Qui si tratta di un furto, inutile girarci intorno. Il problema caso mai la refurtiva, perch una cosa un oggetto che puoi toccare, descrivere, valutare. Un’altra sono le idee, le creazioni artistiche, che per loro stessa natura corrono dall’uno all’altro, vengono scimmiottate, citate, e qualche volta copiate: questo un plagio.
Una lunga storia. Plagio deriva dal latino tardo plagium, a sua volta erede del greco πλάγιον sotterfugio, neutro sostantivato dell’aggettivo πλάγιος obliquo. E gi in queste origini possiamo vedere l’abilit di una sottrazione illecita. Ma perfino l’Accademia della Crusca ha ammesso che l’etimologia non ci aiuta a ricostruire la storia di questa affascinante parola ed andata a ricostruire come veniva utilizzata dalle fonti latine.
E qui arriviamo agli schiavi. La linguista Raffaella Setti, nel 2009, ha ricostruito la storia dello sdoppiamento di significato del termine plagium attraverso il suo derivato plagiarius: plagiarius era infatti “colui che si impossessava di schiavi altrui o che tratteneva in schiavit un uomo libero”. In un passo dello scrittore latino Marziale l’aggettivo plagiarius riferito a un poetastro che andava in giro recitando versi di Marziale come se fossero suoi. L’intento di Marziale era quello di appellarlo in modo generico come “ladro”, ma questo uso metaforico “occasionale” ha avuto seguito perch all’inizio del ‘500 il Calepino, autore di uno dei primi vocabolari latini del Rinascimento, registrava i due significati di plagiarius, quello classico di “colui che di nascosto rapisce gli schiavi altrui”, ma anche quello ricavato da Marziale di “una persona che ruba libri tenendoli in schiavit come suoi”.
E alle opere d’ingegno. L’italiano acquista il termine nel significato di “furto di opere” – prosegue l’analisi di Raffaella Setti per l’Accademia della Crusca – attraverso il francese (in francese dal 1560 attestato plagiaire e dal 1667 plagiat, come segnalato da Andrea Dardi nel suo studio Dalla provincia all’Europa. L’influsso del francese sull’italiano tra il 1650 e il 1715, Firenze, Le Lettere, 1992, p. 551) e la sua prima attestazione registrata dai dizionari storici della met del ‘600, anche se Bruno Migliorini ipotizza che possa essere stato usato, gi nella forma italiana, nelle polemiche letterarie di fine ‘500 (cfr. B. Migliorini, in Lingua Nostra, V [1943], pp. 85-86). In italiano poi si risaliti alla forma originaria plagio: i giuristi hanno recuperato il suo significato originario di “furto di uomini” ma nell’altro significato di “furto di opere”, un significato “casuale, occasionale”, che il termine diventato comune, tanto che i dizionari contemporanei lo registrano come prima accezione.
Un’ultima decisiva annotazione. Il lungo articolato contributo di Raffaella Setti si conclude chiarendo che plagio e contraffazione sono tutt’altro che sinonimi. Il plagio una violazione dei diritti dell’autore garantiti dalla legge, e consiste nell’utilizzazione e riproduzione di un’opera altrui, con attribuzione a s stessi della paternit della stessa: mentre il plagio indica l’azione di chi si appropria di un’opera altrui usurpandone la paternit, la contraffazione consiste nello sfruttamento economico dell’opera che avviene senza il consenso e l’autorizzazione dell’autore. Pu sussistere plagio senza contraffazione, o contraffazione senza plagio. Se una qualsiasi opera viene riprodotta per uso privato, non si tratta di plagio, n di contraffazione.
Battaglie letterarie. Vladimir Nabokov ha raccontato pi volte come, prima di pubblicarlo nel 1955, egli tentasse pi volte di bruciare il manoscritto di Lolita, fermato dalla moglie Vra e (forse) dall’imperativo letterario che i manoscritti non bruciano. Qualcuno, nel 2004 in Germania fece notare che una Lolita esisteva gi, dal 1916: avvenente preadolescente protagonista di un racconto breve del tedesco Heinz von Lichberg, parte della raccolta Die Verfluchte Gioconda (La Gioconda maledetta). Anche questa Lolita fa perdere la testa a un intellettuale di mezza et, che in questa versione la uccide. Nabokov si limitava a far uccidere dal protagonista il rivale in amore.
La pi famosa citazione sbagliata. I buoni artisti copiano, i grandi rubano una frase famosa da decenni, che ha avuto un sussulto di notoriet nel 1989 quando l’ha usata Steve Jobs, fondatore di Apple, attribuendola al pittore Pablo Picasso. Jobs stava rivendicando il furto delle sperimentazioni della Xerox sul linguaggio informatico, da cui poi sarebbe nato il progetto Macintosh. Ma Jobs si sbagliava. La frase appartiene a William Henry Devemport Adams, giornalista e scrittore britannico che la scrisse nel 1892 sul Gentleman Magazine. E a lui si sarebbe probabilmente ispirato nel 1920 Thomas Stearns Eliot: I poeti immaturi imitano; i maturi rubano. Una frase simile di Picasso compare nel saggio Vita con Picasso uscito nel 1964 a firma di Franoise Gilot e Carlton Lake. E chi scrive questa rubrica non ne avrebbe avuto la pi pallida idea se non esistesse un prezioso libro Chi (non) l’ha detto – Dizionario delle citazioni sbagliate di Stefano Lorenzetto (Marsilio, 2019), che una vera miniera d’oro.
Furibonde dispute musicali. L’intera storia della musica scandita da accuse di plagio, alcune drammatiche, altre grottesche. Moltissime si sono risolte prima di diventare cause giudiziarie. Una delle pi note riguarda due giganti della musica italiana: quando un giovane Fabrizio De Andr pubblic Via del Campo, Enzo Jannacci riconobbe che la melodia ricordava la sua La mia morosa la va alla fonte, elaborazione a sua volta di un canto del XV secolo. I due chiarirono presto la vicenda e oggi se cercate gli autori di Via del Campo trovate l’equa divisione: parole di Fabrizio De Andr, musica di Enzo Jannacci.
Una miriade di casi. Zucchero stato accusato di imitare Joe Cocker: Diavolo in me assomiglia a High Time We Went e Menta e rosmarino ricorda Sandpaper Cadillac. Tra i suoi modelli anche Otis Redding e Aretha Franklin. Paul McCartney, per uno dei maggiori successi dei Beatles, ha sempre detto che un mattino si svegliato con la melodia di Yesterday in testa. Due studiosi dicono che si ispirato ad Answer Me, brano del 1953 interpretato anche da Nat King Cole. Il re del pop Michael Jackson stato accusato da Al Bano di aver plagiato I cigni di Balaka nella sua canzone Will You Be There. Per i giudici non colpevole: entrambi i brani si ispirano a modelli classici del blues. E abbiamo tralasciato alcune centinaia di altri casi dall’opera lirica al rock.
Morale finale. Quella che in ambito artistico si chiama contaminazione un elemento fondamentale della creativit. Siamo tutti figli delle parole che leggiamo, della musica che abbiamo ascoltato, delle immagini che abbiamo visto. Ma una cosa prendere spunto, citare, rendere omaggio esplicito, altra appropriarsi dell’opera altri. E tanto per essere chiari il paragrafo precedente stato copiato quasi in modo letterale dalle didascalie ad un articolo del Corriere della Sera intitolato Beatles, Stones, Battisti: copiare un’arte firmato da Andrea Laffranchi, il 2 dicembre 2004. Come volevasi dimostrare.
11 ottobre 2023 (modifica il 11 ottobre 2023 | 11:18)
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