l’editoriale
Mezzogiorno, 18 marzo 2022 – 10:39
La tutela di un comparto chiave
di Silvio Suppa
Se dopo il Covid la Puglia ha perso quote di occupazione, l’invasione dell’Ucraina voluta da Putin ha improvvisamente rivelato le carenze della nostra agricoltura, considerando anche la domanda nazionale. Che fare? Bisogna convincersi che l’agro-alimentare pugliese è in grado di dare molto di più, recuperando spazi e scelte che l’esagerata edificazione e tanta distrazione hanno messo in crisi.
Esaminando le cifre del commercio agricolo, si avverte subito l’utilità di una scomposizione, per destinazione e per provenienza, dei nostri beni legati alla terra. Il Salento lavora bene sul vino, ma attende ancora una vera ricostruzione del suo patrimonio, anche ambientale, di uliveto, evitando la tentazione di molti produttori locali di impiantare frutteti, difficilmente concorrenziali con l’analogo emiliano, ben impostato fra produzione e distribuzione. Riesaminiamo allora la nostra terra e i suoi prodotti, senza fermarci al computo del verace Tavoliere, che non è tutto. Sono molti i campi abbandonati o incolti nelle varie province della regione, talora fino alla vera desolazione del territorio. Su queste terre andrebbe bene il ritorno di grani e cereali, con ripresa del lavoro e del consumo locale e nazionale. Inoltre, al miglioramento di vite e ulivo, colture tipiche da rafforzare, va affiancato l’allevamento del bestiame, con la connessa filiera del lattiero-caseario, quest’ultimo in grado di misurarsi con la concorrenza di Francia e Germania, e non solo. A ben vedere, vi sono anche altri comparti di rilievo, se parliamo di agricoltura pugliese, senza nulla togliere alla meccatronica e all’aerospazio. Anzi, nell’intenzione di non perdere di vista i settori produttivi già esistenti, nel primario e nel secondario, è necessaria una progettazione politica del territorio, che muova persino dalle periferie urbane, dove molti mandano in malora i campi, sperando di edificarvi in un infinito consumo del territorio. E nella programmazione politico-economica, sarebbe il momento di attenuare e riqualificare il turismo locale, eliminando il modello invasivo che fa scomparire coste e retroterra, invece entrambi preziosi nello sguardo lungo della rianimazione di tutto il mondo.
A voler spingersi rapidamente nel profondo di questo disegno, importante anche sul piano di una seria revisione dell’import-export del Paese, bisogna reperire le risorse necessarie, che esistono innanzitutto nei bilanci della Regione.
E poi esistono anche i fondi del Pnnr, in parte da riadattare al momento, essendo nati in un tempo in cui l’Europa, pur colpita duramente dal virus, aveva deciso di riprendere la corsa verso la felicità possibile. Per oggi la felicità è rinviata, certo, e ci piace continuare a credervi; ma il mondo ogni tanto impone l’aggiornamento delle politiche o l’attuazione rapida di misure avvertite da decenni, e mai tradotte in febbrile attività concreta. Comprare grano dal Canada o dagli Usa, può essere utile – nessuno nutre ingenue autarchie; rivolgerci però all’estero, senza aver prima messo a frutto il potenziale delle contrade mediterranee e del loro clima, è almeno cattiva amministrazione dei propri beni, cominciando dalla terra. L’assessore pugliese al ramo è in pieno movimento, e questo è già un buon modo di voltare pagina.
18 marzo 2022 | 10:39
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