grandi opere
di Fabio Savelli08 nov 2022
Il rendering del progetto del ponte a campata unica
Il governo ora ci riprova. A rispolverare un vecchio sogno nel cassetto. Sicuramente un vecchio pallino di Silvio Berlusconi: unire la Sicilia alla Calabria con un ponte sullo Stretto di Messina. Per anni, come dimenticarlo, l’infrastruttura è stata vittima di un riflesso ideologico che ha colpito la sinistra convintamente anti-berlusconiana sostenitrice del benaltrismo, la corrente di pensiero secondo la quale al Meridione serve prima molto altro e poi forse un Ponte a unire le due costa separate dalla geografia per tre chilometri.
Siccome il Cavaliere ne è stato un fervente sostenitore (indimenticabile quella puntata di Porta a Porta con Lunardi ministro e Bruno Vespa a vagliarne gli aspetti nel 2003) per riflesso conveniva smontarla, derubricarla ad opera non più prioritaria (governo Prodi 2006-2008), infine sancirne l’impossibilità di una convergenza programmatica e trasversale in tutto l’arco parlamentare arrivando a sciogliere la società dello Stretto, licenziando il personale, imbarcandosi in penali salate.
Ora il neo-ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini si è messo in testa che con due regioni in mano al Centrodestra — Sicilia e Calabria — e un governo a Roma dello stesso colore il momento è propizio. Non gli si può dar torto della favorevole convergenza astrale, quel che è certo che la strada verso il Paradiso (o l’Inferno) è lastricata da sempre da buone intenzioni: gli ostacoli sono dietro l’angolo anche stavolta, le approvazioni infinite, gli studi di fattibilità anche per aggiornare vecchi progetti anche. Però la notizia è che il titolare del ministero competente per la grandi opere ha incontrato i due presidenti di regione — Renato Schifani e Roberto Occhiuto — ha avviato un tavolo di confronto con il territorio e con Ferrovie dello Stato per «posare la prima pietra» già nel 2023. Auspicio o meno, qual è l’idea che anima il governo?
L’ipotesi è usare i 50 milioni di euro stanziati dal governo Draghi, destinati all’ennesimo studio di fattibilità per volere dell’ex ministro Enrico Giovannini, per aggiornare il vecchio progetto a campata unica, in modo da accelerare l’iter e poter avviare il prima possibile i cantieri. D’altronde non è un’idea campata per aria, al netto del gioco di parole. Servirebbe soltanto un decreto legge per rianimare la società Stretto di Messina spa fatta morire da un giorno all’altro con i contratti stipulati e le gare bandite. Decisione che tiene in essere contenziosi e penali per oltre 700 milioni. L’udienza per il giudizio di appello nel foro di Roma, inizialmente prevista per l’8 marzo 2022, è stata rinviata al 16 settembre 2023. Società Stretto di Messina era la concessionaria, costituita nel lontano 1981, incorporando in sé i soci più logici: le due maggiori stazioni appaltanti del Paese – Anas e Rfi ora riunite sotto la capogruppo Ferrovie dello Stato – e le regioni Sicilia e Calabria. C’era anche già un general contractor, il consorzio Eurolink che comprendeva quella che allora si chiamava Impregilo ed ora è diventata Webuild con un riassetto che ha previsto l’ingresso di capitali pubblici tramite Cassa Depositi.
Realisticamente per farlo ne servono 7 di anni e nel mentre si può spacchettare l’opera in lotti e finanziarla con i fondi europei. La società concessionaria Stretto di Messina avrebbe già fatto tutto, non servirebbe neanche il dibattito pubblico previsto nel Codice dei contratti e per far partire i primi cantieri servirebbero al massimo 6-7 mesi cominciando con il rapporto con i soggetti aggiudicatari trasformando il contenzioso in accordo transattivo. L’analisi di fattibilità tecnico-economica è stata fatta ma ora va evidentemente aggiornata, la valutazione di impatto ambientale anche, la conferenza dei servizi conclusa, l’ok del Cipe ottenuto nel lontano 2003, realizzati i lavori per lo spostamento della ferrovia (variante Cannitello) così da permettere la realizzazione della pila sul lato calabrese.
«Rappresenta un’opera strategica per l’Italia, che proietta l’ingegneria verso una nuova dimensione, mettendo l’innovazione tecnologica al servizio dei cittadini, che potranno cosi’ usufruire di una mobilita’ piu’ funzionale. Accogliamo, pertanto, con soddisfazione l’accelerazione impressa dal governo a questo progetto, accantonato per troppo tempo», dice Giorgio Lupoi, presidente nazionale Oice (Associazione delle organizzazioni di ingegneria e architettura). «La realizzazione del Ponte dovrà tuttavia essere accompagnata da un piano di infrastrutturazione capillare da attuare con urgenza sul territorio, coinvolgendo tutte le Regioni del Mezzogiorno».
Per accelerare il presidente della regione Sicilia Schifani parla della nomina di «un Commissario modello Genova» per accelerare l’iter. Si partirà?
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, 2022-11-08 19:39:00, L’ipotesi è di usare i 50 milioni in dotazione dal governo Draghi per dare mandato a Rfi per un ulteriore studio di fattibilità del progetto a campata unica che voleva Berlusconi nel 2003. Schifani: un commissario modello Genova, Fabio Savelli