (modifica il 5 gennaio 2023 | 20:46)

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