Il Piano Nazionale Scuola Digitale, che mira a fornire connettività a banda larga a tutti gli edifici scolastici, riscontra ritardi in alcune regioni e mancanza di chiarezza riguardo ai risultati attesi dalle misure finanziate dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).
Queste sono alcune delle criticità emerse dalla relazione della Corte dei Conti dell’UE riguardo allo stato della transizione digitale dell’istruzione scolastica in Italia. In particolare, la Corte dei Conti Europea evidenzia progressi ma sottolinea che la riforma dell’istruzione, volta a potenziare l’offerta dei servizi, non specifica obiettivi e traguardi definiti.
I ritardi riscontrati potrebbero compromettere il raggiungimento dell’obiettivo di una connessione a un gigabit entro il 2025 sul territorio italiano. Il rapporto indica che i fattori principali alla base di tali ritardi sono la bassa velocità di connettività e l’inadeguatezza delle reti presenti in molte strutture scolastiche italiane, rendendo difficile per molte scuole utilizzare le attrezzature finanziate dal Piano dell’UE, come piattaforme didattiche e applicazioni cloud.
Il report della Corte dei Conti contraddice la maggior parte delle scuole stesse (79%), che affermano di avere una strategia formale per utilizzare le nuove tecnologie digitali a fini didattici.
Inoltre, i revisori dei conti ritengono che l’Italia sia l’unico Paese tra quelli analizzati (Germania, Austria, Polonia, Grecia, Croazia) a fare riferimento a un piano d’azione concreto per la digitalizzazione della scuola nel periodo 2014-2020. Pertanto, in Italia i ritardi strutturali e nelle infrastrutture, come la diffusione della banda larga, hanno finora impedito a molte scuole di poter utilizzare al meglio le apparecchiature finanziate dal PNRR.
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