di Fabrizio Peronaci
Cacciatori in azione nella riserva dell’Insugherata e nel parco di Veio. Animalisti in rivolta: «Perché uccidere un cinghiale affamato e non restituirlo al suo habitat?» Proteste anche tra gli allevatori
«L’hanno ammazzato di notte, nel sonno. L’unica sua colpa era girovagare nel parco di Castel Sant’Angelo in cerca di cibo…» Mentre gli animalisti esprimono rabbia e cordoglio per la fine fatta dal cinghiale catturato due sere nei giardini di Castel Sant’Angelo (mai un ungulato si era avventurato tanto nel centro di Roma), parte oggi la campagna ufficiale di abbattimenti. Gabbie da decine di posti, cacciatori in azione (arruolati dalla Regione Lazio), pattuglie della polizia locale di guardia all’esterno dei parchi.E, come principale bersaglio, i cuccioli fino a 12 mesi e le femmine di cinghiale. Il piano contro la peste suina varato dal ministero della Salute fa il suo esordio nella riserva dell’Insugherata e nel parco di Veio e prevede l’abbattimento di circa 50 mila cinghiali. Si ipotizzano oltre mille uccisioni al giorno, anche se non sarà facile. Alle quale aggiungere quelle di moltissimi maiali (non malati, allevati in aziende vicine a quelle colpite dalla peste), che stanno facendo infuriare gli allevatori.
Davanti a tale strage motivata da serie ragioni igienico-sanitarie, tuttavia, c’è in particolare un quadrupede che in queste ore alimenta sentimenti di fratellanza tra gli animalisti: si tratta di «Angelo», il cinghiale così ribattezzato perché avvistato nei pressi di uno dei monumenti più famosi al mondo, sotto Castel Sant’Angelo. A nome di molti è stato Daniele Diaco, consigliere capitolino M5s e vicepresidente della commissione Ambiente, a rivolgergli parole affettuose alla memoria. «L’hanno ammazzato di notte, nel sonno. L’unica colpa di quel cinghiale era girovagare nel parco di Castel Sant’Angelo. Un animale innocuo in cerca di cibo, che poteva essere narcotizzato e riportato nel suo habitat naturale. Invece questa Amministrazione, nello sconcerto generale, ha deciso di ucciderlo». L’esponente Cinquestelle parla di «mattanza» e attacca: «Un gesto senza senso, eseguito con la connivenza della Regione, che dimostra ancora una volta quanto Gualtieri e i suoi siano disinteressati al benessere animale. Ma noi abbiamo seguito la vicenda insieme alle associazioni animaliste e siamo sicuri che non passerà sotto silenzio» L’abbattimento degli ungulati avviene secondo questa procedura: prima la telenarcosi, sul terreno, da parte della polizia provinciale; poi l’animale viene caricato e portato via; infine viene addormentato dalla Asl con iniezione letale, caricato su un camioncino pieno di carcasse e incenerito presso il centro carni.
Proteste analoghe stanno crescendo d’intensità anche tra gli allevatori di maiali. Federico Tosi, titolare di una azienda agricole nata ai primi del Novecento all’interno della Riserva Naturale dell’Insugherata, ha denunciato «l’irruzione» della Asl finalizzata alla soppressione di 44 maiali, di cui 15 appena nati. «Li hanno uccisi senza pietà, sotto i miei occhi. Gli animali erano tutti sani». L’abbattimento è stato motivato dal fatto che in una delle aziende attigue, a 3 chilometri di distanza, erano stati trovati due esemplari positivi alla peste suina e quindi tutta l’area è diventata «zona rossa». Identica denuncia viene dal vicepresidente della Coldiretti Rieti, Alan Risolo. In via del Prato della Corte, zona La Storta, è programmato l’abbattimento di 800 maiali sani e annunciato un sit-in di protesta, concluso dalla diffusione di un video-choc girato attorno all’area interessata. (fperonaci@rcs.it)
17 giugno 2022 (modifica il 17 giugno 2022 | 14:24)
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, 2022-06-17 12:25:00, Cacciatori in azione nella riserva dell’Insugherata e nel parco di Veio. Animalisti in rivolta: «Perché uccidere un cinghiale affamato e non restituirlo al suo habitat?» Proteste anche tra gli allevatori, Fabrizio Peronaci