Il caso della preside Lo Verde di Palermo potrebbe trasformarsi nei prossimi giorni in una questione molto più rilevante di quanto ora appaia.
Intanto proprio in queste ore si è saputo (e noi ne abbiamo dato conto) che la preside, il vicepreside e una dipendente di un esercizio commerciale della città non sono le uniche persone indagate.
Si parla di alcuni docenti e collaboratori scolastici che potrebbero aver contribuito alla “organizzazione” dei corsi “fasulli” finanziati con i fondi europei di cui parla l’accusa.
E in effetti l’ipotesi sembra plausibile perché, se davvero ci sono stati corsi “fasulli”, è molto difficile, per non dire impossibile, che la preside abbia fatto tutto da sola e senza che nessuno si accorgesse di qualcosa di “strano”.
Cosa potrebbe succedere ora questi altri indagati?
Certamente in tempi rapidi la notizia sarà comunicata all’USR che dovrà necessariamente aprire un procedimento disciplinare nei confronti di ciascun indagato ed è molto probabile che anche per loro possa scattare la sospensione cautelare dal servizio. In questo caso però la sospensione non avrebbe carattere obbligatorio perché sarebbe legata non ad un provvedimento restrittivo della liberà personale disposto dalla Magistratura ma ad un procedimento amministrativo.
E questo è un aspetto della vicenda, certamente non il più eclatante.
I risvolti più delicati riguardano invece un’altra questione: come reagiranno le autorità europee mano a mano che l’inchiesta andrà avanti?
Teniamo conto che, lasciando da parte le vere e proprie ipotesi di reato che vengono addebitate alla preside e che ricadono sulla sua responsabilità personale, le irregolarità che sono fin qui emerse riguardano proprio la gestione dei fondi comunitari e questo potrebbe far “irritare” (e non poco) i vertici europei.
Il rischio è che l’Unione europea dica chiaro e tondo al nostro Ministero: “Se non siete in grado di garantire la correttezza delle procedure di spesa siamo costretti a ‘chiudere i rubinetti’ dei fondi destinati al vostro sistema scolastico”.
E questo sarebbe ovviamente un danno incalcolabile per tutta la scuola.
Ecco perché, se le accuse saranno provate, non è da escludere che l’amministrazione scolastica possa aprire un procedimento per “danno di immagine” (con relativa richiesta di risarcimento) nei confronti di tutti coloro che saranno ritenuti responsabili a conclusione della vicenda giudiziaria.
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