Università, scandalo nella Genova-bene: il prof «vendeva» esami e tesi, indagati 29 studenti

Università, scandalo nella Genova-bene: il prof «vendeva» esami e tesi, indagati 29 studenti

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di Andrea Pasqualetto

Nella bufera alcuni corsi di laurea di Economia dell’Università ligure. Il pm: il docente scriveva tesi e inviava le risposte giuste via Whatsapp durante le prove. Coinvolti tra gli altri il figli dell’armatore Messina e il nipote dell’arcivescovo Balestrero. A rischio le carriere accademiche

C’è il figlio dell’armatore Messina che si è fatto scrivere una tesi di laurea di Economia dal titolo lungimirante: «Il problema della successione nelle imprese familiari»; c’è la nipote dell’ex sottosegretario vaticano per i rapporti con gli Stati, l’arcivescovo Balestrero, che durante alcuni esami scritti aspettava le risposte via WhatasApp, naturalmente per riportarle paro paro sui fogli dei test; ci sono parenti di imprenditori, manager, immobiliaristi, politici. In tutto 29 studenti, quasi tutti rampolli della Genova bene che per superare esami e stringere sui tempi hanno pensato di ricorrere all’aiutino offerto da un professore compiacente e ben conosciuto nel capoluogo ligure: Luca Goggi, 47 anni, da un paio d’anni dirigente scolastico dell’istituto comprensivo di Prà. Non un docente universitario, ma un insegnante comunque molto preparato e affidabile. La procura di Genova ci ha visto un sistema truffaldino e ha deciso di indagare lui e 29 studenti per «falsa attribuzione di lavori altrui da parte di aspiranti al conferimento di lauree, diplomi, uffici, titoli e dignità pubbliche». Che mette nei guai il professore e rischia far saltare esami e lauree dei novelli dottori, oltre che prevedere una pena fino a tre anni di reclusione. L’indagine, condotta sul campo dalla Guardia di finanza, si è chiusa in questi giorni con il deposito degli atti che precede l’eventuale richiesta di rinvio a giudizio, come anticipato dal Secolo XIX.

Il prezzo

«Goggi eseguiva o comunque procurava le risposte a quesiti scritti di esami universitari nonché dissertazioni di tesi a vantaggio degli studenti, con le aggravanti del raggiungimento dell’obiettivo, del fine di lucro, e all’abitualità», scrive il pm Francesco Ardona Albini nell’atto finale. Sul lucro del docente è presto detto: 35 euro all’ora per le tesi, dai 70 in su sempre all’ora per le ripetizioni offerte in vista dell’esame che normalmente duravano un mesetto. Il che significa che per superare la prova lo studente pagava oltre mille euro di ripetizioni, costo che lievitava per il «servizio laurea».

Il sistema

Funzionava così: in vista dell’esame il candidato si rivolgeva al prof per chiedere ripetizioni e «supporto» finale. Il giorno della prova scritta, l’esaminando fotografava le tracce, le inviava con whatsapp a Goggi e lui rispondeva in tempi rapidi con lo svolgimento. «Gli studenti poi andavano in bagno a leggerle e trascriverle», spiega l’inquirente. Diverse gli esami interessati: «Storia economica», «Economia della mobilità urbana», «Statistica», «Ragioneria generale», «Economia degli intermediari finanziari», «Economics of boating»… Tutte prove dei corsi di laurea di Economia dell’Università di Genova. Ma il prof si adoperava, come si è detto, anche per le tesi. Ne ha scritte decine: «Benetton spa e le sue strategia», «La concorrenza tra hub aeroportuali passeggeri», «Le crociere di lusso», «Il settore automotive e la guida autonoma»… e avanti così. La firma in calce era del laureando, l’autore era lui, nei panni di gosthwriter.

L’esposto

L’indagine è partita tre anni fa da un esposto dell’ateneo che segnalava alcune stranezze riscontrate negli scritti, corroborate da voci di fuga di tracce. Goggi non usava infatti molte cautele e fra gli studenti il suo contributo era diventato un must per chi sceglieva la scorciatoia. Messi in allarme, gli uomini della Guardia di finanza hanno così preso a controllare alcune sessioni d’esame. Decidendo di intervenire nel corso di una prova. Hanno bussato a casa di Goggi e l’hanno trovato mentre scambiava messaggi con uno studente che gli aveva mandato le tracce.

La flagranza

Nel frattempo il d0cente ha comunque continuato a insegnare. Due anni fa ha fatto un salto di qualità: da insegnante dell’Istituto Montale a dirigente del Prà. Gli inquirenti stanno cercando di capire perché le autorità scolastiche abbiano consentito la promozione pur sapendo dell’indagine in corso. Ma poi, quei telefonini in un’aula d’esame che fotografano e inviano, possibile?

La difesa

Gli avvocati degli studenti tagliano corto. Nicola Scodnik, che difende Balestrero, preferisce non commentare. Giuseppe Giacomazzi (Messina) la liquida come posizione marginale. Lorenza Russo, alla quale si sono rivolti in diversi, smentisce che i suoi clienti siano figli di personaggi famosi: «Famiglie benestanti, certo, ma non famose. Quanto al resto vorrei prima leggere gli atti».

Obiettivo: pezzo di carta

Emerge un dato comune, quasi un vezzo: questi studenti «bene» sembrano interessati più al pezzo di carta che al voto finale. Alessandro esce con 86/110, Giulia con 82, Stefania con 85, Andrea con 79, Giacomo con 80… Nessuno sopra il 100. E anche i voti d’esame non erano da primato: 18, 19, 20, 21. Insomma, l’importante era superare la prova. Costasse quel che costasse.

12 ottobre 2022 (modifica il 12 ottobre 2022 | 15:38)

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, 2022-10-12 13:42:00, Nella bufera alcuni corsi di laurea di Economia dell’Università ligure. Il pm: il docente scriveva tesi e inviava le risposte giuste via Whatsapp durante le prove. Coinvolti tra gli altri il figli dell’armatore Messina e il nipote dell’arcivescovo Balestrero. A rischio le carriere accademiche , Andrea Pasqualetto

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