Presentati i risultati delle prove Invalsi 2023. Risultati che non sorprendono, e nelle sue criticità riflettono fenomeni e tendenze di lungo periodo messi in luce, in Italia, da quando si fanno rilevazioni, anche parziali o campionarie (come quelle delle indagini comparative internazionali IEA e Ocse-PISA) sulle prestazioni degli alunni nelle cosiddette competenze di base (lingua materna, matematica, cui si è ora aggiunto l’inglese). Si è tornati insomma alla “normalità” degli storici squilibri territoriali e per tipo di scuola e di classe che si registravano in Italia prima del 2020, primo anno investito dall’epidemia di Coronavirus.
Il peggioramento delle prestazioni rispetto ai livelli pre-pandemia era atteso, e d’altra parte si è verificato in tutto il mondo, ma va detto che la sua consistenza appare in Italia meno rilevante di quanto osservato in altri Paesi, in particolare negli Stati Uniti d’America.
I risultati delle prove Invalsi 2023 confermano, in Italia, il dramma degli squilibri Nord-Sud, malgrado qualche lievissima attenuazione, e la scarsa efficacia degli investimenti effettuati negli anni (ormai decenni) in favore delle Regioni del Sud destinatarie dei Fondi europei. Un campanello d’allarme anche per quanto riguarda le modalità di intervento del PNRR.
Più in generale si osserva che l’enfasi posta in modo pressoché esclusivo sulle competenze di base penalizza tutti quegli alunni che mostrano capacità e attitudini che si esprimono in campi e in forme diverse da quelle rilevate dalle prove Invalsi 2023, e che meriterebbero maggiore attenzione, come ha più volte sottolineato l’attuale ministro dell’istruzione e del merito, Giuseppe Valditara.
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