Perché l’estate resta  la «bella stagione»

Perché l’estate resta  la «bella stagione»

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Caro Aldo,

il caldo eccessivo e l’afa provocano conseguenze assai negative: aumento dei ricoveri dovuti alle alte temperature e conseguenti ingenti spese sanitarie, incremento dei consumi di energia per maggiore uso dei condizionatori, calo della produttività conseguente al peggiorato riposo notturno, scarsità delle riserve idriche, aumento dei prezzi ortofrutticoli causa siccità. Perché continuare a chiamare l’estate «bella stagione» e definire bel tempo questo clima che rende le giornate invivibili?

Mauro Luglio, Monfalcone

Caro Mauro,

In India dicono che «fa bel tempo» quando piove, rinfrescando così l’aria. Il problema è che in India piove di rado, e tutto insieme, durante i monsoni. In Europa, viceversa, la stagione calda dura tradizionalmente poco. L’Europa mediterranea ha ovviamente un clima più mite di quella atlantica, ma se lei ci riflette sono molti di più i mesi freddi o freschi rispetto a quelli caldi. Il problema è la siccità. Abbiamo avuto un inverno straordinariamente asciutto, e di conseguenza il livello dei fiumi e dei laghi è calato. Anche la primavera e, finora, l’estate hanno portato poche precipitazioni. Nello stesso tempo, l’ondata di calore non ha risparmiato Paesi dove l’estate durava pochi giorni; a Londra parecchi datori di lavoro hanno riconosciuto giornate di permesso ai loro dipendenti a causa della heatwave. Negare che il tempo stia cambiando rapidamente, e che l’effetto serra e quindi l’inquinamento causato dall’uomo sia la principale causa della rapidità di questo cambiamento, è ormai impossibile per una persona sana di mente e in buonafede. Sta a noi non soltanto prendere i provvedimenti necessari per rallentare il cambio climatico, ma anche adeguare le nostre vite alle nuove temperature e alle nuove siccità. Ne scriveva l’altro giorno Massimo Gramellini: che senso ha tenere aperti i negozi durante il solleone, e non piuttosto la sera, quando si rifiata e si esce più volentieri? In ogni caso, tra «odio l’estate» e «la bella estate», tra la canzone di Bruno Martino e il romanzo di Cesare Pavese, è da preferire sempre il secondo titolo.

LE ALTRE LETTERE DI OGGI

Storia

«Ho 13 anni, non amo selfie e cellulari, mi accetto così»

Sono una ragazza diversa dalle altre, me ne accorgo, non amo la tecnologia, non amo stare nei centri commerciali, non mi piacciono i balletti, non mi faccio i selfie allo specchio con il vestito, preferisco divertirmi in un parco, giocare a tennis con i miei amici, giocare con la palla. Ormai purtroppo la mia generazione è quella degli iPhone. Se non hai Instagram e se non hai l’iPhone non sei nessuno, non ti considerano. Ma io ormai ci sono abituata, non mi importa il giudizio degli altri. Se io preferisco andare a fare una passeggiata mentre so che delle mie amiche sono al centro commerciale a farsi i selfie, sto meglio io all’aria aperta con gli uccellini che cinguettano. Volevo soltanto dire a quelli come me di accettarsi come si è e non cambiare mai soltanto perché le nostre amiche sono fatte così, perché le persone che si credono al centro del mondo alla fine non sono nessuno, questo è quello che penso e che ho capito durante questi anni. Sono una ragazza «tranquilla» che non si fa tanti problemi. Non so come fare, ma vorrei invitare tutti a farsi una passeggiata qualche volta e stare all’ aria aperta senza il cellulare. Credo che per essere perfetti non bisogna avere l’iPhone o Instagram ma bisogna essere soltanto se stessi. Se le persone non ci cercano, allora è perché non pensano, non capiscono ma soprattutto non ragionano. Io ci tengo tantissimo a dire queste cose perché ho viste ragazze tristi perché non hanno l’iPhone e si sentono sfigate! Fatevi una passeggiata ogni giorno come faccio io nei parchi, sentire l’odore dei boschi, dei fiori fa dimenticare che esiste e abbiamo il cellulare.

Olivia S. R., 13 anni

INVIATECI LE VOSTRE LETTERE

Vi proponiamo di mettere in comune esperienze e riflessioni. Condividere uno spazio in cui discutere senza che sia necessario alzare la voce per essere ascoltati. Continuare ad approfondire le grandi questioni del nostro tempo, e contaminarle con la vita. Raccontare come la storia e la cronaca incidano sulla nostra quotidianità. Ditelo al Corriere.

MARTEDI – IL CURRICULUM

Pubblichiamo la lettera con cui un giovane o un lavoratore già formato presenta le proprie competenze: le lingue straniere, l’innovazione tecnologica, il gusto del lavoro ben fatto, i mestieri d’arte; parlare cinese, inventare un’app, possedere una tecnica, suonare o aggiustare il violino

Invia il CV

MERCOLEDI – L’OFFERTA DI LAVORO

Diamo spazio a un’azienda, di qualsiasi campo, che fatica a trovare personale: interpreti, start-upper, saldatori, liutai. 

Invia l’offerta

GIOVEDI – L’INGIUSTIZIA

Chiediamo di raccontare un’ingiustizia subita: un caso di malasanità, un problema in banca; ma anche un ristorante in cui si è mangiato male, o un ufficio pubblico in cui si è stati trattati peggio. Sarà garantito ovviamente il diritto di replica

Segnala il caso

VENERDI -L’AMORE

Chiediamo di raccontarci una storia d’amore, o di mandare attraverso il Corriere una lettera alla persona che amate. Non la posta del cuore; una finestra aperta sulla vita. 

Racconta la storia

SABATO -L’ADDIO

Vi proponiamo di fissare la memoria di una persona che per voi è stata fondamentale. Una figlia potrà raccontare un padre, un marito la moglie, un allievo il maestro. Ogni sabato scegliamo così il profilo di un italiano che ci ha lasciati. Ma li leggiamo tutti, e tutti ci arricchiranno. 

Invia la lettera

DOMENICA – LA STORIA

Ospitiamo il racconto di un lettore. Una storia vera o di fantasia. 

Invia il racconto

LA FOTO DEL LETTORE

Ogni giorno scegliamo un’immagine che vi ha fatto arrabbiare o vi ha emozionati. La testimonianza del degrado delle nostre città, o della loro bellezza.

Inviateci le vostre foto su Instagram all’account @corriere

, 2022-07-23 05:24:00,

Caro Aldo,

il caldo eccessivo e l’afa provocano conseguenze assai negative: aumento dei ricoveri dovuti alle alte temperature e conseguenti ingenti spese sanitarie, incremento dei consumi di energia per maggiore uso dei condizionatori, calo della produttività conseguente al peggiorato riposo notturno, scarsità delle riserve idriche, aumento dei prezzi ortofrutticoli causa siccità. Perché continuare a chiamare l’estate «bella stagione» e definire bel tempo questo clima che rende le giornate invivibili?

Mauro Luglio, Monfalcone

Caro Mauro,

In India dicono che «fa bel tempo» quando piove, rinfrescando così l’aria. Il problema è che in India piove di rado, e tutto insieme, durante i monsoni. In Europa, viceversa, la stagione calda dura tradizionalmente poco. L’Europa mediterranea ha ovviamente un clima più mite di quella atlantica, ma se lei ci riflette sono molti di più i mesi freddi o freschi rispetto a quelli caldi. Il problema è la siccità. Abbiamo avuto un inverno straordinariamente asciutto, e di conseguenza il livello dei fiumi e dei laghi è calato. Anche la primavera e, finora, l’estate hanno portato poche precipitazioni. Nello stesso tempo, l’ondata di calore non ha risparmiato Paesi dove l’estate durava pochi giorni; a Londra parecchi datori di lavoro hanno riconosciuto giornate di permesso ai loro dipendenti a causa della heatwave. Negare che il tempo stia cambiando rapidamente, e che l’effetto serra e quindi l’inquinamento causato dall’uomo sia la principale causa della rapidità di questo cambiamento, è ormai impossibile per una persona sana di mente e in buonafede. Sta a noi non soltanto prendere i provvedimenti necessari per rallentare il cambio climatico, ma anche adeguare le nostre vite alle nuove temperature e alle nuove siccità. Ne scriveva l’altro giorno Massimo Gramellini: che senso ha tenere aperti i negozi durante il solleone, e non piuttosto la sera, quando si rifiata e si esce più volentieri? In ogni caso, tra «odio l’estate» e «la bella estate», tra la canzone di Bruno Martino e il romanzo di Cesare Pavese, è da preferire sempre il secondo titolo.

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Storia

«Ho 13 anni, non amo selfie e cellulari, mi accetto così»

Sono una ragazza diversa dalle altre, me ne accorgo, non amo la tecnologia, non amo stare nei centri commerciali, non mi piacciono i balletti, non mi faccio i selfie allo specchio con il vestito, preferisco divertirmi in un parco, giocare a tennis con i miei amici, giocare con la palla. Ormai purtroppo la mia generazione è quella degli iPhone. Se non hai Instagram e se non hai l’iPhone non sei nessuno, non ti considerano. Ma io ormai ci sono abituata, non mi importa il giudizio degli altri. Se io preferisco andare a fare una passeggiata mentre so che delle mie amiche sono al centro commerciale a farsi i selfie, sto meglio io all’aria aperta con gli uccellini che cinguettano. Volevo soltanto dire a quelli come me di accettarsi come si è e non cambiare mai soltanto perché le nostre amiche sono fatte così, perché le persone che si credono al centro del mondo alla fine non sono nessuno, questo è quello che penso e che ho capito durante questi anni. Sono una ragazza «tranquilla» che non si fa tanti problemi. Non so come fare, ma vorrei invitare tutti a farsi una passeggiata qualche volta e stare all’ aria aperta senza il cellulare. Credo che per essere perfetti non bisogna avere l’iPhone o Instagram ma bisogna essere soltanto se stessi. Se le persone non ci cercano, allora è perché non pensano, non capiscono ma soprattutto non ragionano. Io ci tengo tantissimo a dire queste cose perché ho viste ragazze tristi perché non hanno l’iPhone e si sentono sfigate! Fatevi una passeggiata ogni giorno come faccio io nei parchi, sentire l’odore dei boschi, dei fiori fa dimenticare che esiste e abbiamo il cellulare.

Olivia S. R., 13 anni

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MARTEDI – IL CURRICULUM

Pubblichiamo la lettera con cui un giovane o un lavoratore già formato presenta le proprie competenze: le lingue straniere, l’innovazione tecnologica, il gusto del lavoro ben fatto, i mestieri d’arte; parlare cinese, inventare un’app, possedere una tecnica, suonare o aggiustare il violino

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Chiediamo di raccontarci una storia d’amore, o di mandare attraverso il Corriere una lettera alla persona che amate. Non la posta del cuore; una finestra aperta sulla vita. 

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SABATO -L’ADDIO

Vi proponiamo di fissare la memoria di una persona che per voi è stata fondamentale. Una figlia potrà raccontare un padre, un marito la moglie, un allievo il maestro. Ogni sabato scegliamo così il profilo di un italiano che ci ha lasciati. Ma li leggiamo tutti, e tutti ci arricchiranno. 

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Ospitiamo il racconto di un lettore. Una storia vera o di fantasia. 

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Ogni giorno scegliamo un’immagine che vi ha fatto arrabbiare o vi ha emozionati. La testimonianza del degrado delle nostre città, o della loro bellezza.

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, Aldo Cazzullo

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