la bozza è stata predisposta per il Consiglio dei Ministri
di Alessandra Ricciardi
Il decreto legge, ad oggi nove articoli, è pronto. Dentro la norma salva precari, frutto di una estenuante trattativa con i sindacati dopo l’intesa di palazzo Chigi del 24 aprile scorso, che consentirà a tutti i docenti con almeno tre anni di servizio negli ultimi otto di ottenere l’abilitazione; e poi la ciambella di salvataggio per gli ispettori, l’eliminazione del ricorso al Mepa, il mercato elettronico per gli acquisti nella p.a., per gli enti di ricerca. Il pacchetto va sotto il titolo di misure di straordinaria necessità ed urgenza nei settori dell’istruzione, università e ricerca. Ed è atteso al consiglio dei ministri entro fine luglio.
Secondo quanto risulta a ItaliaOggi, si dispone l’indizione, entro il 2019, di un ciclo di Pas, percorsi abilitativi straordinari, il cui superamento comporta l’abilitazione all’insegnamento per le scuole secondarie di primo e secondo grado. Anche se si tratta di un percorso speciale e indetto solo per il 2019, lo stesso sarà realizzato in più cicli, fino a esaurire tutti i partecipanti. Obiettivo, consentire di assorbire la richiesta anche dove le università non fossero in grado su un solo anno di attrezzarsi per i corsi.
Sono necessari per accedervi tre anni di servizio negli ultimi otto, e sono ritenuti validi non solo gli anni delle statali ma anche delle paritarie e dei centri di formazione professionale. L’articolato ammette anche chi è in possesso del titolo di dottore di ricerca, in tal caso a prescindere dal requisito del servizio triennale. A maggior tutela dei precari, è stata inserita una specifica che consente a chi aveva già iniziato un percorso universitario abilitante, senza riuscire a portarlo a termine per malattia o maternità, di riprenderlo.
Frutto di trattativa con i sindacati la previsione, recepita nell’articolato ad oggi in bozza, del criterio di accesso ai nuovi Pas: sarà lo stesso ministro dell’istruzione e università Marco Bussetti a stabilire l’ordine di ingresso, dando priorità a chi non ha alcuna abilitazione e a quelli che avevano iniziato i percorsi in passato ma sono stati costretti a interrompere gli studi. Entreranno dunque in seconda battuta, se non ci posti subito disponibili, coloro che intendono abilitarsi in altra disciplina rispetto a quella per la quale sono già in possesso del titolo. I posti disponibili saranno stabiliti, con decreto del Miur, per ogni regione e per ogni ateneo.
L’abilitazione, precisa l’articolato, non dà ovviamente diritto all’assunzione a tempo indeterminato ma sana un difetto per il pieno accesso all’insegnamento. Finalizzato invece esclusivamente alle assunzioni il concorso straordinario disciplinato sempre dal dl. Concorso le cui graduatorie saranno utili per tre anni a copertura del 50% dei posti vacanti e disponibili utili alle immissioni.
Vi potranno accedere coloro che hanno lavorato esclusivamente presso le scuole statali vista l’esigenza di ridurre la supplentite, in particolare al Nord, del sistema statale. Servirà avere alle spalle, secondo quanto risulta dalla bozza in lavorazione, almeno un anno di servizio. Si potrà concorrere per un solo posto e per la classe per la quale l’interessato ha avuto già un contratto da supplente. Eliminata la prova preselettiva, la selezione sarà per titoli ed esami, questi ultimi consisteranno in una prova scritta computer based e in un orale. Per i docenti diplomati magistrali licenziati spunta la proroga del contratto fino al 30 giugno 2020. Il tutto a garanzia della funzionalità del sistema.