Il cancelliere Olaf Scholz, la Commissaria per le migrazioni, i rifugiati e l’integrazione Reem Alabali-Radovan (a sinistra) e la ministra dell’Interno Nancy Faeser (a destra). Dietro di loro la scritta: «Germania, terra di immigrazione» (Ap)
BERLINO — «Il nostro scopo è fare della Germania il Paese d’immigrazione più moderno in Europa», dice Hubertus Heil, ministro del Lavoro tedesco.
La bozza di legge del governo federale per aprire il mercato del lavoro agli extracomunitari è già pronta. Nel 2023 dovrebbe essere approvata dal Bundestag e potrebbe avere risultati visibili già dal 2025.
In Germania manca la manodopera qualificata: la Camera di Commercio tedesca parla di un «buco» da 260 mila persone l’anno, ma l’Agenzia Federale del Lavoro stima che i posti non coperti siano addirittura 400 mila.
Davanti a questo crescente deficit demografico, aggravato dal grande numero di baby boomer (la generazione nata tra il 1950 e il 1964) che vanno in pensione, si trovano anche gli altri Paesi europei, con cui la Germania compete nella ricerca dei «best and brightest», i migliori e i più intelligenti.
«Dobbiamo veramente volere l’immigrazione della manodopera qualificata, perché l’arrivo del personale giusto assicurerà il benessere della Germania», spiega Heil, membro della Spd, aggiungendo che si tratta di una riforma dovuta da tempo, perché in coalizione con la Cdu nei governi di Angela Merkel un passo del genere era impensabile.
Il piano di Heil prevede l’apertura del mercato del lavoro tedesco agli extracomunitari, offrendo loro un permesso di soggiorno se sono in grado di provare una formazione professionale (anche se non sarà obbligatorio un certificato formale) e un’esperienza lavorativa di almeno due anni.
La conoscenza della lingua tedesca, una frequenza o un collegamento di amicizia o di parentela con la Germania e la giovane età, saranno considerati elementi di vantaggio per i candidati.
I quali non dovranno più avere già in tasca un contratto di lavoro, che potrà invece essere concesso da un’azienda soltanto dopo che nessun tedesco abbia risposto alla chiamata.
In ogni caso, l’immigrato assunto non potrà avere un salario superiore a quello dei suoi colleghi tedeschi.
Le ambasciate tedesche all’estero e gli uffici immigrazione in Germania diventeranno «Welcome Center», che in modo non burocratico dovrebbero rendere più facile l’immigrazione con visti veloci.
La Camera di Commercio insiste tuttavia che la legge dovrebbe in realtà aprire il mercato del lavoro anche alle persone non qualificate, che si dichiarano pronte a seguire corsi di formazione professionale dopo l’arrivo in Germania. Inoltre, chiede che venga abolito il tetto salariale rispetto agli occupati tedeschi, in quanto discriminatorio.
Corollario del piano sarà anche la riforma del diritto di cittadinanza, recentemente presentata dalla ministra dell’Interno, Nancy Faeser, che vuole offrire la cittadinanza tedesca dopo 5 anni di residenza agli immigrati che non dipendono da sussidi statali (ora sono richiesti 8 anni) per intensificare il senso di appartenenza al Paese e raggiungere una migliore integrazione. Un’agevolazione, cioè la concessione della cittadinanza anche senza la conoscenza della lingua, verrebbe introdotta per i migranti arrivati negli anni Sessanta e Settanta, meglio conosciuti come Gastarbeiter, che, parole della ministra, «hanno fatto molto per il benessere della Germania e ai quali non è mai stato concesso un vero programma di integrazione».
L’opposizione cristiano-democratica, ma anche alcuni parlamentari della Fdp, partito che pure fa parte della maggioranza di governo, attaccano ad alzo zero il progetto, anticipando oscuri scenari di migrazioni di massa nel sistema sociale e mettendo in guardia da una «dolce vita» garantita dalla cosiddetta «amaca sociale». In realtà, lo stesso capo della Cdu, Friedrich Merz, non ha più potuto negare la carenza di personale qualificato e ha annunciato di essere aperto all’esame delle proposte.
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, 2022-12-01 12:29:00, In Germania manca la manodopera qualificata: così il nuovo governo ha preparato un piano per far arrivare «il personale giusto» in grado di «assicurare il benessere del Paese: a chi prova di avere una formazione professionale sarà dato un permesso di soggiorno, e le ambasciate tedesche diventeranno dei «welcome center», Cristina Ciszek e Paolo Valentino