di Andrea Pasqualetto
La Procura dà parere favorevole: «Pagano allo Stato la somma equivalente al costo dei lavori progettati e mai realizzati per evitare il disastro». Possetti (familiari delle vittime): «É un’ammissione di colpa e non lava le coscienze»
Un patteggiamento da circa 30 milioni di euro. Così Autostrade per l’Italia (Aspi) si avvia a chiudere la partita penale del Ponte Morandi che la vede imputata come società per il disastro del 14 agosto 2018 nel quale persero la vita 43 persone. La richiesta del concessionario, che deve rispondere della specifica legge sulla responsabilità amministrativa, ha ottenuto il consenso della Procura di Genova e ora attende quello decisivo del giudice dell’udienza preliminare, orientato a dire sì. Una soluzione soddisfacente per tutti: per Aspi, che esce così dal processo ed evita misure interdittive più pesanti come il divieto di contrattare con la pubblica amministrazione; e per i pm che incassano la pena pecuniaria massima e un’implicita conferma dell’impianto accusatorio. Stessa richiesta e stesso parere favorevole degli inquirenti per Spea, la divisione del gruppo Atlantia un tempo delegata ai monitoraggi delle infrastrutture, anch’essa imputata nell’ambito del procedimento.
II procuratore
«Da parte delle società registriamo questa accettazione della nostra impostazione — ha commentato il procuratore di Genova facente funzioni Francesco Pinto, riprendendo le motivazioni firmate dai pm Massimo Terrile e Walter Cotugno —. Abbiamo dato il consenso per varie ragioni: Autostrade ha adottato un nuovo modello di organizzazione, di gestione e di controllo che può prevenire reati analoghi, ha modificato il documento per la valutazione dei rischi, ha risarcito in modo pressoché integrale le vittime e ha messo a disposizione dello Stato questa somma (26,8 milioni di euro, ndr) che è l’equivalente di quanto avrebbero speso se avessero fatto i lavori per evitare il disastro, quelli alle pile 9 e 10 del ponte».
I parenti
Come dire, Aspi non è più quella del 2018 e ora sembra garantire sicurezza. Un cambio di passo che è stato accompagnato dai risarcimenti alle famiglie delle vittime, 63 milioni di euro, e dai costi sostenuti per la demolizione e ricostruzione del viadotto: 583 milioni, precisano in Autostrade.
Cosa ne pensano i parenti delle vittime? «Il patteggiamento non lava le coscienze ed è oltretutto un’ammissione di colpa», ha sospirato Egle Possetti, portavoce del Comitato ricordo vittime di ponte Morandi. Secondo Possetti lo sviluppo «avrà un impatto importante sull’iter processuale degli altri imputati: significa che il castello accusatorio è valido». Autostrade ha evitato repliche dirette: «Resta in noi la piena consapevolezza che non si potrà mai dimenticare la tragedia con il suo carico non commensurabile di dolore e sofferenze che ha profondamente segnato anche la società e tutti i suoi dipendenti».
Gli imputati
Ci sono poi gli altri 59 imputati, rispetto ai quali il gup deciderà a breve chi mandare a processo. Si tratta soprattutto di manager e tecnici delle due società e di dirigenti e funzionari del ministero dei Trasporti. Primo fra tutti, l’ex amministratore delegato di Aspi Giovanni Castellucci. «Ho trovato singolare che la procura abbia offerto una rappresentazione del mio assistito distorta, non realistica, non legata ai fatti», ha acceso i fuochi l’avvocato Guido Carlo Alleva, suo difensore. «Questo processo si candida a un vigoroso vaglio della Corte europea, sono stati mortificati alcuni principi fondamentali del diritto di difesa», ha rilanciato il suo collega Filippo Dinacci, che assiste l’ex numero due di Aspi Paolo Berti. La battaglia giudiziaria è ancora lunga.
15 marzo 2022 (modifica il 15 marzo 2022 | 22:53)
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, 2022-03-15 22:48:00, La Procura dà parere favorevole: «Pagano allo Stato la somma equivalente al costo dei lavori progettati e mai realizzati per evitare il disastro». Possetti (familiari delle vittime): «É un’ammissione di colpa e non lava le coscienze» , Andrea Pasqualetto
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