Politica: Open, ira dell’Anm per le accuse di Renzi. Lui insiste: basta con il buonismo

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di Virginia Piccolillo

Il sindacato delle toghe: inaccettabile l’attacco a chi ha chiesto il giudizio per i fondi della Fondazione

«Inaccettabile. Quelle di Renzi sono accuse non tollerabili». «Ah sì? Hanno scardinato la mia vita. Faranno un buco nell’acqua». Sereno il rapporto tra i magistrati e Matteo Renzi non è stato mai. Ma ieri sembrava di essere tornati ai tempi dello scontro tra Silvio Berlusconi e l’Associazione nazionale magistrati guidata da Luca Palamara. Con Renzi che, dopo la richiesta di rinvio a giudizio per finanziamento illecito ai partiti per il caso Open, ha attaccato e denunciato i pm di Firenze. E con l’Anm che ha fatto quadrato a tutela dei colleghi «delegittimati».

Mercoledì sera, dopo le richieste dei pm — per lui e altre 10 persone, inclusi Luca Lotti e Maria Elena Boschi — a Porta a Porta, il leader di Italia viva aveva messo in dubbio la credibilità dei magistrati che lo accusano. Ricordando che il procuratore di Firenze, Giuseppe Creazzo, è stato sanzionato dal Csm per molestie e il pm Antonino Nastasi è accusato dall’ex comandante provinciale dei carabinieri di Siena, Pasquale Aglieco, di aver inquinato la scena del crimine del suicidio di David Rossi.

Durissima la replica dell’Anm, guidata da Giuseppe Santalucia. Parole che «travalicano i confini della legittima critica e mirano a delegittimare agli occhi della pubblica opinione i magistrati che si occupano del procedimento a suo carico». I pm, specifica il sindacato delle toghe, «hanno adempiuto il loro dovere», formulando un’accusa che dovrà essere vagliata nel processo. E «non è tollerabile che siano screditati sul piano personale soltanto per aver esercitato il loro ruolo». L’accusa di non essere credibili, poi, non può essere messa in relazione a vicende, «oggetto di accertamenti non definitivi o ancora tutte da verificare, che nulla hanno a che fare con il merito dei fatti contestati».

Ma Renzi non lascia ai magistrati l’ultima parola. Afferra il microfono di Radio Leopolda e ribatte: «La lesione dell’immagine della magistratura non dipende da me ma da quello che fa quel magistrato». E all’Anm risponde: «Intollerabile screditare i pm sul piano personale? La mia vita è stata pubblicata e data in pasto sui giornali. È stata scardinata in violazione del segreto bancario, del segreto istruttorio e nel silenzio dell’Anm». E aggiunge: «Io e la mia famiglia siamo stati trattati come gangster».

Respinge l’accusa dei magistrati che la Fondazione Open si sia comportata come un’articolazione di partito, ricevendo tra il 2012 e il 2018 circa 3,5 milioni, in violazione della legge sul finanziamento ai partiti, spesi almeno in parte, per sostenere l’attività della corrente renziana del Pd. «Una tesi strampalata», tuona. E assicura: «Sono cascati male. Se c’è uno che non si tira indietro sono io. Basta buonismo, ora reagisco». Ma per Rossella Marro, presidente Unicost, è lui a sbagliare: «Non esiste l’immunità parlamentare processuale» dice all’AdnKronos. E avverte: «Questo dimostra quanto sia pericoloso il referendum sulla responsabilità civile diretta dei magistrati».

10 febbraio 2022 (modifica il 10 febbraio 2022 | 23:47)

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