napoli
Mezzogiorno, 10 marzo 2022 – 10:00
Le linee di indirizzo consegnate al sindaco dalla commissione consiliare
di Paolo Cuozzo
La scala di interventi stabiliti per approntare il «Piano culturale 2022-2026», che lunedì prossimo il sindaco Manfredi presenterà al teatro Mercadante — avviando una fase di ascolto della città — terrà conto delle dieci proposte arrivate dalla Commissione Cultura del Consiglio comunale, consegnate all’ex rettore due giorni fa. Eccoli, quindi, i punti che l’organismo istituzionale presieduto da Luigi Carbone ha illustrato al primo cittadino. Si comincia dalla «programmazione anticipata come strumento per orientare la filiera, permettere una adeguata risposta degli stakeholder, e pianificare azioni di destagionalizzazione della proposta culturale; una strategia adeguata di promozione e comunicazione». Un punto, questo, che si collega immediatamente all’«internazionalizzazione del sistema culturale» e all’«adeguamento del sistema infrastrutturale — digitale e non — a servizio della vocazione culturale della città, come info-point, portale web e app, segnaletica, servizi igienici, taxi collettivi». E ancora: per il Consiglio comunale è necessaria «una politica di ricognizione e rifunzionalizzazione degli spazi esistenti e di creazione di nuovi, disseminando a tutto il territorio cittadino le opportunità offerte dall’industria creativa, promuovendo le aree periferiche affinché diventino punti di riferimento della scena culturale cittadina e poli di produzione delle industrie creative, battendo sulle vocazioni che sono proprie delle identità territoriali per rafforzare le reti sociali e i processi di rigenerazione urbana» ed anche «la ridefinizione delle vocazioni dei siti culturali, così da offrire alle attività culturali della città luoghi con identità e missioni ben definite e riconoscibili». Fondamentale poi «la collaborazione come meccanismo privilegiato nella progettazione e nella realizzazione di attività culturali da condurre con stakeholder, operatori culturali, imprese delle industrie creative» con uno «sguardo esteso alla Città metropolitana, con l’obiettivo di rendere armoniche e integrate le politiche culturali di un territorio denso di aree di notevole interesse paesaggistico, ambientale e storico (si vedano le opportunità offerte da occasioni come Procida capitale della cultura)».
Necessario, poi, «l’arricchimento della rappresentazione della città, dando — si legge nel documento — dignità alle molteplici possibilità di offerta, oltre quella classica: Napoli come capitale scientifica, come città aperta al turismo convegnistico e congressuale, anche mediante la rifunzionalizzazione della Mostra d’Oltremare, aperta al turismo lento e sentieristico, a quello esperienziale». Infine, ma no certamente ultimo punto per importanza, occorre, per il consiglio, «lo studio di modelli di gestione incoraggiando le forme di collaborazione fra il pubblico, il privato e il Terzo settore e promuovendo nuove forme di imprenditorialità nel campo culturale». Concetti che Manfredi, accompagnato dal suo consigliere per la Cultura, Stefano Consiglio — che coordina una cabina di regia «esterna» al Municipio, composta da personalità del mondo culturale — ha recepito e che sarà integrata in quella che, almeno fino al 14, sarà più che altro una cornice, un contenitore da riempire poi di contenuti. «Napoli èmille culure: le racchiudeva così Pino Daniele le tante sfaccettature della città, con questa frase che ancora oggi esprime meglio di qualsiasi altro tentativo la sua complessità», scrive la commissione cultura nella premessa delle sue «linee di indirizzo» ritenuto «centrali in questa opera di rilancio della politica culturale della città di Napoli». «Governare un processo e non subirlo — è riportato nel Piano che il presidente Carbone ha consegnato a Manfredi — però, impone di percorrere un filone narrativo per offrire al mondo l’idea di Napoli che vogliamo valorizzare: per promuovere la città bisogna saperla raccontare».
Nella bozza di lavoro del Piano che il sindaco consoliderà dal 14 marzo in avanti, si parla quindi di «strategia territoriale integrata che preveda azioni comuni e condivisione di modelli virtuosi, insieme con Napoli il sistema dei Campi Flegrei, la penisola sorrentina, il comprensorio Camaldoli-Agnano-Astroni, le isole del golfo, il Vesuvio, la Foce del Volturno e la costa di Licola. Dai siti archeologici (anche quelli subacquei) ai siti reali borbonici, dalle feste popolari alle processioni, dai festival musicali alle produzioni teatrali, dalle biblioteche agli archivi, l’area metropolitana di Napoli può diventare in questa visione integrata una risorsa fondamentale per allargare il bacino di utenti che fruiscono delle attività culturali e rafforzare il valore delle azioni messe in campo».
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10 marzo 2022 | 10:00
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