Primi segnali di ripartenza: le imprese si aspettano un aumento della produzione

Primi segnali di ripartenza: le imprese si aspettano un aumento della produzione

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L’analisi

di Enrico Marro22 gen 2023

Primi segnali di ripartenza. Le imprese si aspettano un aumento della produzione

Le quotazioni del gas, tornate ai livelli precedenti lo scoppio della guerra in Ucraina (24 febbraio 2022) aprono prospettive di ripresa della produzione industriale, ma il quadro resta incerto, come sottolinea il Bollettino trimestrale della Banca d’Italia, diffuso venerd scorso. Dove si legge: I giudizi espressi dalle imprese manifatturiere nella media del quarto trimestre 2022 indicano una flessione dell’attivit, come rilevato sia dall’indice PMI sia dalle indagini dell’Istat (…). Vi sono segnali di recupero delle attese di domanda per i prossimi mesi, ma quasi la met delle aziende manifatturiere e circa un terzo di quelle dei servizi continuano a indicare che le difficolt legate al costo dell’energia sono analoghe o superiori nel confronto con i mesi estivi. Leggermente pi ottimista il Centro studi di Confindustria che, nella pubblicazione Congiuntura flash di sabato scorso, pur all’interno di un quadro di luci e ombre, sintetizza cos la situazione: Il prezzo del gas ai livelli pi bassi da oltre un anno e la tenuta del potere d’acquisto totale delle famiglie sostengono l’attivit, su livelli migliori di quanto ci si attendesse, come confermato da fiducia e indici di Borsa in recupero. In negativo agisce il forte rialzo dei tassi, che toglie risorse a investimenti e consumi, colpiti anche dall’inflazione, in calo ma ancora elevata.

A novembre (ultimo dato disponibile) la produzione industriale ha fatto segnare ancora un segno negativo (-0,3%), ma in miglioramento rispetto a settembre (-1,8%) e ottobre (-1,1%). Il centro studi segnala inoltre che confrontando la produzione di novembre con quella media del terzo trimestre 2022 si notano alcuni settori in decisa ripresa: mezzi di trasporto, gomma-plastica, computer ed elettronica. Continuano ad andare male i comparti pi dipendenti dal consumo di energia o che risentono dell’impatto dell’inflazione sui consumi: legno, carta e stampa; tessile e abbigliamento, apparecchiature elettriche. Insomma, la manifattura soffre, ma regge in un quadro di ampia eterogeneit, sintetizza Confindustria. Migliore la situazione dei servizi. A novembre il commercio al dettaglio aumentato dello 0,4%, il turismo continua ad andare molto bene, a livelli superiori a quelli precedenti il Covid, e la fiducia delle imprese in aumento.

Sul fronte delle esportazioni, continua il Centro studi della Confindustria, prosegue la dinamica altalenante, con un + 3,8% a novembre dopo il – 1,5% di ottobre. Fanno da traino i Paesi extra Ue, in particolare Stati Uniti e Turchia. E la buona notizia che il Pil americano cresciuto nel terzo trimestre pi delle stime iniziali, grazie all’aumento dei consumi. Fiacche, invece, le vendite in Cina e, ovviamente, in Russia. Per le esportazioni made in Italy le indicazioni per l’inizio del 2023 restano negative secondo gli ordini manifatturieri esteri, a fronte di una domanda mondiale debole. Sulla piazza europea il quadro pi stabile. In senso positivo giocano le attese di un calo dell’inflazione. In senso negativo quelle sulla Banca centrale europea che appare decisa a continuare nella stretta monetaria, col rischio che ci favorisca la recessione.

In ogni caso, a dicembre, secondo le rilevazioni Istat, la fiducia di consumatori e imprese aumentata per il secondo mese consecutivo, interrompendo la fase di flessione dei mesi precedenti. Tra le imprese manifatturiere, oltre che nei servizi, si segnalata una decisa ripresa delle aspettative di produzione.
Restano alcune incognite, oltre quelle internazionali (guerra e prezzi del gas): la piena realizzazione degli investimenti del Pnrr; il rischio di tensioni sui salari.

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