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ChatGPT-4, l’ultimo prodotto della OpenAI, ora spaventa il suo stesso creatore, Sam Altman, che in un colloquio con la giornalista Kara Swisher – citato da Massimo Gaggi in articolo pubblicato lo scorso 30 marzo sul Corriere della Sera, intitolato “Perché Musk ora ha paura dell’intelligenza artificiale” – difende gli aspetti positivi del suo modello di LLM (Large Language Model) ma riconosce che da un suo uso non corretto possono derivare anche “minacce come attacchi alla sicurezza informatica, disinformazione e altre cose che possono destabilizzare la società”.
Minacce talmente incombenti da aver indotto il Garante italiano della Privacy a disporre venerdì scorso 31 marzo, con effetto immediato, la limitazione provvisoria del trattamento dei dati degli utenti italiani da parte di OpenAI, con la motivazione che manca una base giuridica che giustifichi la raccolta e il trattamento di dati personali, e che non venga controllata l’età degli utenti, esponendo i minori a interazioni per loro pericolose. Ora OpenAI dovrà comunicare entro 20 giorni le misure intraprese in attuazione di quanto richiesto dal Garante italiano, pena una sanzione fino a 20 milioni di euro o fino al 4% del fatturato globale annuo.
Stupisce e un po’ inquieta, per la verità, il fatto che una decisione di questa portata non sia stata presa a livello almeno europeo, ma non c’è dubbio che l’iniziativa per ora isolata del Garante italiano vada incontro a preoccupazioni diffuse su scala internazionale, delle quali si sono fatti interpreti negli USA e non solo, nell’ultima settimana, protagonisti di primo piano dell’innovazione digitale come Elon Musk, cofondatore di OpenAI, e Bill Gates, creatore e demiurgo di Microsoft, insieme a molti studiosi e ricercatori.
Come è sempre avvenuto in passato, in presenza di grandi svolte tecnologiche, il confronto tra innovatori e conservatori anche questa volta è destinato a farsi aspro, con punte estreme di ottimismo utopistico e di pessimismo catastrofistico. Studiosi come Luciano Floridi, d’altra parte, segnalano da tempo la rilevanza della dimensione etica nell’uso delle tecnologie digitali, un problema da affrontare a livello europeo, e possibilmente mondiale. Ci auguriamo che ciò possa avvenire, pur nell’attuale contesto internazionale così denso di ombre di guerra, e che quello attuale sia solo un pit stop nello sviluppo dell’Intelligenza Artificiale: un impiego socialmente positivo e costruttivo delle tecnologie, all’interno quindi di regole condivise e soggette a controlli, è nell’interesse di tutti.
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