Quando fiorirono le arti e i saperi: con il «Corriere» la collana sul del Rinascimento

Quando fiorirono le arti e i saperi: con il «Corriere» la collana sul del Rinascimento

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di PIERLUIGI PANZA

Giovedì 20 ottobre in edicola con il quotidiano il primo titolo della rassegna diretta da Franco Cardini. Una profonda rivoluzione civile nata nella Firenze del Quattrocento. Il culto della bellezza e l’autonomia della sfera politica da quella religiosa

Dopo che le voci dell’Encyclopédie di Diderot e D’Alembert e il pensiero di Voltaire tumularono il Medioevo come epoca bassa e buia (decenni dopo sarebbe stato rivalutato dai poeti romantici) l’Europa inventò il Rinascimento. Sintesi miliare per la definizione di quest’epoca fu La civiltà del Rinascimento in Italia, pubblicato nel 1860 dall’erudito protestante Jacob Burckhardt. Ecco l’incipit: «La lotta fra i Papi e gli Hohenstaufen finì col lasciare l’Italia in uno stato diverso da quello degli altri Paesi occidentali…»: Burckhardt fissò così il luogo di fondazione di questa Kultur nell’Italia del Quattrocento. E questo aspetto non fu mai posto in dubbio.

Il Rinascimento è l’Umanesimo portato a fioritura. L’Umanesimo riguarda soprattutto il mondo delle lettere e delle arti e la riscoperta degli autori antichi, che portò a una rivoluzione nella conoscenza attraverso la nascita del libro e la pedagogia. Il Rinascimento, invece, è da collocarsi nel Cinquecento e si caratterizza per una dinamica sociale più articolata, l’affermarsi della centralità dell’individuo e della libertà e una politica delle élite nobiliari in competizione con la Chiesa romana. Tutto ciò accompagnato da una vasta produzione letteraria e artistica e da una attenzione tecnica e scientifica che aprì le porte alla successiva rivoluzione galileiana.

Con il Rinascimento incomincia l’Età Moderna, che consiste nell’avvio delle scoperte geografiche (Colombo, Magellano, Vasco da Gama), lo spostamento di individui e di popoli, il primato dell’individualismo (Alberti e Leonardo, che pongono l’uomo come microcosmo al centro del mondo) e dell’economia e, grazie alla conoscenza e alla tecnologia, l’egemonia dell’Europa sul mondo conosciuto e da conoscere. Ciò — anche se appare oggi una volontà di dominio che la globalizzazione in corso dispiega acriticamente — avviò quel cammino che portò all’Illuminismo, ovvero, tra molti sbagli, al miglioramento della felicità individuale e collettiva e all’estensione della vita umana. L’islam, che non abbracciò questa svolta, restò in un mondo teocratico; la Cina e il Giappone restarono in universi fondati sulla ritualità della tradizione; l’America fu scoperta e conquistata.

Il Rinascimento introdusse l’autonomia delle sfere politica, economica, giuridica e tecnologica da quella religiosa anche grazie alla Riforma protestante, un’autonomia senza la quale nessun individuo sarebbe realmente libero. Il Rinascimento scoprì la Bellezza come culto laico: l’arte cessò da allora di essere solo artigianato e mestiere per farsi disvelamento attraverso il valore estetico, espressione dei sentimenti e delle passioni (anche l’amore) con Francesco Petrarca in poesia e con Giovanni Bellini, Leonardo da Vinci e Raffaello Sanzio nella pittura. Persino le feste e la moda (cosa c’è, oggi, di più seguito delle «tendenze» del trendy?), la capacità di leggere e scrivere si affermarono dal Rinascimento.

Questa rivoluzione civile nacque nella Firenze del Quattrocento, in cui i Medici regnavano e finanziavano e in cui arte e scienza si saldavano nell’emblematica messa a punto della prospettiva brunelleschiana, la cui cupola diventa simbolo per tutta la civitas. Il Rinascimento è l’epoca delle prime identità e «autonomie» locali e anche del multipolarismo: le corti di Ferrara e Mantova, Venezia che ha rapporti con Bisanzio e l’Oriente, la Roma di Cola di Rienzo e poi di Giulio II e Leone X, di Raffaello protettore delle Antichità, le Napoli e Palermo federiciane e angioine, la Milano degli Sforza cantata come «nuovo Parnaso» dal poeta fiorentino Bellincioni, Bologna e Padova sedi delle più celebri università del mondo…

Un apparente paradosso del Rinascimento è che la prima fase di questa rivoluzione della Modernità si è compiuta con l’affermazione di un ritorno all’Antico grazie alle riscoperte dei codici con filologi come Lorenzo Valla, Poggio Bracciolini, Coluccio Salutati o Leonardo Bruni… Ma questa non è una contraddizione bensì la rivendicazione di un metodo che oggi sembriamo incapaci proseguire, ovvero che il progresso è frutto di un inscindibile legame con il passato, si fonda su di esso che conserviamo come patrimonio in quella cassetta di sicurezza che è la conoscenza storica. È il Rinascimento che ci ha insegnato non vivere solo nel presente.

Burckhardt offre un affresco di questa trasformazione considerando le vicende rinascimentali come un’epoca unitaria. Dopo questo libro introduttivo, nella collana curata da Franco Cardini che il «Corriere della Sera» propone, seguiranno quelli di studiosi altrettanto celebri come Fernand Braudel, Eugenio Garin, Michele Ciliberto, Giulio Busi, Patrizia Castelli (per altro autrice di un celebre saggio su Marsilio Ficino) che guideranno in più particolari scoperte del Rinascimento.

Il capolavoro dello storico svizzero Jacob Burckhardt

Esce giovedì 20 ottobre in edicola con il «Corriere della Sera» il saggio di Jacob Burckhardt La civiltà del Rinascimento in Italia, al costo di euro 8,90 più il prezzo del quotidiano. Si tratta del primo volume della nuova collana «Rinascimento», a cura di Franco Cardini, che offre ai lettori una serie di venti titoli dedicati a un’epoca di assoluto rilievo nella storia d’Europa e in particolare del nostro Paese. Osserva a tal proposito Cardini, nella presentazione generale contenuta nel volume di Burckhardt, che «con il Rinascimento comincia, nel consueto lessico storico e nella mentalità diffusa, anche l’Età Moderna e, con essa, la Modernità con le sue principali caratteristiche, cioè il primato dell’individualismo e dell’economia, il processo di secolarizzazione e — grazie alla scienza e alla tecnologia — l’egemonia dell’Europa qualificata dalla sua Volontà di Potenza su un mondo non più “a compartimenti stagni”». La civiltà del Rinascimento in Italia è l’opera più famosa dello storico svizzero Jacob Burckhardt (1818-1897), che la pubblicò per la prima volta a Basilea, sua città natale, nel 1860. L’edizione che il «Corriere» è nella originale traduzione di Domenico Valbusa, opportunamente rivista e aggiornata, e contiene una introduzione di Ludovico Gatto. Il secondo volume della serie «Rinascimento» uscirà in edicola il 27 ottobre: si tratta di Pensare per contrari di Michele Ciliberto. Seguiranno: Peter Burke, Il Rinascimento europeo (3 novembre); Eugenio Garin, Rinascite e rivoluzioni (10 novembre); Giulio Busi, Lorenzo de’ Medici (17 novembre).

18 ottobre 2022 (modifica il 18 ottobre 2022 | 20:17)

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, 2022-10-19 22:22:00, Giovedì 20 ottobre in edicola con il quotidiano il primo titolo della rassegna diretta da Franco Cardini. Una profonda rivoluzione civile nata nella Firenze del Quattrocento. Il culto della bellezza e l’autonomia della sfera politica da quella religiosa, PIERLUIGI PANZA

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