Enormi quantità di prodotto dal valore di almeno dieci milioni di dollari al giorno vengono dispersi nell’atmosfera
La Russia non sa cosa fare del gas che ha deciso di non mandare in Europa e avrebbe ora iniziato a bruciarlo, con grossi danni economici e gravi conseguenze per l’ambiente.
Al confine con la Finlandia, dove il metano proveniente dai giacimenti della Siberia del nord viene normalmente immesso nel gasdotto Nord Stream 1, sono state viste alte fiamme levarsi dalla stazione di compressione di Portovaya. Lì i russi hanno realizzato anche un impianto di liquefazione che dovrebbe consentire l’esportazione via mare.
È anche possibile che ci siano problemi tecnici in queste strutture, vista l’assenza di specialisti stranieri a causa delle sanzioni. Enormi quantità di prodotto, dal valore di almeno dieci milioni di dollari al giorno vengono dispersi nell’atmosfera. Per evitare che il metano formi pericolosissime nubi esplosive, negli impianti si preferisce normalmente mandare il gas «in torcia», vale a dire dargli fuoco. La cosa avviene abitualmente per gli eccessi di prodotto che le raffinerie e le stazioni di pompaggio si ritrovano durante i normali cicli di lavorazione. Ma mai in quantità simili.
È possibile che nei prossimi giorni il metano sprecato in questo modo aumenti sensibilmente visto che Gazprom, il gigante russo del gas, ha comunicato una fermata totale dei tubi che passano sotto il mar Baltico e arrivano in Germania per diversi giorni. La giustificazione ufficiale è che sono necessari interventi di manutenzione. In situazioni normali, quando questo avviene, il prodotto viene reindirizzato ai clienti finali attraverso altre condutture in un sistema che è fondamentalmente interconnesso.
Il gas russo, infatti arriva in Europa anche attraverso il complesso sistema di tubi Druzhba (amicizia) che passa per l’Ucraina e la Bielorussia. Ma Gazprom non sembra abbia intenzione di aumentare i flussi sulle linee Druzhba. Altra via d’uscita è quella di riempire i depositi con il prodotto in eccesso. Ma i serbatoi in Russia sono già pieni in vista dell’inverno. A differenza del petrolio che può essere imbarcato su navi e spedito ad altri clienti (Cina e India, tanto per capirci), il gas lega indissolubilmente fornitore e consumatore. Mosca non ha modo di vendere il metano artico ad altri. Servirebbero nuove condutture (anni di lavori) o impianti di liquefazione (idem) per poter poi caricare il prodotto sulle navi, come fanno gli Usa o il Quatar.
Resta un’ultima via, quella di fermare i pozzi di estrazione
, ma si tratta di operazioni rischiosissime che potrebbero, se non condotte bene, rendere inutilizzabili per il futuro i giacimenti. E la Russia non può più contare sull’assistenza di ditte specializzate nella gestione dei pozzi, come Halliburton, Baker Huges e Schlumberger che stanno chiudendo i loro uffici nel Paese. Allora per Gazprom non resta che continuare a estrarre milioni di metri cubi di metano e gettarli al vento.
26 agosto 2022 (modifica il 26 agosto 2022 | 15:27)
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, 2022-08-26 13:29:00, Enormi quantità di prodotto dal valore di almeno dieci milioni di dollari al giorno vengono dispersi nell’atmosfera, Fabrizio Dragosei