Proteggere la salute maschile, ecco cosa dovrebbero fare gli uomini di tutte le età

Proteggere la salute maschile, ecco cosa dovrebbero fare gli uomini di tutte le età

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di Vera Martinella

Novembre mese dedicato alla campagna di sensibilizzazione. Dal varicocele ai tumori: quali sono le malattie maschili più frequenti e quali i sintomi da non trascurare

Tutti gli uomini a partire dai 40 anni dovrebbero eseguire una prima valutazione urologica che consentirà di definire un adeguato percorso di prevenzione delle problematiche prostatiche. Allo stesso tempo, una valutazione uro-andrologica è da consigliare anche in età adolescenziale o comunque alla maggiore età per poter riconoscere e trattare adeguatamente un eventuale varicocele e sensibilizzare i giovani al tema della prevenzione di patologie come il tumore del testicolo, che si manifesta per lo più tra i 15 e i 40 anni. Prevenzione e diagnosi precoce sono le parole d’ordine poste al centro dell’attenzione mondiale ogni anno a novembre dalla Fondazione Movember, che in questo mese promuove la campagna di sensibilizzazione sulla salute dell’uomo.

Come si fa la prevenzione nell’uomo

Il nome deriva dalla fusione delle parole inglesi «november», novembre, e «moustache», baffi, diventati simbolo dell’iniziativa a livello globale. Come ogni anno la Società Italiana di Urologia (SIU) ha organizzato diversi eventi con l’intento di sensibilizzare gli uomini a prendersi cura della propria salute e sul sito dell’associazione è disponibile un’area dedicata dove poter trovare le informazioni utili. Come si fa prevenzione nell’uomo? «La salute maschile parte dal check-up urologico – risponde Giuseppe Carrieri, presidente della SIU e professore ordinario di urologia e direttore del dipartimento di urologia all’Università di Foggia –. La visita urologica rappresenta il primo passo fondamentale per poter identificare precocemente le patologie più diffuse del sesso maschile tra cui il tumore della prostata (che con 36mila nuovi casi ogni anno in Italia è il più frequente fra i maschi del nostro Paese) e l’ipertrofia prostatica benigna (che interessa fino a un uomo su due), ma anche malattie più rare come il tumore del testicolo. Una più completa valutazione uro-andrologica consente inoltre di identificare altre patologie molto comuni come il varicocele, che può associarsi a infertilità maschile, e la disfunzione erettile che può essere un primo campanello di allarme per problematiche cardio-vascolari».

Le malattie maschili più frequenti

L’obiettivo è fare in modo che gli uomini si prendano cura della loro salute, che riconoscano i primi segnali di un disturbo e vadano dal medico senza aspettare settimane o mesi, che facciano, in base alla loro età, visite e controlli «a tappe prestabilite» per essere certi di non avere patologie silenti o per intervenire tempestivamente se è il caso. Statistiche alla mano, un ragazzo su quattro tra i 15 ai 25 anni di età soffre di varicocele, una patologia che interessa le vene e il sistema vascolare del testicolo. Tra i giovanissimi, ma non solo, sono poi sempre più frequenti le malattie sessualmente trasmissibili, provocate da vari microrganismi (virus, batteri, funghi, protozoi) che passano da un partner sessuale all’altro. A partire dai 35 anni, poi, l’aumento di volume della ghiandola prostatica si verifica in tutti gli uomini, ma inizia a dare sintomi generalmente intorno ai 50, diventando un disturbo vero e proprio (ovvero l’ipertrofia prostatica benigna), più o meno grave, per circa la metà dei 60enni. Molto frequente è anche la prostatite, un processo infiammatorio che colpisce circa un maschio su quattro, specie sopra i 65 anni di età. 

I sintomi e i controlli

In cosa consiste il chek-up urologico? «La prima valutazione urologica è basata su un’accurata analisi dei possibili fattori di rischio associati alle principali malattie che possono colpire il maschio adulto e sull’attento esame clinico dei genitali esterni e della prostata – spiega Andrea Salonia, professore di Urologia all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano e responsabile dell’Ufficio Formazione della SIU. A questa visita viene inoltre spesso associata l’analisi del sangue per il dosaggio del Psa, che è indice di salute prostatica e marker del tumore della prostata. In casi specifici la visita potrà essere completata da eventuali ecografie dell’apparato urinario o dei testicoli». Soprattutto chi ha familiarità per il tumore alla prostata (padre o fratello con questa neoplasia) o chi ha disturbi della minzione collegati a una patologia prostatica dovrebbe eseguire il test del PSA almeno una volta tra i 45 e i 50 anni e sulla base del risultato si possono poi disegnare le strategie dei controlli, la frequenza dei test e le modalità di intervento. «I principali segnali da non trascurare sono: disturbi urinari (difficoltà ad iniziare la minzione, intermittenza di emissione del flusso, incompleto svuotamento della vescica, flusso urinario debole e lo sforzo nella minzione, elevata frequenza nell’urinare, un aumentato bisogno durante la notte, urgenza di svuotare la vescica e bruciore ad urinare) e sangue nelle urine. Bisogna parlarne con il medico, senza temporeggiare, che decide come proseguire nelle indagini» aggiunge Salonia. 

Tumore alla prostata

Un uomo su otto in Italia farà i conti con una diagnosi di tumore alla prostata. La buona notizia è che, se identificato in fase iniziale, oggi oltre il 90% dei pazienti riesce a guarire o a convivere anche per decenni con la malattia. La cattiva è sempre la stessa da anni: gli uomini sono restii ai controlli e la diagnosi precoce in oncologia può salvare la vita. «Diverse patologie urologiche maschili danno spesso segno di sé solo quando in stadi ormai avanzati in cui diventano più difficili da guarire definitivamente e anche da trattare, perché sono necessarie cure più invasive – conclude Andrea Minervini, responsabile dell’Ufficio ricerca della SIU e direttore del Dipartimento di urologia oncologica mininvasiva robotica e andrologica al Careggi di Firenze -. Poter informare adeguatamente l’uomo sui rischi per la sua salute e consentire una diagnosi precoce ha quindi di importanza fondamentale. Le terapie a disposizione oggi sono moltissime, anche per il carcinoma prostatico sia ai primi stadi, quando è localizzato e non ha ancora dato metastasi, sia nelle fasi più avanzate di malattia, dove ci sono nuove molecole in grado di allungare e migliorare la vita anche dei pazienti più “difficili” da curare. Certo è che prima si individua la neoplasia, maggiori sono le probabilità di guarire e di farlo con terapie che hanno pochi effetti collaterali».

22 novembre 2022 (modifica il 22 novembre 2022 | 15:41)

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, 2022-11-22 15:57:00, Novembre mese dedicato alla campagna di sensibilizzazione. Dal varicocele ai tumori: quali sono le malattie maschili più frequenti e quali i sintomi da non trascurare, Vera Martinella

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