Perché non si possono  intitolare aerei  a Italo Balbo

Perché non si possono  intitolare aerei  a Italo Balbo

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Caro Aldo,

il ministro della Difesa ha deciso di epurare il nome di Italo Balbo, cui era intitolato un velivolo dell’Aeronautica italiana. Balbo fu un gerarca fascista, però contrario all’alleanza con Hitler e l’unico a opporsi alle leggi razziali. Morì colpito da fuoco amico in Libia: un episodio mai chiarito. Infine, traversò per primo il mondo su un idrovolante, guadagnando merito e fama transnazionali: una storica personalità. Era il caso di punirla così?

Massimo Lodi

Caro Massimo,

Non è una punizione; è un provvedimento inevitabile, di cui in un Paese europeo moderno, dove si alternano la destra liberale e la sinistra riformista, non si dovrebbe neppure discutere. Italo Balbo fu un assassino plurimo. Non è un mio giudizio; è un fatto. Armato di mazza ferrata e di pistola, bastonò, uccise e fece uccidere persone inermi, spesso di estrazione operaia e contadina, che avevano l’unico torto di difendere opinioni politiche diverse dalle sue. Quando poi a Parma si trovò di fronte uomini armati, al comando di Guido Picelli, batté in ritirata. Fu il più duro e violento dei quadrumviri: quando a Perugia Cesare Maria De Vecchi, vistosi circondato dai militari, suggerì prudenza nella speranza che il re cambiasse idea sullo stato d’assedio — e la cambiò —, Balbo voleva sparare. Fu tra i responsabili di uno dei più odiosi delitti del fascismo, l’omicidio di don Giovanni Minzoni, nobile figura di sacerdote che prima di spirare perdonò i suoi assassini: anche questo lo possiamo scrivere senza tema di smentite, perché Balbo querelò chi lo sostenne all’epoca, Randolfo Pacciardi — Mussolini era già al potere —, e si vide dare torto da un magistrato coraggioso. Delle trasvolate oceaniche, gentile signor Lodi, non mi importa nulla. Trovo invece significativa, dal punto di vista storico, la sua opposizione alle leggi razziali. Balbo era di Ferrara, dove viveva un’antica comunità ebraica. Non fu l’unico; diciamo che fu tra i pochi (De Bono ad esempio chiese al Duce che venissero «discriminati», cioè non perseguitati, i reduci della Grande Guerra). Balbo non introdusse le leggi antisemite nella Libia di cui era governatore; impose però una norma che obbligava i commercianti a tenere aperti i negozi il sabato, pena la fustigazione. È vero pure che Balbo era contrario a entrare in guerra al fianco di Hitler, criminale genocida. Purtroppo non basta questo per renderlo una figura cui intitolare aerei o parchi, come vorrebbero fare a Orbetello.

LE ALTRE LETTERE DI OGGI

Storia

«Tragedia del Pirellone, il boato che mi fece fuggire»

L’incidente aereo che coinvolse il Pirellone: ricordo bene quel tragico avvenimento; all’epoca, nel 2002, lavoravo già da diversi anni presso il Consiglio regionale della Lombardia che allora aveva sede presso il vicino Palazzo ex-Siemens, antistante il Pirellone. Saranno state all’incirca le 17.30 (la precisione deriva dal fatto che a quell’ora solevo come sempre prendere un’immancabile tazza di tè) e mi trovavo nella Sala riunioni delle Commissioni consiliari. All’improvviso sentii un boato sordo provenire dall’esterno (pensando a un’esplosione dovuta forse a qualche fuga di gas o simili) seguito, a pochi secondi di distanza, da un boato molto più forte (ho realizzato poi che doveva trattarsi dell’esplosione dell’aereo conficcatosi all’interno del 26° piano del grattacielo). Dopo qualche minuto di comprensibile smarrimento, sentii la voce di un nostro Consigliere che gridava «presto, fuori tutti» e credo che proprio tutti pensassero allora all’ipotesi di un attentato terroristico stile 11 settembre 2001 a New York. Fuori, per strada il caos: traffico impazzito, sirene, detriti ovunque; ricordo soprattutto una pioggia di carte e di fogli che veleggiavano ovunque quasi fossero falde di una nevicata fuori stagione… Prima di un faticoso rientro a casa in auto (la circolazione era in tilt), raccolsi sul marciapiede alcuni frammenti di vetro delle finestre del Pirellone andate in frantumi, che ancora conservo… a futura memoria.

Aldo Righetti Milano

INVIATECI LE VOSTRE LETTERE

Vi proponiamo di mettere in comune esperienze e riflessioni. Condividere uno spazio in cui discutere senza che sia necessario alzare la voce per essere ascoltati. Continuare ad approfondire le grandi questioni del nostro tempo, e contaminarle con la vita. Raccontare come la storia e la cronaca incidano sulla nostra quotidianità. Ditelo al Corriere.

MARTEDI – IL CURRICULUM

Pubblichiamo la lettera con cui un giovane o un lavoratore già formato presenta le proprie competenze: le lingue straniere, l’innovazione tecnologica, il gusto del lavoro ben fatto, i mestieri d’arte; parlare cinese, inventare un’app, possedere una tecnica, suonare o aggiustare il violino

Invia il CV

MERCOLEDI – L’OFFERTA DI LAVORO

Diamo spazio a un’azienda, di qualsiasi campo, che fatica a trovare personale: interpreti, start-upper, saldatori, liutai. 

Invia l’offerta

GIOVEDI – L’INGIUSTIZIA

Chiediamo di raccontare un’ingiustizia subita: un caso di malasanità, un problema in banca; ma anche un ristorante in cui si è mangiato male, o un ufficio pubblico in cui si è stati trattati peggio. Sarà garantito ovviamente il diritto di replica

Segnala il caso

VENERDI -L’AMORE

Chiediamo di raccontarci una storia d’amore, o di mandare attraverso il Corriere una lettera alla persona che amate. Non la posta del cuore; una finestra aperta sulla vita. 

Racconta la storia

SABATO -L’ADDIO

Vi proponiamo di fissare la memoria di una persona che per voi è stata fondamentale. Una figlia potrà raccontare un padre, un marito la moglie, un allievo il maestro. Ogni sabato scegliamo così il profilo di un italiano che ci ha lasciati. Ma li leggiamo tutti, e tutti ci arricchiranno. 

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DOMENICA – LA STORIA

Ospitiamo il racconto di un lettore. Una storia vera o di fantasia. 

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LA FOTO DEL LETTORE

Ogni giorno scegliamo un’immagine che vi ha fatto arrabbiare o vi ha emozionati. La testimonianza del degrado delle nostre città, o della loro bellezza.

Inviateci le vostre foto su Instagram all’account @corriere

, 2022-04-04 21:16:00,

Caro Aldo,

il ministro della Difesa ha deciso di epurare il nome di Italo Balbo, cui era intitolato un velivolo dell’Aeronautica italiana. Balbo fu un gerarca fascista, però contrario all’alleanza con Hitler e l’unico a opporsi alle leggi razziali. Morì colpito da fuoco amico in Libia: un episodio mai chiarito. Infine, traversò per primo il mondo su un idrovolante, guadagnando merito e fama transnazionali: una storica personalità. Era il caso di punirla così?

Massimo Lodi

Caro Massimo,

Non è una punizione; è un provvedimento inevitabile, di cui in un Paese europeo moderno, dove si alternano la destra liberale e la sinistra riformista, non si dovrebbe neppure discutere. Italo Balbo fu un assassino plurimo. Non è un mio giudizio; è un fatto. Armato di mazza ferrata e di pistola, bastonò, uccise e fece uccidere persone inermi, spesso di estrazione operaia e contadina, che avevano l’unico torto di difendere opinioni politiche diverse dalle sue. Quando poi a Parma si trovò di fronte uomini armati, al comando di Guido Picelli, batté in ritirata. Fu il più duro e violento dei quadrumviri: quando a Perugia Cesare Maria De Vecchi, vistosi circondato dai militari, suggerì prudenza nella speranza che il re cambiasse idea sullo stato d’assedio — e la cambiò —, Balbo voleva sparare. Fu tra i responsabili di uno dei più odiosi delitti del fascismo, l’omicidio di don Giovanni Minzoni, nobile figura di sacerdote che prima di spirare perdonò i suoi assassini: anche questo lo possiamo scrivere senza tema di smentite, perché Balbo querelò chi lo sostenne all’epoca, Randolfo Pacciardi — Mussolini era già al potere —, e si vide dare torto da un magistrato coraggioso. Delle trasvolate oceaniche, gentile signor Lodi, non mi importa nulla. Trovo invece significativa, dal punto di vista storico, la sua opposizione alle leggi razziali. Balbo era di Ferrara, dove viveva un’antica comunità ebraica. Non fu l’unico; diciamo che fu tra i pochi (De Bono ad esempio chiese al Duce che venissero «discriminati», cioè non perseguitati, i reduci della Grande Guerra). Balbo non introdusse le leggi antisemite nella Libia di cui era governatore; impose però una norma che obbligava i commercianti a tenere aperti i negozi il sabato, pena la fustigazione. È vero pure che Balbo era contrario a entrare in guerra al fianco di Hitler, criminale genocida. Purtroppo non basta questo per renderlo una figura cui intitolare aerei o parchi, come vorrebbero fare a Orbetello.

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«Tragedia del Pirellone, il boato che mi fece fuggire»

L’incidente aereo che coinvolse il Pirellone: ricordo bene quel tragico avvenimento; all’epoca, nel 2002, lavoravo già da diversi anni presso il Consiglio regionale della Lombardia che allora aveva sede presso il vicino Palazzo ex-Siemens, antistante il Pirellone. Saranno state all’incirca le 17.30 (la precisione deriva dal fatto che a quell’ora solevo come sempre prendere un’immancabile tazza di tè) e mi trovavo nella Sala riunioni delle Commissioni consiliari. All’improvviso sentii un boato sordo provenire dall’esterno (pensando a un’esplosione dovuta forse a qualche fuga di gas o simili) seguito, a pochi secondi di distanza, da un boato molto più forte (ho realizzato poi che doveva trattarsi dell’esplosione dell’aereo conficcatosi all’interno del 26° piano del grattacielo). Dopo qualche minuto di comprensibile smarrimento, sentii la voce di un nostro Consigliere che gridava «presto, fuori tutti» e credo che proprio tutti pensassero allora all’ipotesi di un attentato terroristico stile 11 settembre 2001 a New York. Fuori, per strada il caos: traffico impazzito, sirene, detriti ovunque; ricordo soprattutto una pioggia di carte e di fogli che veleggiavano ovunque quasi fossero falde di una nevicata fuori stagione… Prima di un faticoso rientro a casa in auto (la circolazione era in tilt), raccolsi sul marciapiede alcuni frammenti di vetro delle finestre del Pirellone andate in frantumi, che ancora conservo… a futura memoria.

Aldo Righetti Milano

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, Aldo Cazzullo

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