Pnrr e digitalizzazione: per scuola e università è stallo

di Paolo Ferri*

Il governo frena: sono in ritardo gli adempimenti per la formazione degli insegnanti. Le scuole lasciate sole a scegliere a chi affidarsi. Universit senza digital hub si perde la sfida contro le telematiche

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

* Professore Ordinario di Tecnologie per la didattica Teorie e tecniche della formazione, Universit Milano Bicocca
Le principali misure in tema di innovazione digitale del sistema scolastico e formativo del Pnrr di Mario Draghi sono state significativamente rallentate dal governo Meloni. Sono, infatti, in ritardo molte delle riforme della Missione 4 – Istruzione e Ricerca (stanziamento di 20 miliardi di euro) e in particolare stentano le misure per completare la digitalizzazione della scuola e delle universit italiane. Dopo un anno e mezzo dall’avvio del Pnrr, l’unico provvedimento in fase di compiuta attuazione il Piano Scuola 4.0 varato dall’ex Ministro Bianchi. Pi di due miliardi di euro per innovare e trasformare le scuole (100.000 aule) in ambienti di apprendimento connessi e innovativi dotati di banda ultra-larga, notebook, visori di realt virtuale e stampanti 3D per studenti e insegnanti. Questo provvedimento doveva, per, necessariamente essere accompagnato dalla formazione alle competenze digitali del personale della scuola e delle studentesse e studenti alle materie Stem (in totale 1,2 miliardi). Caduto il governo Draghi, questi provvedimenti si sono arenati e si venuta a creare, per questo una situazione per molti versi paradossale. I decreti Valditara del maggio 2023 – 65 e 66/23, linee di investimento Pnrr: 2.1 e 3.1 – sono bloccati (mancano le linee guida di spesa) e le scuole hanno dovuto, perci, attuare il Piano Scuola 4.0, senza poter contare, sulla formazione necessaria.

La giungla per le scuole

Analizzando, poi, i due decreti si comprende come la formazione sulle competenze digitali rischia di essere poco coordinata e molto disomogenea per qualit a livello territoriale. Le poste di bilancio sono state allocate sulle singole scuole, senza coordinamento regionale e linee guida che indichino le priorit formative. Ogni dirigente scolastico dovr quindi rivolgersi al mercato e scegliere i corsi di formazione all’interno della banca dati Sofia. Ora gli enti accreditati in questo data-base sono quasi pi di 500 ma non sono tutti uguali. Oltre alle offerte di formazione di enti prestigiosi come Treccani o l’Accademia della Crusca, delle scuole e universit pubbliche sono accreditate in Sofia, molte associazioni ed enti, sui quali non esiste, a nostro avviso, un sufficiente sistema di controlli sulla efficacia e qualit della formazione erogata. Inoltre, non chiaro come le singole scuole si coordineranno con le linee guida che dovranno essere definite dalla Scuola di Alta formazione e formazione continua per il personale della scuola, prevista anch’essa dal Pnrr di Draghi (Decreto Pnrr 2 del 30 aprile 2022). L’attivazione della Scuola, anche in questo caso, in stallo: solo nel luglio del 2023 il pedagogista Giuseppe Bertagna, stato nominato come Presidente, affiancato da un comitato di indirizzo (nominato ad agosto). Ma le attivit della scuola non si avviano perch non stato nominato il comitato scientifico internazionale e definita la struttura di funzionamento.

I ritardi di universit e ricerca

Se l’attuazione del Pnrr scuola appare farraginosa, non migliore la situazione presso il Ministero dell’Universit e della Ricerca. Dopo un anno di attesa, la ministra Bernini ha finalmente promulgato il decreto che istituisce i Digital Education Hub previsti dal Pnrr. Ma il finanziamento di 60 milioni inferiore rispetto alle attese della Conferenza dei Rettori e il provvedimento fermo in assenza del bando attuativo. I Digital Education Hub avrebbero dovuto nelle intenzioni dell’ex ministra Cristina Messa costituire tre network di eccellenza di per la digitalizzazione di parte dell’offerta formativa delle Universit pubbliche. Gli Hub avrebbero, a partire da fine 2022, dovuto promuovere metodi innovativi di Didattica come l’Hybrid learning, i Moocs e le micro-credenziali per la formazione continua, e collaborare aziende e scuole del territorio per allinearsi alle richieste del mercato del lavoro e degli studenti lavoratori e fuori sede. Si trattava della risposta pubblica alla crescita delle universit telematiche private che citando il rapporto Anvur 2023 hanno visto crescere “esponenzialmente” gli studenti erano circa 44 mila nell’a.a. 2011/12 e si attestano a circa 224 mila nell’a.a. 2021/22: 11,5 % degli iscritti all’universit italiana. Nutriamo per un serie di dubbi sulle reali intenzioni del governo Meloni di perseguire questa direzione innovativa di contrasto alla privatizzazione strisciante dell’Universit italiana attuata dalle universit telematiche. Sono stati, infatti, i governi del centro destra a istituire (decreto Moratti/Stanca 2003) e a favorire la crescita le telematiche private, che rispondono, a nostro avviso in maniera distorta, ad un bisogno reale di flessibilit nella formazione terziaria. L’augurio che l’attuazione della Missione 4 – Istruzione e Ricerca del Pnrr riprenda vigore: i ritardi accumulati sin qui rischiano di sprecare un’occasione irripetibile per innovare il sistema italiano della scuola e della ricerca.

4 ottobre 2023 (modifica il 4 ottobre 2023 | 19:20)

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