La scrittrice Dacia Maraini, in un editoriale apparso sul Corriere della Sera, ritorna sull’argomento dell’istruzione e in particolare sul futuro della scuola.
Per la scrittrice “la scuola è un luogo di formazione. L’idea scellerata di trasformare un luogo etico in un luogo di produzione industriale non può che creare equivoci e ingiustizie. Ma l’aria che tira è quella. Non è un caso che il preside che si occupava di libri e di novità didattiche sia stato trasformato in un dirigente che si deve occupare di faccende amministrative”.
E ancora: “La scuola non produce ma forma e quindi gli investimenti avranno una finalità a lungo termine. E ciò vuol dire che se una scuola riduce il numero dei suoi allievi, non va chiusa, ma mantenuta per la salvezza di quel territorio. Non si può risparmiare sulla scuola. Ci vogliono più insegnanti, e pagati meglio, ci vogliono aule decenti, e soprattutto classi con pochi allievi, al massimo quindici”.
Poi aggiunge: “La scuola deve tornare alla sua funzione etica e deve anche rendersi conto che i metodi di insegnamento sono cambiati. È la routine burocratica che ammazza gli ingegni e crea svogliatezza. Fra l’altro, mentre in famiglia si vive lontani da un concetto di democrazia per le troppe dinamiche emotive e psicologiche, la scuola è un magnifico luogo di pratica della democrazia, ovvero di un apprendimento fra pari. Certamente ci sono e ci saranno sempre i bulli e i nullafacenti, i maleducati per carenze familiari, ma posso garantire, perché lo vivo tutti i giorni, che la scuola è molto meglio di quello che si racconta, per merito soprattutto di insegnanti intelligenti, preparati e generosi, che mettono in gioco se stessi e riescono a creare un vero e proficuo rapporto con i loro studenti”.
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