Porto Cesareo senza depuratore: progettato, costruito, mai attivato

Porto Cesareo senza depuratore: progettato, costruito, mai attivato

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la storia Mezzogiorno, 29 maggio 2022 – 09:30 Sprecati 40 milioni di euro. E piovono accuse: «Patto tra Emiliano e il sindaco di Nardò, Mellone, per bloccare tutto» di Antonio Della Rocca Mellone ed EmilianoSarà un’altra estate senza depuratore a Porto Cesareo. Non sono bastati 40 milioni di euro spesi nell’arco di quasi mezzo secolo, tra progetti finiti nel nulla, impianti costruiti e andati in malora, riprogettati e riedificati. Ancora oggi, le migliaia di abitazioni della gemma del turismo salentino, tra le più gettonate stazioni balneari d’Italia, scaricano i liquami nel sottosuolo. Il collaudo nel 2019Un moderno impianto di depurazione è, però, pronto e collaudato sin dal 2019, ma il via libera regionale per il previsto collettamento al depuratore della vicina Nardò, attivo da anni, non è mai stato rilasciato. Mestamente ne prende atto l’avvocato Luigi Massimiliano Aquaro, coordinatore del circolo di Legambiente di Porto Cesareo, facendo la conta dei denari spesi e dei pubblici sprechi avvenuti nei decenni trascorsi senza che si sia riusciti a disinnescare la bomba ecologica su cui vivono i residenti e le migliaia di turisti. «Dal 1977, quando iniziò la progettazione del primo depuratore, fino ad oggi, dalle casse pubbliche sono usciti oltre 40 milioni di euro, ma nonostante l’impianto di depurazione sia ormai pronto, da Bari non arriva alcun segnale probabilmente per la nota contrarietà espressa dall’amministrazione comunale di Nardò», sottolinea Aquaro. Emiliano e MelloneA far saltare i piani vi sarebbe, infatti, un patto di ferro tra il governatore Michele Emiliano e il suo pupillo Pippi Mellone, fedelissimi alleati, malgrado le opposte appartenenze politiche (Emiliano è uomo di sinistra, mentre di Mellone ben note sono le idee di destra). Ma la politica, almeno in teoria, non dovrebbe esercitare alcuna influenza sui processi autorizzativi che restano nella sfera esclusiva di competenza degli uffici regionali. Aquaro fa due conti: «Nel 1976 si spesero 20 miliardi delle vecchie lire, ossia 10 milioni di euro, per costruire il primo depuratore mai attivato, cui si aggiungono 3,5 milioni per il nuovo impianto e altri corposi investimenti per la rete fognaria, che portano il totale a circa 40 milioni». E non è tutto. Oggi la pietra tombale sul progetto originario di un impianto comune per Porto Cesareo e Nardò sembra essere la proposta delle cosiddette trincee drenanti, ossia la trasformazione delle vecchie vasche di decantazione in pozzi parzialmente assorbenti con una capacità di 500 metri cubi di acqua depurata in tabella 4, cioè a un livello molto alto. L’alternativaL’idea, venuta fuori dal cilindro della Regione come alternativa al collettamento, «costerebbe ulteriori 600 mila euro – denuncia l’avvocato Aquaro – senza alcuna garanzia di funzionamento, anche perché dimensionata solo per 700 utenze e non per le migliaia e migliaia esistenti nel comune». I rilievi mossi dal Comune sono ora al vaglio della Provincia. «Non solo sarà l’ennesima estate senza depuratore, ma quel che è peggio – si preoccupa Luigi Massimiliano Aquaro – è che navighiamo nel buio perché non sappiamo se le trincee drenanti saranno autorizzate e soprattutto se saranno utili. In ogni caso il tema della depurazione riguarda l’arco jonico, non solo Porto Cesareo, ma anche Manduria, Avetrana e la stessa Nardò che scarica in mare acque depurate in tabella 1, a due passi dall’area marina protetta di Porto Cesareo». Il pd Amati Nel settembre 2010, l’allora assessore regionale alle Opere pubbliche, Fabiano Amati, diede impulso all’avvio delle procedure tecnico-amministrative per la progettazione preliminare dell’impianto di depurazione cesarino. A 12 anni di distanza, Amati, nella sua veste di consigliere e presidente della commissione regionale Bilancio e programmazione, si toglie qualche sassolino dalle scarpe: «Il sindaco Mellone e chi lo appoggia stanno prendendo a pugni in faccia non solo i cittadini di Porto Cesareo, ma anche quelli Nardò. Faccio presente che a Fasano, la mia città, c’è un depuratore con recapito finale in mare vicino ai grandi resort, invece a Porto Cesareo si galleggia sui liquami. Mi chiedo come farà il turismo, quello davvero remunerativo, a scegliere quelle zone che, tra l’altro, non prendono la Bandiera Blu proprio perché non hanno la depurazione». 29 maggio 2022 | 09:30 © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-05-29 13:50:00, Sprecati 40 milioni di euro. E piovono accuse: «Patto tra Emiliano e il sindaco di Nardò, Mellone, per bloccare tutto»,

Pietro Guerra

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