editoriale Mezzogiorno, 29 maggio 2022 – 09:53 Le incoerenze di Bari tra movida e divieti di Michele Cozzi La movida a Torre Quetta a Bari Se Napoli è la città dei mille colori, Bari è la città delle tante contraddizioni. Ma non la contraddizione esistenziale teorizzata dal sociologo Franco Cassano, bensì quella che traspare nel perenne interregno tra l’aspirazione a diventare una grande città del Mediterraneo e la realtà di una periferia, attorno al suo rinato centro storico. Che brulica di turisti, di bed and breakfast, di localetti. Il turismo ha scoperto Bari e questo è anche frutto delle politiche intraprese negli ultimi decenni per valorizzare il capoluogo. Ma il via-vai dei turisti ha un doppio volto: quello positivo, per le ricadute economiche, e quello problematico dell’impatto di migliaia di persone sul sistema ambientale. Il ruolo espansivo della cosa pubblica emerge nella capacità di sapere equilibrare le due istanze, nel governo del turismo come un aspetto della società di massa. Per questo, alcune questioni che affiorano nel dibattito pubblico in questi giorni meritano l’adeguata attenzione del governo della città. A partire dalla polemica su quello che è stato definito il “cartello della birra” di Torre Quetta, la spiaggia a sud di Bari. Certo, sempre meglio di quello criminale dell’eroina e della cocaina, ma una città che si sbraccia per il prezzo della birra a 5 euro dimostra di non avere una grande capacità di valutare le priorità. Si sente dire che sarebbe una spiaggia classista perché lo spazio pubblico dovrebbe avere prezzi calmierati. E in pochi si pongono l’interrogativo sui costi di gestione, di concessione e delle tasse di ogni tipo in un Paese iper-statalista. Qualche mese fa, il sindaco fu immortalato, al grido di «andate via», mentre castigava un venditore ambulante di birra. Chi, ora, reclama la birra a basso costo non ha che da appellarsi al Comune: a Torre Quetta porte aperte agli abusivi per avere birra, panino col polpo, a 5 euro, tutto compreso. È questa la città che sognano i baresi? Certo, coloro che abitano nell’Umbertino un loro sogno lo hanno. Chiedono di potere vivere in condizioni normali, non in un girone dantesco in cui fino a notte fonda la legge non regna sovrana: auto in doppia fila, musica ad alto volume, movida selvaggia. Riappropriarsi della città, soprattutto dopo due anni di Covid, significa anche la libertà di vivere e di divertirsi, ma senza infrangere la libertà degli altri. Esistono leggi e norme che vanno applicate. Cercando di conciliare i diritti dei commercianti, con il diritto al riposo dei residenti e la libertà dei giovani. Non è facile? Certo, ma il cittadino-elettore elegge i propri rappresentanti nella speranza che siano in grado di risolvere i problemi. E di non fuggire dalle responsabilità. Ma è la terza questione che la dice lunga del tempo in cui ci è dato vivere. Il Comune di Bari intende proibire la vendita di bevande in bottiglie di vetro dalle 22 alle 6 di mattina. Sì, avete capito bene, in estate e dopo due anni di pandemia. Se avete in mente di uscire di casa di sera, di bere un bottiglia di birra, oppure un rosato, toglietevelo dalla testa. Dalle 22 non si può fare, perché si sporca la città e perché il vetro è pericoloso. Oppure arrangiatevi, con il vino in cartone o la birra in lattina. No, non si può sentire. Sembra, nel suo piccolo, una forma di lockdown sotto mentite spoglie. Ma è così difficile attivare la nettezza urbana, almeno nel cuore centrale della città, fino a notte fonda, invece di limitare la libertà del cittadino? Come scrivono Corbellini e Mingardi nel loro saggio sulla pandemia, «la libertà è bere il caffè al bar». Così come è bere una birra in bottiglia di vetro a notte fonda. È una pretesa così sovversiva? È giusto programmare la città del futuro, ma sarebbe anche opportuno risolvere qualche piccola emergenza. 29 maggio 2022 | 09:53 © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-05-29 07:56:00, Le incoerenze di Bari tra movida e divieti,