Luca Fantò, Segretario cittadino PSI Vicenza – Mentre da più parti si alzano cori che esaltano “le sorti magnifiche e progressive” dell’autonomia, da Vicenza una voce fuori dal coro lancia l’allarme.
Si è tenuto ieri a Vicenza, organizzato dal PSI, un incontro sulla regionalizzazione dell’Istruzione pubblica. All’incontro sono intervenuti i Segretari provinciali dei principali sindacati dalla scuola e il referente Veneto del “Comitato no AD”. Ha introdotto i lavori Michele Stratta, di Giuristi Democratici.
Da tutti gli interventi è emersa la preoccupazione per quanto potrebbe accadere se l’Istruzione pubblica dovesse essere regionalizzata.
Dalle relazione dei presenti e dagli interventi che sono seguiti, sono emerse diverse possibili criticità. Il rischio concreto che la creazione di venti sistemi scolastici regionali possa indebolire il sentimento di unità nazionale che è alla base della nostra Costituzione e della comunità nazionale. Il rischio di uno spostamento di risorse dalle scuole pubbliche a quelle private determinando divisioni sociali anche all’interno delle Regioni stesse. Il rischio concreto che l’autonomia regionale possa
replicare i molti danni fatti dall’autonomia scolastica concessa agli Istituti dal DPR 275/99.
Il rischio che di fronte ad emergenze sinora affrontate a livello nazionale con risorse statali, le Regioni possano trovarsi in difficoltà potendo contare su fondi limitati alle risorse territoriali. Non ultimo, il rischio, per la Regione, in caso di ricorsi burocratici, frequenti e talvolta inevitabili, i territori si trovino a dover sostenere spese pesantissime, anch’esse, sinora sostenute dallo Stato.
Insomma, dall’incontro tenutesi ieri a Vicenza è emersa una sostanziale domanda: è veramente vantaggioso, dal punto di vista anche economico oltre che culturale e sociale, regionalizzare l’Istruzione pubblica?