Orsini, purché sia Ampio

Orsini, purché sia Ampio

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Il professor Orsini il mio personaggio dell’anno e ogni suo intervento sui social suscita nella parte peggiore di me una morbosa curiosit. L’altro giorno spiegava con giustificato orgoglio che le sue mani e il loro muto ma esaustivo linguaggio sono oggetto di studio da parte degli psicologi. Non ne dubitavo, stupisce semmai che si limitino alle mani. Ma il meglio, l’esimio prof, lo teneva in serbo per il video in cui si occupato di un articolo del New York Times scritto da William J. Ampio. Affinch non ci fossero dubbi sul cognome di chiare ascendenze italiane, ne ha scandito le lettere una per una: A.M.P.I.O. Poi ha precisato che si trattava del testo originale in inglese e che lui sarebbe andato traducendolo l per l. Il fatto che Orsini citasse con tanta cura una firma del Paese invasore, gli Stati Uniti, ha spinto qualcuno ad approfondire parole e opere di William J. Ampio. Purtroppo, le ricerche nell’archivio del New York Times hanno dato esito negativo: degli scritti di questo Ampio non vi era traccia. Non dico un editoriale, ma neanche una rubrica di giardinaggio. In compenso risultavano numerosi articoli di William J. Broad, compreso quello che Orsini stava traducendo.

E Broad, in inglese, significa per l’appunto Ampio. Qualche maligno ha avanzato il sospetto che, per smascherare le magagne della Nato, l’analista internazionale Orsini utilizzi il traduttore automatico di Google. Io l’ho fatto: ho digitato il suo cognome in cirillico ed venuto fuori URSSini.

Il Caff di Gramellini vi aspetta qui, da marted a sabato. Chi abbonato al Corriere ha a disposizione anche PrimaOra, la newsletter che permette di iniziare al meglio la giornata. Chi non ancora abbonato pu trovare qui, con una nuova offerta, le modalit per farlo, e avere accesso a tutti i contenuti del sito, tutte le newsletter e i podcast, e all’archivio storico del giornale.

20 dicembre 2022, 07:09 – modifica il 20 dicembre 2022 | 08:25

© RIPRODUZIONE RISERVATA

, 2022-12-20 07:39:00,

Il professor Orsini il mio personaggio dell’anno e ogni suo intervento sui social suscita nella parte peggiore di me una morbosa curiosit. L’altro giorno spiegava con giustificato orgoglio che le sue mani e il loro muto ma esaustivo linguaggio sono oggetto di studio da parte degli psicologi. Non ne dubitavo, stupisce semmai che si limitino alle mani. Ma il meglio, l’esimio prof, lo teneva in serbo per il video in cui si occupato di un articolo del New York Times scritto da William J. Ampio. Affinch non ci fossero dubbi sul cognome di chiare ascendenze italiane, ne ha scandito le lettere una per una: A.M.P.I.O. Poi ha precisato che si trattava del testo originale in inglese e che lui sarebbe andato traducendolo l per l. Il fatto che Orsini citasse con tanta cura una firma del Paese invasore, gli Stati Uniti, ha spinto qualcuno ad approfondire parole e opere di William J. Ampio. Purtroppo, le ricerche nell’archivio del New York Times hanno dato esito negativo: degli scritti di questo Ampio non vi era traccia. Non dico un editoriale, ma neanche una rubrica di giardinaggio. In compenso risultavano numerosi articoli di William J. Broad, compreso quello che Orsini stava traducendo.

E Broad, in inglese, significa per l’appunto Ampio. Qualche maligno ha avanzato il sospetto che, per smascherare le magagne della Nato, l’analista internazionale Orsini utilizzi il traduttore automatico di Google. Io l’ho fatto: ho digitato il suo cognome in cirillico ed venuto fuori URSSini.

Il Caff di Gramellini vi aspetta qui, da marted a sabato. Chi abbonato al Corriere ha a disposizione anche PrimaOra, la newsletter che permette di iniziare al meglio la giornata. Chi non ancora abbonato pu trovare qui, con una nuova offerta, le modalit per farlo, e avere accesso a tutti i contenuti del sito, tutte le newsletter e i podcast, e all’archivio storico del giornale.

20 dicembre 2022, 07:09 – modifica il 20 dicembre 2022 | 08:25

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, Massimo Gramellini

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