di Antonio Carioti
Il sovrano nacque il 9 giugno 1672 a Mosca. L’attuale presidente lo considera un modello per la difesa della sovranità russa
Noto come il grande modernizzatore della Russia, lo zar Pietro I, detto il Grande, la governò con il pugno di ferro e, oltre a compiere diverse altre imprese, represse la rivolta dei cosacchi ucraini, alleati degli svedesi. Non c’è da stupirsi che oggi il leader del Cremlino Vladimir Putin, celebrando i 350 anni della sua nascita, lo indichi come un modello a cui ispirarsi, anzi si paragoni a lui in quanto difensore strenuo della sovranità russa.
Nato il 9 giugno 1672 a Mosca, che allora era la capitale, il piccolo Pietro perse il padre, lo zar Alessio, all’età di nemmeno quattro anni e salì al trono nel 1682, ancora bambino, sotto la reggenza della madre Natalia. Seguirono vicende dinastiche piuttosto turbolente che videro Sofia, sorellastra di Pietro (che era figlio di secondo letto), strappare per sé la reggenza fino a quando non venne esautorata nel 1689. Da quel momento Pietro fu zar a pieno titolo, anche se per qualche anno si disinteressò degli affari di Stato dedicandosi alla vita militare e alla navigazione, di cui era molto appassionato.
Nel 1695 decise di passare dalle esercitazioni alla guerra vera e attaccò la fortezza turca di Azov, sull’omonimo mare, nell’attuale ucraina. Il primo tentativo fallì, ma il secondo ebbe successo. Per proseguire la lotta contro gli ottomani, Pietro organizzò la Grande Ambasceria, una spedizione in Occidente per cercare alleati. Lui stesso vi partecipò in incognito sotto il nome di Piotr Mikhajlov ed ebbe modo di apprezzare le istituzioni e la tecnologia di Paesi come la Prussia, l’Olanda, l’Inghilterra e l’Austria.
Nel 1698 Pietro tornò in Russia per reprimere nel sangue una rivolta degli streltsy, truppe scelte che erano una sorta di pretoriani degli zar: numerosi ribelli furono torturati e impiccati. Poi il sovrano avviò una politica di riforme ispirata all’Occidente. Riorganizzò l’esercito; fondò una potente marina militare; cambiò il calendario; instaurò un sistema amministrativo basato sul merito; costrinse i boiardi, dignitari della corte russa, a tagliarsi la barba e a vestire all’europea; creò officine e scuole; inviò giovani dotati all’estero per istruirsi. Impose anche la bandiera russa tuttora in uso, ispirandosi a quella olandese, ma cambiando l’ordine dei colori (bianco, azzurro e rosso) disposti in orizzontale.
Nel 1700, deciso a espandere il suo regno sul Mar Baltico, Pietro il Grande dichiarò guerra alla Svezia, all’epoca potenza dominante della regione. Si tratta del conflitto rievocato da Putin e durato ben 21 anni: la Grande guerra nel Nord, durante la quale lo zar fondò nel 1703, impiegando molti architetti stranieri, la bella città di San Pietroburgo, che divenne la sua capitale nel 1712 al posto di Mosca.
Nel frattempo si era giocata la partita decisiva con il re di Svezia Carlo XII, che con grande temerarietà nel 1708 aveva lanciato un’offensiva nel cuore del territorio nemico, contando sull’alleanza con i turchi e soprattutto con i cosacchi ribelli di Zaporozhie, comandati da quell’atamano Ivan Mazeppa che oggi gli ucraini considerano un eroe nazionale. La battaglia decisiva si svolse a Poltava, proprio nell’attuale Ucraina orientale, il 29 giugno 1709. L’esercito di Pietro il Grande ebbe la meglio e gli svedesi non si ripresero più da quella pesante disfatta.
Dopo la pace con la Svezia del 1721, che assicurò alla Russia una notevole espansione territoriale, Pietro si fece acclamare imperatore (fino allora quello di zar era un titolo di re) e proseguì nella politica di riforme, sottomettendo la Chiesa ortodossa al suo potere, ristrutturando il sistema fiscale e l’apparato burocratico. Dopo un’ultima campagna militare contro la Persia, lo zar morì l’8 febbraio 1725. Prima di Putin a ricordarlo positivamente è stato Iosif Stalin, che ne apprezzava la politica di modernizzazione accelerata, assimilandola a quella da lui praticata con i piani quinquennali da cui nacque la potenza industriale sovietica.
10 giugno 2022 (modifica il 10 giugno 2022 | 14:43)
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