Professioni più ricche, ma sempre meno attrattive per giovani. E, di conseguenza, più anziane. Un fenomeno che coinvolge tutto il continente, visto che in Europa, ormai, quasi un libero professionista su due ha più di 50 anni. In Italia, nonostante i redditi degli iscritti alle casse private siano cresciuti del 14,2% dal 2020 al 2022, continua a calare il numero di under 30 interessati alla libera professione; se nel 2014 il 66% dei laureati in ambito giuridico intraprendeva questa strada, nel 2022 la quota è del 36,1%. Oppure, parlando di architettura e ingegneria civile, la quota è passata dal 61,1% al 38,5%. Un trend che, comunque, coinvolge tutto il comparto; l’Italia è ancora ai primi posti in Europa come numero di professionisti, ma dal 2019 al 2022 si è registrato un calo del 7%, in un contesto di crescita occupazionale generalizzata che sta interessando il mercato del lavoro italiano ormai da quasi due anni. È il quadro tracciato dall’8° rapporto sulle libere professioni in Italia, il consueto report sul mondo degli autonomi realizzato da Confprofessioni. Un’analisi del settore, del numero di occupati, dei loro redditi e delle ultime novità normative, corredata da una serie di approfondimenti finalizzati a tracciare gli scenari del futuro. La fuga dei neolaureati «Il dato (allarmante) che emerge in tutti i paesi europei riguarda il netto calo della componente giovanile: oggi in Europa quasi un libero professionista su due ha più di 50 anni». Con queste premesse il rapporto di Confprofessioni apre la discussione sulla partecipazione dei giovani al mercato professionale, che risulta sempre meno massiccia. A livello Ue, nel 2009 i minori di 50 anni erano il 61,2%, nel 2022 invece il 52,5%. Numeri «trainati» da due paesi in particolare: la Germania, passata dal 56% al 36,3% e l’Italia, che nel 2009 vedeva quasi il 70% di professionisti sotto i 50 anni (68,7%) e oggi si attesta al 55,5%. Il trend è ancora più evidente per i neolaureati: «la diminuzione appare particolarmente marcata se si guarda a quelli che sono i tradizionali bacini elettivi delle libere professioni: giuristi, architetti, ingegneri civili, dottori in scienze agrarie e forestali e veterinari. Al 2014 la libera professione costituiva l’approdo naturale per oltre la metà dei laureati in queste discipline (addirittura per i due terzi dei laureati in legge), mentre ad oggi la percentuale è decisamente calata e riguarda un terzo dei dottori in scienze agrarie e forestali e veterinari, il 36% dei giuristi, il 38,5% di architetti e ingegneri», spiegano da Confprofessioni. Cinque anni fa, Almalaurea stimava un’incidenza delle professioni superiore del 9,9% di quella che poi si è effettivamente manifestata. Ancora primi, ma in calo «In alcuni paesi – Germania e Italia in primis – la crisi economica indotta dalla pandemia ha comportato perdite significative tra i liberi professionisti». Un’altra citazione testuale dal report, che permette di inquadrare il calo di liberi professionisti nel continente e, nello specifico, in Italia. Rimanendo nei confini nazionali, dal 2019 al 2022 si sono persi 83,5 mila autonomi, con un calo del 7%. Anche tra il 2021 e il 2022 si è registrata una diminuzione (- 1,9%), nonostante il mercato del lavoro sia cresciuto fortemente in termini di occupati. L’Italia rimane comunque il paese Ue con più professionisti, unica a superare la quota di 1 milione. Guardando all’andamento, però, si registra la disaffezione citata prima: nel 2009 erano 1 milione e 18 mila, nel 2019 più di 1 milione e 200, nel 2021 meno di 1 milione e 140 mila e nel 2022 1,117 milioni. Quasi centomila in meno del periodo pre-pandemia. Il boom dei redditi Il paradosso è che questa fuga sta avvenendo in uno periodo molto florido per il comparto. Tra il 2020 e il 2022, infatti, il reddito medio del settore è cresciuto del 14,2% (dati riferiti agli iscritti alle casse professionali), con numeri molto positivi anche per farmacie (+ 12,4%) e studi notarili (+19%). Unica attività in calo quella degli studi medici e dei laboratori di analisi cliniche (- 5,4%). La corsa è trainata dalle professioni tecniche, i cui dati sono fortemente influenzati dal Superbonus: per gli ingegneri si registra una crescita del 25,9%, per i periti industriali del 21,7%, per i geometri del 37,7%, per i geologi del 29,8%, per gli architetti del 28,4%. Per un 1 milione e 39 mila iscritti alle casse private nel 2022 il reddito medio è di 38.752 euro. Per fare un raffronto, il dato dei dipendenti è di 20,7 mila euro, eppure da due anni questi ultimi crescono. A differenza degli autonomi. News correlate L’articolo originale è stato pubblicato da https://www.italiaoggi.it/news/professionisti-in-fuga-dagli-albi-e-sempre-piu-in-la-con-gli-anni-2620127, https://rss.app/feeds/XZ1D3jMIUZ6g9VaS.xml, di Michele Damiani Autore dell’articolo