Bunker, iodio e orgoglio nazionalista: così resiste Zaporizhzhia

Bunker, iodio e orgoglio nazionalista: così resiste Zaporizhzhia

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di Lorenzo Cremonesi

Nella regione devastata dai missili, i civili sono certi dell’esito della guerra: «Vinceremo». Ma c’è l’incubo nucleare

DAL NOSTRO INVIATO

ZAPORIZHZHIA Dalla paura alla rabbia. Abbiamo trascorso le ultime ore a cercare di capire come i bombardamenti russi su Zaporizhzhia stiano influendo sulla popolazione. A osservare i viali del centro con la gente che ogni tanto si ferma a fotografare le macerie dei palazzi sventrati con le lacrime agli occhi e spedisce le immagini a parenti e amici sfollati, a vedere invece quelli che guardano furtivi e subito accelerano il passo, viene da pensare che l’attacco sulle città stia sortendo l’effetto sperato di fiaccare il morale del nemico. Ma, parlando con gli abitanti, è possibile comprendere quanto il ricatto del terrore sortisca un effetto boomerang destinato a danneggiare, se non elidere del tutto, i piani di Putin.

«Anche noi giornalisti credevamo che il trauma dei bombardamenti avrebbe prevalso. Ma così non è stato: dopo quasi otto mesi di guerra, il sentimento identitario nazionale si è fatto molto più forte», afferma Olga Lebedeva, 33enne capo redattrice della televisione privata regionale Alex Tv. E spiega: «Va ricordato che la regione di Zaporizhzhia sino a Melitopol e in generale le zone contadine del Centrosud vennero gravemente decimate dalla grande fame, l’Holodomor come lo chiamiamo riferendoci alla gravissima repressione voluta da Stalin tra il 1932-33 per punire gli ucraini che si opponevano ai programmi di collettivizzazione forzata. Morirono a milioni e allora il regime comunista trasferì in queste terre milioni di suoi cittadini. Fu la russificazione dell’Ucraina, tanto che ancora oggi la maggioranza tra noi è figlia di famiglie russe. Io stessa ho diversi parenti che vivono in Russia, per esempio la mamma di mio marito. Eppure, dall’inizio dell’invasione il 24 febbraio, la grande maggioranza si è come “ri-ucrainizzata”, ha rinnegato le radici russe, sino a coltivare un fiero sentimento di separatezza. Putin ha involontariamente smontato la grande operazione di ingegneria sociale costruita ai tempi di Stalin: Zaporizhzhia grazie a lui è tornata ucraina».

Lo provano per esempio le parole della giurista 45enne Irina Timofeieva, che incontriamo di fronte ai resti del suo appartamento devastato dai missili caduti all’alba di lunedì. «Mi sono salvata per pura fortuna, visto che nel mio palazzo hanno perso la vita una decina di vicini. Quella notte avevo deciso di restare a dormire a Dnipro, dove lavoro al tribunale», dice. L’inquietudine per lo scampato pericolo dura solo un attimo, quindi aggiunge: «Putin è un assassino. Ma non può farcela, saremo noi a liberarci di lui. Vinceremo perché siamo più forti e determinati. Zelensky lotta come un leone. E alla fine Putin sarà costretto a porre fine a questa guerra che solo lui ha voluto».

Mentre abbandoniamo l’area delle macerie giunge notizia di nuovi bombardamenti. Nella cittadina di Avdiivka, nel Donbass, è stato colpito un mercato: 7 morti e 8 feriti. La stessa area di Zaporizhzhia la notte scorsa è stata bombardata almeno 7 volte. I media locali tornano a ripetere che la rappresaglia russa mira adesso soprattutto sui civili, cosa che sembra confermata dai fatti sul terreno. Tuttavia, una versione più interessante è fornita da Vladimir Marchuk, portavoce della municipalità: «Va sempre tenuto conto che siamo in guerra e il nostro esercito, per ovvie ragioni, non rivela che ci sono morti tra i soldati e neppure quali obbiettivi militari siano stati colpiti. Noi siamo consapevoli che non ci sono soltanto vittime civili».

12 ottobre 2022 (modifica il 12 ottobre 2022 | 23:52)

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, 2022-10-13 05:36:00, Nella regione devastata dai missili, i civili sono certi dell’esito della guerra: «Vinceremo». Ma c’è l’incubo nucleare, Lorenzo Cremonesi

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