Putin manda messaggi politici con i missili, la Russia conduce una guerra d’attrito

Putin manda messaggi politici con i missili, la Russia conduce una guerra d’attrito

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di Andrea Marinelli e Guido Olimpio

La Russia conduce una guerra d’attrito. Per la prima volta, Mosca ha impiegato un’arma ipersonica e continua con le tattiche viste a Grozny e Aleppo: un segnale minaccioso. I russi possono attendere più a lungo, e farlo pesare sui negoziati

Putin usa l’arsenale per lanciare messaggi politici. Per la prima volta, ha impiegato un’arma ipersonica e continua con le tattiche — antiche — viste a Grozny e Aleppo: le cannonate indiscriminate, che non fanno grande distinzione fra obiettivi militari e civili. Lo zar conduce una guerra d’attrito per logorare il più possibile l’avversario e la popolazione inerme, puntando così ad avere una posizione di forza negoziale. La giornata si è aperta con una sorpresa: un Kinzhal avrebbe centrato un deposito sotterraneo nell’ovest ucraino, la grande retrovia. È un missile che fila dieci volte la velocità del suono, lanciabile da Mig 31 e Tu23, difficile da intercettare, può portare — se serve — una carica nucleare, è guidato da sensori che ne accrescono la precisione.

Ciò che conta qui è il suo impiego. È un segnale minaccioso, la prova che i russi sono pronti a ricorrere a qualsiasi mezzo. Evitano di esporre i caccia (ne hanno persi molti, infatti si sono affidati ai cruise), ma colpiscono con un ordigno «non comune», che evoca i continui riferimenti del Cremlino alle super armi. È un modo per alludere, indirettamente, alla «lancia» non convenzionale, ben sapendo l’effetto sulle opinioni pubbliche occidentali. HI Sutton, analista di questioni navali, ha ipotizzato la presenza di un sottomarino nucleare classe Akula nelle acque orientali del Mediterraneo, uno spazio marittimo dove incrocia la task force russa che usa il porto siriano di Tartus come sponda. Un altro esperto, Rob Lee, rimarca come l’aviazione di Putin continui ad avere un ruolo minore e comunque non decisivo. E questo incide sul contrasto degli avversari. Un «debolezza» già evidenziata ma che lo Stato Maggiore non ancora corretto. Forse perchè non è in grado.

Insieme all’exploit missilistico, Mosca ha continuato a martellare. Copre le sortite delle sue truppe e sfianca il nemico. I russi sono entrati a Mariupol, città martire, dove i resistenti sono chiusi in alcune sacche: l’eventuale conquista — avvisano gli analisti — permetterà di spostare risorse verso altri target nel sud, regione dove gli ucraini devono sempre stare attenti a non finire intrappolati. È chiaro che Mosca sta guadagnando terreno, anche se non con la velocità prevista. I tempi lunghi possono essere uno svantaggio — il conflitto diventa palude — ma anche un vantaggio, tenendo conto delle risorse non infinite degli ucraini, specie se i russi riusciranno a interferire con i rifornimenti occidentali. Kiev lamenta la morte di oltre 80 soldati nella caserma di Mykolaiv, nel sud.

Nel settore settentrionale, invece, i genieri hanno iniziato a costruire postazioni interrate dove si sono infilati tank e blindati, non più allineati lungo gli assi stradali che li avevano resi vulnerabili alle imboscate delle unità leggere della resistenza. Sono ancora gli osservatori a fornire spunti esaminando le foto satellitari: alcune di queste «buche» non hanno il gradino che permette al carro di «uscire», sparare, e poi rientrare nel guscio di terra. Piccoli dettagli per specialisti, ma degni di nota per valutare l’insieme: questo tipo di soluzione è temporanea, ma è anche l’indizio di un momento di attesa, mentre i lunghi calibri arano i quartieri.

Il quadro resta quello drammatico degli ultimi giorni. I russi bersagliano con tutto ciò che hanno le aree abitate, conducono puntate incontrando la solita resistenza degli aggrediti. I cannoni, i missili guidati, i razzi permettono di «battere» le linee avversarie in relativa sicurezza. È il boa che soffoca, c’è l’intento di rendere la vita impossibile a chi è chiuso in uno scantinato, in un tunnel, in un garage. Restano i soliti nodi logistici, ripetono gli esperti: lo zar non sembra avere i numeri sufficienti per chiudere la morsa su Kiev e poi mantenerla nonostante abbia ormai impegnato il 90 per cento del dispositivo mobilitato, anche perché ha subito grosse perdite fra le truppe di élite necessarie a conquistare territorio e a prendere il controllo della capitale.

Il Guardian rilancia la notizia dell’arrivo di 150 mercenari siriani, ingaggiati da Mosca per accrescere i ranghi, l’avanguardia di un contingente che potrebbe essere più ampio. Carne da cannone, tagliagole responsabili di eccidi in Patria: l’ideale per i piani di «pulizia». Dall’altra parte le perdite ci sono, come c’è l’usura dopo settimane di operazioni: considerazione che vale per entrambi i contendenti. Questa è il vero vantaggio dell’esercito di Putin: può restare in attesa più a lungo, facendolo pesare sui negoziati.

Le aperture di Volodymyr Zelensky — principalmente la rinuncia alla Nato e lo status di neutralità — non sono sufficienti per Putin, che ha bisogno di una vittoria da esibire politicamente e non accetterà una mediazione: l’ottimismo dimostrato dai russi sui negoziati potrebbe essere soltanto il tentativo di evitare nuovi sanzioni, lo Zar potrebbe «accontentarsi» di un cessate il fuoco che gli permetterebbe di mantenere i territori conquistati sul campo. Non è chiaro però quanti siano disposti a sacrificarne il presidente ucraino e i suoi uomini per arrivare a un accordo, che preveda il ritiro delle truppe russe e la fine delle sofferenze: a Kiev non hanno ancora preso una decisione, e soprattutto devono capire come potranno comunicarla — e farla accettare — al popolo ucraino.

19 marzo 2022 (modifica il 19 marzo 2022 | 17:08)

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, 2022-03-19 16:34:00, La Russia conduce una guerra d’attrito. Per la prima volta, Mosca ha impiegato un’arma ipersonica e continua con le tattiche viste a Grozny e Aleppo: un segnale minaccioso. I russi possono attendere più a lungo, e farlo pesare sui negoziati, Andrea Marinelli e Guido Olimpio

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Pietro Guerra

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