di Vera Martinella
Incrementare la presenza di piante capaci di assorbire almeno parte degli inquinanti è uno degli interventi meno «difficili» per arginare, almeno in parte, le minacce che il cambiamento climatico sta portando (e porterà sempre di più) alla nostra salute
Un numero, su tutti, rende bene l’idea: l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) prevede che a partire dal 2030 ogni anno 250mila persone al mondo moriranno per malattie scatenate dalle conseguenza della distruzione del nostro «sistema meteorologico». Ondate di calore, incendi, desertificazione, tempeste, uragani, inondazioni sono l’esito più noto ed evidente delle trasformazioni, insieme all’inquinamento atmosferico al quale si devono, secondo l’Oms, 7 milioni di morti premature ogni anno. La situazione è catastrofica, nei Paesi più sviluppati e in quelli più poveri, come emerge dalle relazioni presentate nei giorni scorsi durane il convegno RespiraMi, che ha visto riuniti a Milano alcuni dei maggiori esperti internazionali, organizzato dalla Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico e dalla Fondazione Internazionale Menarini.
Aria irrespirabile anche in estate
«La cattiva qualità dell’aria che respiriamo è responsabile di crisi asmatiche, insufficienza respiratoria, bronchiti e polmoniti, aumento dei casi di bronchiolite nei bambini e delle probabilità di ammalarsi di fibrosi polmonare e cancro, ai polmoni e non solo (si stima che il 5 tumori su 100 siano dovuti all’ambiente in cui viviamo, ovvero circa 15mila nuove diagnosi ogni anno in Italia)» spiega Sergio Harari, responsabile di Medicina interna e Pneumologia all’Ospedale San Giuseppe Multimedica di Milano e professore di Medicina interna alla Statale, fra gli organizzatori del convegno. Ma l’elenco dei danni per la salute, diretti e indiretti, collegati ai cambiamenti climatici è lunghissimo e comprende, per esempio, una serie di malattie infettive che hanno origine da insetti (come Zika o Chikungunya), approdati molto lontano dalle loro zone d’origine, oppure lo stress termico, che miete molte vittime soprattutto nelle città, fra gli anziani e fra chi già soffre di diabete, patologie cardiovascolari o renali croniche. «Anche in estate — continua Harari —: con il caldo le concentrazioni di ozono, associate a altri inquinanti, rendono l’aria cittadina irrespirabile d’estate quasi quanto d’inverno. Le polveri sottili agevolano il trasporto a distanza e la penetrazione nelle vie aeree dei pollini. Così con la bella stagione sale il numero dei ricoveri ospedalieri per bronchiti croniche, polmoniti, crisi asmatiche e allergie respiratorie, soprattutto nella fasce più a rischio: bambini, anziani e malati cronici».
Non solo danni ai polmoni
Questi sono però i danni più noti dell’inquinamento, ai quali vanno aggiunti quelli che coinvolgono altri organi, a partire da cuore e vasi. Diversi studi hanno ormai dimostrato come lo smog interferisca sulla salute aumentando infarti, ischemie miocardiche, aritmie cardiache, trombosi venose e arteriose, diabete. «Meno noti, ma altrettanto allarmanti, sono i dati che arrivano da un numero crescente di ricerche che riguardano le persone più fragili — sottolinea Francesco Forastiere, dell’Environmental Research Group all’Imperial College di Londra, fra i responsabili del convegno milanese —: neonati, donne incinte, persone anziane. L’inquinamento atmosferico ha un impatto importante sulle malattie neurodegenerative come Parkinson, demenza e Alzheimer. Le evidenze raccolte sono sempre più consistenti: le polveri sottili aumentano le probabilità di ammalarsi (e peggiorano) i disturbi mentali e l’esposizione protratta a elevati livelli di ozono, monossido di carbonio e polveri sottili Pm2,5 in gestazione si associa a un ridotto peso alla nascita del neonato». Un altro aspetto poco conosciuto, ma che preoccupa molto gli esperti, è l’impatto delle polveri sottili sullo sviluppo cognitivo dei bambini, oltre alla quantità crescente di prove che dimostrano una relazione tra inquinamento e autismo. «Certo è che l’Unione Europea sta rivedendo la legislazione sulla qualità dell’aria e presto dovremo fare i conti con leggi molto più restrittive, come indicato dalle nuove linee guida dell’Oms» aggiunge Forastiere.
Verde pubblico e domestico
Altre possibili soluzioni? Il verde pubblico e le piante ornamentali, soprattutto nelle aree urbane più inquinate, possono aiutare a ridurre l’inquinamento esterno e indoor. «Tra i tanti benefici del verde sulla salute (meno ansia, più attività fisica, pressione arteriosa più bassa) c’è anche quello di assorbire non solo i gas serra (anidride carbonica, metano), ma anche polveri sottili e biossido di azoto — chiarisce Pier Mannuccio Mannucci, ricercatore del Policlinico di Milano, anche lui fra i coordinatori di RespiraMI —. Hanno realizzato i benefici non solo per la sua lunga tradizione il Giappone (forest bathing), ma anche i due Paesi più inquinati del mondo: infatti, sia l’India che la Cina stanno affrontando questo loro gigantesco problema anche attraverso un piano per aumentare di un terzo le superfici dei loro territori occupati da boschi e foreste. Un altro solido aspetto benefico del verde è rappresentato dalla durata della vita in salute». A tal proposito, uno studio condotto a Boston su un grande numero di donne ha dimostrato che l’aspettativa di vita di quelle che vivono in aree ricche di piante è ben maggiore di quella di chi abita in posti con pochi alberi. E poi c’è l’European Green Deal (il Patto verde europeo), approvato nel 2019 dalla Commissione Europea e finanziato con 100 miliardi di euro annui, che si propone di evitare le emissioni di ogni gas serra entro il 2050. «Una delle strategie per tale scopo e per il recupero della biodiversità è quella di incrementare il loro assorbimento attraverso il mantenimento e potenziamento del patrimonio europeo di boschi e foreste» conclude Mannucci.
8 luglio 2022 (modifica il 8 luglio 2022 | 14:15)
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, 2022-07-08 12:16:00, Incrementare la presenza di piante capaci di assorbire almeno parte degli inquinanti è uno degli interventi meno «difficili» per arginare, almeno in parte, le minacce che il cambiamento climatico sta portando (e porterà sempre di più) alla nostra salute, Vera Martinella