Pnrr, è vero che siamo in ritardo? L’Italia può fare a meno dei progetti? Domande e risposte

Pnrr, è vero che siamo in ritardo? L’Italia può fare a meno dei progetti? Domande e risposte

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di Paolo DecrestinaIl colloquio con il professor Carlo Altomonte, direttore del Pnrr Lab dell’universit Bocconi. Dai progetti da portare a termine entro l’anno a quelli che cambieranno il volto del Paese, ecco una fotografia dello stato attuale di avanzamento del Piano nazionale di ripresa e resilienza A pochi giorni dalla scadenza della milestone del dicembre 2022, l’Italia deve raggiungere 55 traguardi per ottenere la nuova tranche di finanziamento per il Pnrr. Analisti ed esponenti del governo hanno espresso pi volte la propria preoccupazione per lo stato di avanzamento dell’intero piano, la stessa premier Meloni ha ricordato come il Pnrr non sia pi sufficiente, da solo, per vincere le nuove sfide che l’Italia si appresta ad affrontare. Con il professor Carlo Altomonte, direttore del Pnrr Lab dell’universit Bocconi, cerchiamo di capire qual la situazione attuale e quali possono essere le strade da intraprendere per aggiornare il Pnrr. Perch il Pnrr diverso da un normale piano di investimenti? Lo strumento attraverso il quale noi facciamo riforme e investimenti un dispositivo per la ripresa e la resilienza, non un fondo, questa differenza semantica importante. L’obiettivo del piano raggiungere dei risultati operativi, non spendere dei soldi. Si parla di infrastrutture, servizi, digitalizzazione: qual il concetto di base del piano? Molto semplicemente, se io voglio costruire un asilo pubblico, stanzio un fondo. Quando l’asilo viene costruito vedo se la procedura stata realizzata bene e se l’asilo c’. Con il Pnrr invece io voglio aumentare la quota dei bambini che va negli asili pubblici, questo l’obiettivo. Il punto non la costruzione dell’asilo in s, ma il fatto che ci siano pi bambini che vanno negli asili pubblici o pi ragazzi che vanno nelle scuole digitalizzate o pi chilometri di binari ad alta velocit. Per fare questo, stato creato un piano che si articola in traguardi e obiettivi, che chiamiamo milestone e target. I traguardi sono pi legati alle riforme e gli obiettivi agli investimenti; ogni sei mesi la Commissione europea valuta che l’Italia soddisfi questi obiettivi, sulla base di questi traguardi si certifica che il Paese sta andando bene e si danno i soldi per la tranche successiva. Come si sta comportando l’Italia e qual il giudizio dell’Europa finora? Le prime valutazioni della Commissione sono state positive, ci hanno dato 25 miliardi a luglio 2021, in anticipo per iniziare a raggiungere i nostri traguardi. Poi sulla base delle performance che abbiamo ottenuto c’ stata una seconda tranche di 21 miliardi a dicembre 2021, una terza tranche di 21 miliardi stata assegnata a giugno 2022 e adesso stiamo aspettando di chiudere i 55 obiettivi per avere la tranche un po’ pi piccola, sotto i 20 miliardi, a dicembre 2022. Cosa stato finora? vero che un conto portare a termine delle riforme e un’altra cosa far partire i cantieri? Nella tempistica di questi obiettivi sono state messe all’inizio quasi tutte le riforme, tutti i provvedimenti normativi, perch l’idea partire con riforme su semplificazione, concorrenza, pubblica amministrazione, giustizia. Se hai gi iniziato a rompere alcuni coni di bottiglia e a scrostare alcuni ritardi della macchina pubblica, a quel punto quando arrivano gli investimenti ci si trova su un terreno pi appiattito, meno accidentato. I primi traguardi che abbiamo centrato pienamente sono in gran parte stati traguardi di riforme e di allocazioni amministrative di spesa. Sono stati allocati 100 miliardi nel senso che le singole amministrazioni hanno avuto la disponibilit per spendere, adesso inizia la parte se vogliamo un po’ pi complicata, quella dell’inizio dei cantieri perch questi soldi devono essere trasformati in muri, ferrovie e investimenti in generale. vero che siamo in ritardo con i progetti da portare a termine entro l’anno? Con il precedente governo, al passaggio di consegne che operativamente avvenuto un mese dopo le elezioni, circa 20 di questi obiettivi erano gi stati pienamente raggiunti. Ne restavano come ha detto giustamente la premier Meloni una trentina da chiudere. Ma la stragrande maggioranza di questi erano in fase molto avanzata. Secondo gli studi del lab Bocconi, gli ultimi passaggi sono andati come per gli altri progetti. Ci sono 4 o 5 punti che meritano ancora un po’ di lavoro, ma il tempo non ci manca. Non dubito che le cose andranno portate a termine e che quindi la milestone di dicembre sar chiusa per ottenere una ulteriore tranche di finanziamento. Quando si parla di ritardi, si fa spesso riferimento alla capacit di spesa. Non sappiamo spendere? A mio parere, c’ tempo per recuperare perch il Pnrr ha previsto riforme e procedimenti attuativi nella prima parte e caricato gli investimenti nella seconda parte. Quindi dal 2023 in poi dovremmo fare quasi solo investimenti, e se ci avanzano 10 miliardi quest’anno avremo tempo nei prossimi anni per spalmare la quota che non siamo riusciti a spendere. L’Italia riceve i fondi ma non capace di spendere il denaro per far partire i lavori? evidente che non possiamo che essere preoccupati del fatto che abbiamo un’oggettiva difficolt di spesa. Questo dipende da una serie di noti problemi che abbiamo ereditato dal passato, penso alla capacit tecnica delle amministrazioni locali che sono state soggette a 10 anni di austerit e che si sono un po’ depauperate a livello di risorse e numero di persone. C’era il terrore della firma per il rischio patrimoniale per chi firma i progetti, e ci sono tempi fisiologici per le conferenze dei servizi e per le autorizzazioni ambientali. Insomma c’ tutto un disposto di procedure che avevamo e che in Pnrr con i primi provvedimenti ha iniziato a sbloccare. Solo che ci vuole tempo affinch tutti questi processi producano degli effetti. Siamo in quella fase di transizione in cui abbiamo finito di sbloccare, inizia la parte di spesa e quindi dovremmo vedere un’accelerazione nella seconda parte del piano, fino al 2026. Tra gli aspetti che spesso si ricordano tra i possibili problemi del Pnrr, c’ anche il tema dell’inflazione. L’aumento dei prezzi, a tutti i livelli, pu essere un rischio per il buon esito del piano? La risposta sintetica no, non un problema perch il governo ha gi stanziato per l’aumento delle spese dei capitolati sei miliardi di euro nel 2022, 10 miliardi nel 2023, quindi questi temi si possono affrontare tranquillamente e in questo senso chi dice che siccome c’ l’inflazione non partono le gare, a mio avviso, non dice la cosa giusta. Sono state varate una serie di semplificazioni procedurali, introdotti poteri sostitutivi, limitato la responsabilit patrimoniale dei funzionari perch si possa procedere pi velocemente, sono state potenziate le capacit delle amministrazioni locali, quindi il sistema non si deve fermare sul problema inflattivo. Le allocazioni si basano sulle capacit di risposta delle singole amministrazioni, non c’ il rischio che i fondi vadano a finire solo a chi pi virtuoso e non dove davvero servono? Al momento abbiamo due evidenze, da un lato vediamo che alle regioni del Sud sta arrivando una buona quota di risorse, in linea con il fatto che il 40% deve andare al Mezzogiorno perch c’ un vincolo territoriale. Dall’altro lato per notiamo che all’interno del Mezzogiorno stesso in effetti sono le amministrazioni locali pi virtuose che si accaparrano i bandi. Quindi, se vogliamo, a livello macro-regionale, le risorse stanno andando pi al Sud come giusto e come voluto dal decisore politico, ma dentro queste allocazioni in effetti vediamo che sono proprio le amministrazioni pi virtuose che ricevono i soldi. Questo purtroppo pu fare in modo che gli ultimi delle regioni in ritardo continuino a essere gli ultimi. Su questo dobbiamo cominciare a ragionare per intervenire dettagliatamente. Veniano al futuro del Pnrr, c’ gi chi parla di rinegoziazione o di aggiornamento dei progetti. ancora possibile intervenire ? Bisogna distinguere tre parole chiave. La prima rinegoziazione del piano, cio revisione totale, e su questo dobbiamo essere chiari: non possibile, perch il piano ha dei vincoli, coordinato da Paesi europei e quindi da questo punto di vista non c’ nessuno spazio politico per procedere. L’altro tema quello dello spostamento delle scadenze, su questo potremmo cominciare a ragionare ma solo dopo che incominciamo a implementare il Pnrr. C’ infine poi la parola chiave che secondo me quella giusta, che rimodulazione; noi possiamo immaginare che alcuni investimenti del piano o non servano pi o siano meno urgenti di altri e quindi potremmo spostare le risorse da alcuni investimenti ad altri. Bisogna per distinguere la rimodulazione dalla rinegoziazione. Perch il Pnrr una sfida da vincere a tutti i costi? Noi giustamente possiamo parlare di ritardi, possiamo parlare di difficolt e di difficolt di rimodulazione, ma questo non deve essere assolutamente una scusa per mollare la tensione a fare e implementare il piano. Ci sono ritardi, vediamo dove sono e con i dati che abbiamo a disposizione, vediamo quali sono le soluzioni possibili per intervenire, ma non pensiamo di chiudere gli spazi per il piano. Il Pnrr l’unico modo che il sistema paese ha nel breve periodo per superare il 2023, perch il prossimo sar un anno particolare, avremo le conseguenze della grande inflazione e della salita dei tassi di interesse e quindi di fatto l’unica certezza di investimento pubblico che avremo nel Paese sono proprio i soldi del Pnrr. Dico di pi, c’ chi dice meno male che non abbiamo speso tutti i soldi nel 2022, cos possiamo metterli nel 2023 come bonus di crescita. Cosa succederebbe se l’Italia fallisse la sfida nella realizzazione del piano? Lo lo dico molto semplicemente, il Pnrr porter a uno 0,5% di crescita del Pil per sempre; l’unico modo che abbiamo di pagare il debito pubblico per la next generation. Senza questa certezza sarebbe messo in discussione il futuro italiano, i mercati internazionali ci metterebbero molto poco a fare due conti e vedere che il sistema paese non avviato sul sentiero della stabilit. sicuramente una sfida che dobbiamo vincere a tutti i costi, remando tutti nella stessa direzione. Come sar l’Italia del futuro quando il Pnrr sar portato a compimento? Il Pnrr ci garantisce uno scudo di protezione della Banca centrale europea, ed un’occasione di trasformazione del Paese perch ci obbliga ogni giorno a investire nelle due grandi transizioni che abbiamo davanti a noi, la transizione energetica e la transizione digitale. Questi due obiettivi mettono insieme pi del 50% degli investimenti che stiamo facendo. Inoltre abbiamo le due grandi riforme orizzontali che stiamo implementando, pubblica amministrazione e giustizia. Alla fine del Pnrr avremo un Paese pi verde, pi digitale, pi semplice e pi efficiente, pagato dall’Europa. Perch mai dovremmo privarci di questa cosa? Se ci sono delle difficolt, le affrontiamo, ma davvero non se ne pu fare a meno. 14 dicembre 2022 (modifica il 14 dicembre 2022 | 10:48) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-12-14 09:33:00, Il colloquio con il professor Carlo Altomonte, direttore del Pnrr Lab dell’università Bocconi. Dai progetti da portare a termine entro l’anno a quelli che cambieranno il volto del Paese, ecco una fotografia dello stato attuale di avanzamento del Piano nazionale di ripresa e resilienza, Paolo Decrestina

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