di Leonardo Caffo
Se vero che sulle piattaforme banalizzata, negli spazi dove si praticano ritiri meditativi assai seri gli adepti sono pochi e l’et media sfiora i 70 anni… Reportage di un giovane filosofo che conosce bene la posizione dello Zazen
Le meditazione oggi vive uno strano e inatteso successo nelle sacche pi inaspettate della societ contemporanea. Su Instagram o TikTok si susseguono video e immagini di meditatori designer e artisti, finanzieri e modelle, artisti di ogni tipo e maestri e maestre di Yoga che consigliano dieci minuti nella posizione del loto al mattino. Non necessariamente un male vedere aggredito un pensiero cos profondo che puoi selezionare anche tra le skill di Tinder, perch il destino di ci che non cade nell’oblio, come fortunatamente capita alla pratica meditativa, anche quello di essere fagocitato dalla societ dello spettacolo: e forse va bene cos. Meditare non solo un affare da orientali, anche se subito probabilmente il nostro pensiero si muove verso altri lidi oggi pi o meno di moda come il buddhismo e l’induismo.
UNA PRATICA MONASTICA BASILARE, RIVOLUZIONARIA E PI CHE MAI NECESSARIA PERCH ALLENA LA MENTE A DIVENTARE ALTRO DA S: IL VUOTO, NON IL PIENO, LA CONDIZIONE DEL BENESSERE
La meditazione presente in tutto il corpus cristiano, una pratica monastica basilare e ben distinta dalla preghiera, e ancor prima della svolta delle religioni positive troviamo pratiche meditative esplicite nell’accademia platonica o nel liceo aristotelico, nella scuola pitagorica o tra i filosofici stoici (e ancora prima tra gli egizi, nei maya o negli aztechi). Non stupisce dunque che in Occidente oggi si torni a fare o parlare di meditazione perch in Occidente, ammesso che questa categoria geopolitica sia ancora sensata, si sempre meditato moltissimo solo che, per dirla con un riuso improprio di un motto marxista, la meditazione si presenta sempre tre volte, come tragedia, come storia e poi come farsa. tragica perch nasce come risposta alla possibilit di connessione tra noi e l’assoluto senza rapporti verticali umano – Dio, ma con la speranza di una relazione orizzontale con le cose dello spirito. storia perch senza di essa non capiremmo praticamente nulla dei testi sacri delle varie religioni del mondo, delle battaglie dei samurai, della struttura dei grandi monasteri, e forse neanche tante cose che ci sembrano molto lontane da questo orizzonte. E infine farsa perch vedere qualcuno meditare facendosi un selfie per Instagram come osservare qualcuno che cerchi di correre da fermo, e oggettivamente riderne mi sembra l’unica soluzione.
Le tante forme di meditazione possibili
Societ dello spettacolo a parte, oggi in Occidente, e dunque anche in Italia, esistono molte forme di meditazione possibili che iniziano a riscuotere un interesse sempre meno formale e per fortuna sempre pi sostanziale. Nel nostro Paese, grazie per esempio al lavoro dell’Unione Buddhista Italiana, la mappatura di monasteri Theravada, Mahayana e Vajrayana (tre delle principali “scuole buddiste”) consente una vasta scelta di possibilit di pratica. Lo stesso vale per l’induismo, ma possibile trovare anche scuole di arti marziali che contemplino la meditazione come parte dell’insegnamento o centri yoga pi tradizionali e meno cool in cui la pratica corporale e quella spirituale si fanno tutt’uno. La meditazione una pratica complessa anche perch soprattutto una famiglia di pratiche molto diverse tra loro: si pu meditare come nel buddhismo zen nella posizione di Zazen con la faccia rivolta al muro e gli occhi semichiusi senza aspettarsi niente di pi che l’annullamento del peso del soggetto individuale sul mondo, oppure praticare una qualche forma di meditazione trascendentale nella speranza di raggiungere livelli “astrali” alternativi a quelli reali che tanto hanno influenzato i testi delle canzoni di Franco Battiato.
Umile, anonimo, noioso
A voler forzare la mano, e non per nulla semplice, uno scopo pi o meno unitario delle diverse forme di meditazione si pu trovare: esplorare stati mentali diversi da quelli schiacciati sulla razionalit e sul linguaggio, accarezzare s stessi e l’universo con il silenzio e l’ascolto, tentare di prendere sul serio il monito di un filosofo occidentale molto pi meditativo di quanto si pensi: Su tutto ci che non mi dato sapere si deve tacere (frase finale del Tractatus di Ludwig Wittgenstein). In un libro storico di Ngakpa Chgyam per tutti gli “appassionati” di meditazione, come ovviamente il sottoscritto — cio Tecniche di meditazione tibetana. Un viaggio nell’immensit — si sostiene che meditare significhi essenzialmente la disponibilit a esplorare s stessi fino a conoscere la propria mente anche negli aspetti che mai vorremmo conoscere. Questo spazza via l’idea, un po’ new age e fricchettona, che la meditazione produca visioni beatifiche che mirano al “nirvana”, stati esaltati di qualche tipo che producono colori eccezionali da psichedelico, illuminazioni accecanti che conducano a non si sa che cosa e ci riporta a un ordine che spiega un fenomeno.
Quel che andrebbe evitato, sui social
Se vero che la meditazione “fatta male” popola i nostri social, nei monasteri dove si praticano ritiri meditativi assai seri c’ poca gente e l’et media sfiora i settant’anni: perch la vera meditazione poi niente di pi che un umile, anonimo e non divulgativo, anche noioso lavoro su s stessi: sedere con noi stessi per realizzare la nostra vera natura. Sarebbe difficile dunque aspettarsi, in una societ tutta basata sull’ego e sulla pubblicazione dei risultati, un reale amore per una pratica che soprattutto un’esplorazione silenziosa del senso della vita (e del suo non senso, a essere proprio onesti). Ovviamente, non tutto perduto. E come dicevo all’inizio ci che diventa pop, malgrado la sua iniziale seriet, proprio diventando pop pu arrivare dove mai si poteva immaginare. Il mio maestro zen, Tetsugen Serra con cui ho dialogato anche su questo giornale (l’intervista uscita su 7 nel dicembre 2021, leggi qui ), ha da poco rilasciato a Fedez una lunga intervista su Muschio Selvaggio e questo ha garantito a parole complesse e profonde un viaggio in sentieri altrimenti inesplorabili. Chi pu sapere quante vite davvero in grado di sedersi a meditare non siano state raggiunte grazie a questa intervista? Cos meditare oggi deve diventare anche un modo di accogliere con tutti i paradossi del caso coloro che sono pronti a cercare il senso del mondo non pi all’esterno ma all’interno: chi sono io? Cosa posso fare per dare senso alla mia vita e a quella dell’altro da me?
Davanti al baratro del proprio io
Quando mi alzo dopo un’ora e mezza passata in Zazen io, come i miei compagni di viaggio, mi inchino. Non c’ nessun Dio davanti a me, e forse neanche dentro, eppure inchinarsi una parte essenziale di quella pratica. Mi inchino davanti al mondo che in quell’ora e mezza scomparso, e alla meraviglia delle cose fragili, apparentemente irrilevanti, e infine anche alle forme artificiali dell’interruttore che ho davanti come ai petali dei fiori secchi nel vaso del tempio dove ogni tanto mi reco per una pratica di gruppo. La meditazione una pratica millenaria che ha attraversato epoche, nazioni, culture molto diverse tra loro. Oggi, anche e soprattutto in Occidente, assume diverse declinazioni e dunque pu assecondare altrettante diverse inclinazioni possibili: la mindfulness , che forse oggi va per la maggiore, oppure la meditazione camminata o la pi classica seduta per ore davanti al baratro del proprio io. La pratica meditativa rivoluzionaria e oggi pi che mai necessaria perch allena la mente a diventare altro da s, ad alleggerire la sua importanza assecondando il sentimento dell’impermanenza e dell’irrilevanza.
Educare se stessi alla leggerezza
La meditazione educa alla leggerezza, al considerare la propria vita meno importante e dunque paradossalmente pi responsabile delle poche cose su cui possiamo agire in questo mondo. La meditazione una navicella che trasporta lo spirito verso uno stato profondo e duraturo di grande serenit e di vuoto, perch il vuoto e non il pieno la vera condizione di possibilit del benessere. Non importa vendere i risultati di una pratica come quella meditativa perch la meditazione annulla proprio l’idea che la vita umana abbia senso solo nel meccanismo di produzione e oggettificazione dei premi o delle gratificazioni. Meditare significa, pi semplicemente, imparare a stare al mondo considerando s stessi come il sasso o la formica che abbiamo accanto. Meditare ci che azzera l’angoscia della posizione eretta di cui parlava Franz Kafka, ci rende fragili e irrilevanti come un filo d’erba trasportato dal vento: ogni cosa illuminata a prescindere dallo sforzo che faremo noi per orientarvi questa luce.
Non aspettarsi niente
Chi medita, come dicono i giapponesi con la parola shizentai (la posizione naturale), lo fa sempre anche quando si alza dalla sua pratica. La meditazione pu e deve penetrare profondamente nelle nostre abitudini quotidiane, non mai una pratica on-off come forse ancora purtroppo viene descritta. Meditiamo mentre camminiamo e respiriamo, mentre ci sediamo e dormiamo, mentre scriviamo o facciamo l’amore (si pensi al tantra e ai kamasutra) ma anche mentre arrediamo la casa o mangiamo, mentre sistemiamo il giardino o allattiamo nostra figlia. Non ci sono consigli specifici sul dove iniziare, ma di certo questa nuova fama che da un lato abbiamo descritto come farsesca lascia ben sperare su una esigenza diversa della nostra epoca: ritrovare il tempo e lo spazio per pensare alle cose davvero rilevanti di questa nostra vita. Le scuole e i maestri sono tanti, che siano buddhisti o induisti, laici o marziali, ma il primo passo per avvicinarsi al meditare non aspettarsi niente – nessun risultato, nessuna divulgazione estetica di questa pratica – e semplicemente sedersi sganciandosi dal mondo per potersi poi davvero ricongiungere con esso. Ed cos che, come nel silenzio prodotto in musica da John Cage, ci accorgiamo che c’ pi verit nelle parentesi che nella centinaia di messaggi inutili da cui quotidianamente siamo invasi.
16 dicembre 2022 (modifica il 16 dicembre 2022 | 07:45)
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, 2022-12-16 06:46:00, Se è vero che sulle piattaforme è banalizzata, negli spazi dove si praticano ritiri meditativi assai seri gli adepti sono pochi e l’età media sfiora i 70 anni… Reportage di un giovane filosofo che conosce bene la posizione dello Zazen, Leonardo Caffo