di Franco StefanoniProblemi e rimedi secondo Federico Anghel di The good lobby. A fronte di tanta burocrazia preventiva, le verifiche ex post risultano lasche Rendere obbligatorio il Registro della trasparenza per Parlamento europeo e Consiglio europeo come gi accade per la Commissione europea; poter monitorare l’agenda degli incontri di lavoro dei parlamentari di Strasburgo; autorizzare controlli indipendenti su tutte e tre le istituzioni cardine della Ue; regolare il fenomeno delle porte girevoli che consente agli ex eurodeputati di accedere agli uffici delle istituzioni; bloccare il cortocircuito causato da quel 30% e passa di parlamentari che, una volta eletti, non lasciano la propria attivit professionale. Sono i suggerimenti di Federico Anghel, direttore di The good lobby (Ong impegnata a difendere la cultura partecipativa dei cittadini), per evitare altri inciampi alle istituzioni Ue alla luce dell’inchiesta belga su presunte tangenti da parte di Qatar e Marocco in favore di parlamentari disposti a parlar bene di quei governi. Milioni di euro in cambio di favori d’immagine. Double checkFrotte di lobbysti puntano quotidianamente sulle istituzioni Ue poich per loro spesso vitale ottenerne l’ascolto. Tutto fisiologico e consentito, a patto di muoversi nel rispetto della legge e di essere trasparenti. A Bruxelles e Strasburgo le regole in tal senso valgono tuttavia solo per alcuni. La Ue, con oltre 30 mila lobbysti a Bruxelles (capitale dei gruppi di pressione seconda solo a Washington, ndr), considerata un faro della trasparenza, racconta Anghel, ma in realt esistono ampie falle, specialmente in Parlamento. Il Registro della trasparenza, a cui sono iscritti oggi oltre 13 mila soggetti (aziende, societ di lobbying, Ong, associazioni di categoria, sindacati, studi legali, confessioni religiose) e la cui inclusione consente di operare con le istituzioni, ritenuto poco efficace. Infatti, da un lato i dati dei soggetti (fatturati, personale, storia ecc) non sono omogenei rendendoli poco affidabili. Dall’altro solo la Commissione europea (commissari e alti funzionari), ovvero l’organo esecutivo, ha l’obbligo di dichiarare le attivit e gli incontri avuti con le lobby. Qui il controllo a cosiddetto double check: quanto verbalizzato dal lobbysta e quanto dalla Commissione deve coincidere. Le scelte dei gruppiNon funziona cos per con i 705 parlamentari che legiferano e votano risoluzioni. Nessun obbligo: gli incontri restano discrezionali, autonomi e privati. La mancanza di vincoli (eccetto la denuncia dei regali ricevuti, ndr) rivendicata dagli eurodeputati in base al principio della libert di azione per chi eletto, spiega il direttore di The good lobby, una indisponibilit tuttora inscalfibile. Anche se va detto che obblighi sussistono in Parlamento per i relatori dei dossier seguiti, per i presidenti di commissione e per i cosiddetti relatori ombra, ovvero delle minoranze politiche. Inoltre, per quanto i singoli eurodeputati siano svincolati dal rendere conto di ci che fanno, i gruppi parlamentari a cui appartengono possono decidere diversamente fissando regole autonome. Come segnala Transparency international Ue, primi nel collaborare sono i Verdi, meno accade invece con S&D e Ppe, molto meno con le destre. Porte girevoliTra il giugno 2019 e il luglio 2022 a Bruxelles e Strasburgo gli incontri di lobbysti con il Parlamento sono stati circa 28 mila, ma solo met resi pubblici secondo le regole del registro. I Paesi pi virtuosi risultano il Lussemburgo (100%), la Svezia (95%) e la Danimarca (93%), mentre in fondo alla classifica si trovano Lettonia (25%), Cipro (17%) e Grecia (10%). Un conto per sono le autorizzazioni e le dichiarazioni ex ante, un altro le verifiche ex post. Il punto, conferma Anghel, che a fronte di una grande mole di burocrazia preventiva, spesso esagerata, i controlli successivi scarseggiano, sono laschi. Non esistono organi indipendenti che verifichino il rispetto delle regole da parte di Consiglio, Commissione e Parlamento europeo. La sola sanzione in caso di violazione da parte del lobbysta (che dal 2022 pu incorrere in verifiche amministrative) il ritiro della tessera del registro. In pi, mentre per la Commissione previsto un periodo di raffreddamento da uno a tre anni durante il quale commissari e alti funzionari che lasciano l’ente non possono operare su ci di cui si occupavano – trasformandosi in lobbysti -, questo per i parlamentari non previsto. Avviene cos il fenomeno delle porti girevoli, come sarebbe accaduto con Antonio Panzeri, ex eurodeputato e poi fondatore della Ong Fight impunity (cosa che gli permetteva di avere accesso facile alle istituzioni). Oggi chi termina con la presenza di un seggio in Parlamento ha diritto a un’indennit, per ricollocarsi, ricorda il direttore di The good lobby, ma io credo che sia necessario, anche per loro, un periodo di raffreddamento di almeno un anno. 15 dicembre 2022 (modifica il 15 dicembre 2022 | 11:39) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-12-15 10:39:00, Problemi e rimedi secondo Federico Anghelè di The good lobby. «A fronte di tanta burocrazia preventiva, le verifiche ex post risultano lasche», Franco Stefanoni