Quale impatto della pandemia nella didattica a distanza. Il rapporto Indire

Quale impatto della pandemia nella didattica a distanza. Il rapporto Indire

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La newsletter di Indire Indireinforma nel numero di febbraio 2022 pubblica la prima parte dell’indagine Impatto della pandemia sulle pratiche didattiche e organizzative delle scuole italiane nell’anno scolastico 2020/21, che analizza l’andamento della didattica nel corso delle varie fasi della pandemia. Si tratta di una prima analisi, che avrà ulteriori sviluppi, da cui riflettere per ricavarne soluzioni didattiche e organizzative adottabili in futuro.

Ne dà notizia un articolo a firma di Luca Rosetti, che riassume gli aspetti più importanti della ricerca.

L’indagine è stata condotta attraverso un questionario online rivolto a un campione selezionato di 2.546 docenti a tempo indeterminato, non di sostegno (1.994 donne e 552 uomini): il 26,8% di scuola primaria, il 20,3% di scuola secondaria di primo grado e il restante 52,9% di scuola secondaria di secondo grado. A livello geografico, il 20,1% è del nord ovest, il 26,7% del nord-est, il 17,4% del centro, il 35,8% del sud e isole.

A differenza del primo lockdown, quando la chiusura totale delle scuole aveva condotto all’attivazione della didattica a distanza (DaD) come unica modalità di interazione tra i docenti e gli studenti, nell’anno scolastico 2020/21 si è diffusa la didattica digitale integrata (DDI) come modalità complementare – e non alternativa – alla presenza.

Nel corso dell’a.s. 2020/21 c’è stata la propensione a ritornare alla didattica in presenza, adottata dal 72,1% dei docenti interpellati. Ma la maggioranza degli insegnanti italiani ha sperimentato con frequenza anche la didattica a distanza (68,6%), e quella ibrida (48,2%) o alternata (45,2%). Tra le metodologie utilizzate dai docenti il Project-Based Learning, la Flipped classroom, il Debate, l’Apprendimento cooperativo, la Didattica breve, che erano tra quelle raccomandate dal Ministero ma che spesso erano già state adottate anche prima della pandemia.

Quanto alle risorse didattiche utilizzate il libro di testo resta quella nettamente prevalente: nella scuola primaria, il 53,9% dei docenti l’ha utilizzato “sempre” e nel 39,7% “spesso”; nella scuola secondaria di primo grado, le percentuali sono rispettivamente del 49,3% e del 38,5%, mentre nella secondaria di secondo grado sono del 46,8% (“sempre”) e del 38,4% (“spesso”). Le risorse didattiche utilizzate nella scuola primaria dalla maggioranza dei docenti comprendono, oltre al libro di testo, contenuti digitali o espansioni digitali dei libri di testo, contenuti scannerizzati provenienti da altri libri di testo, contenuti digitali autoprodotti per le lezioni, contenuti provenienti da fonti informali, contenuti provenienti da spunti educativi offerti da webinar o da altre iniziative di formazione.

Insomma, almeno per ora, prevalgono la didattica in presenza e il libro di testo, anche se alcuni semi per la loro integrazione sono stati gettati, e cominciano a dare frutti, come mostrano le numerose esperienze innovative di cui abbiamo dato conto e i primi riscontri pervenutici in redazione a seguito del lancio della nostra più recente iniziativa “Marzo 2020 – marzo 2022: cosa è cambiato a scuola?

© RIPRODUZIONE RISERVATA

, , Pubblicato da Orazio Niceforo
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