di Alessandro Vinci
È accaduto a Santa Croce sull’Arno. L’osso appartiene a un uro, antenato dei moderni buoi estintosi 400 anni fa, e verrà sottoposto a ulteriori analisi
Non sono certo paleontologi, Lucas Snirer, Fadil Zela e Ledio Maloku. D’altronde frequentano appena la prima media all’Istituto Banti di Santa Croce sull’Arno, in provincia di Pisa. Eppure anche ai loro giovanissimi occhi quello strano osso con tanto di denti sembrava proprio provenire da un passato lontano. Lo avevano trovato nel pomeriggio dello scorso 13 gennaio mentre giocavano insieme vicino all’argine del fiume. Incuriositi, avevano quindi deciso di portarlo a casa per saperne di più. Ebbene, la conferma che si trattasse davvero di un reperto antico è giunta nelle scorse settimane sia dall’archeologo Riccardo Chessa che dalla funzionaria della Soprintendenza di Pisa Ilaria Benetti. Secondo entrambi, infatti, quella in cui i tre ragazzini si sono casualmente imbattuti sarebbe nientemeno che la mandibola di un uro (antenato dei moderni buoi estintosi nel 1627, nome scientifico: «Bos primigenius») vissuto all’incirca 20 mila anni fa.
Un quotidiano dedicato
Facile immaginare l’entusiasmo di Lucas, Fadil e Ledio nell’apprendere della rilevanza della loro scoperta. Una notizia che meritava di essere raccontata. Per questo i loro insegnanti Claudia Trevissoi (Arte), Martina Pizzi (Lettere) e Antonio Gambatesa (Lettere) hanno pensato di coinvolgere l’intera classe nella stesura di alcuni articoli completi di foto che dessero conto del ritrovamento. Ne è nato il Giornale della Mandibola, un simil-quotidiano presentato giovedì mattina alla biblioteca comunale Santa Croce alla presenza della sindaca Giulia Deidda e dell’assessora alla scuola Elisa Bertelli, e che lì resterà a disposizione della cittadinanza. La mandibola invece è stata trasferita nei magazzini della Soprintendenza di Pisa, dove verrà sottoposta a ulteriori analisi e comparazioni con altri resti fossili trovati lungo la valle dell’Arno.
I complimenti della sindaca
«Da una prima occhiata, quando ancora il reperto era nel sacchetto – ha raccontato Chessa in videocollegamento con la biblioteca –, mi sembrava qualcosa di recente. Poi ho guardato meglio e mi sono dovuto ricredere». Nello specifico, l’ipotesi principale è che l’osso fosse finito nel punto in cui è stato rinvenuto a seguito di un’operazione di riempimento del greto del fiume con terra di riporto. Ma se ne saprà di più una volta concluse le analisi. Intanto a raccontare la vicenda è stata anche la stessa sindaca Deidda, che su Facebook ha definito il Giornale della Mandibola «una bella esperienza che la classe ha vissuto in prima persona trasformando un’occasione di vita quotidiana in uno spunto di studio e crescita civica». E chissà che per Lucas, Fadil e Ledio tutto ciò non possa rappresentare l’inizio di una fortunata carriera nel settore.
27 maggio 2022 (modifica il 27 maggio 2022 | 21:17)
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, 2022-05-27 19:19:00, È accaduto a Santa Croce sull’Arno. L’osso appartiene a un uro, antenato dei moderni buoi estintosi 400 anni fa, e verrà sottoposto a ulteriori analisi, Alessandro Vinci