di Gian Antonio StellaIl presidente dell’associazione nazionale partigiani se la prende con chi è andato a frugare nel suo passato ma ha seminato per strada troppi inciampi «Ovvio». Basterebbe quella parola a spiegare perché il presidente dell’Anpi Gianfranco Pagliarulo sia sotto attacco con l’accusa d’esser troppo vicino alle «ragioni» di Putin e perché tutti gli altri non possano proprio capirlo. La usò pochi anni fa parlando dell’Estonia, della Lettonia e della Lituania, già allora spaventate dall’incubo che il despota di Mosca potesse tentare un giorno o l’altro un colpo di mano sugli stati baltici un tempo posseduti dall’impero zarista e poi dall’Unione Sovietica. Cosa che aveva spinto la Nato a creare una forza d’intervento rapido: «Essendo ovvio che la Russia non ha in nessun modo dato segnali di voler attaccare le tre repubbliche…». «Ovvio»? Era il 3 settembre 2014 e la prima zampata l’orso russo l’aveva già data sulla Crimea da appena sei mesi. Un’occupazione lampo di migliaia e migliaia di «omini verdi» senza mostrine e segni di riconoscimento, un referendum stravinto «alla russa» (95,32% dei voti al Sì) e oplà, l’annessione era già cosa fatta. Era poi così ovvio che l’amico Vladimir non avesse altre idee in testa? Magari partendo dalle regioni più vicine? Il curriculumMacché… Lui, il primo rappresentante dei partigiani a non aver fatto la guerra («Come se io mi iscrivessi a una associazione di garibaldini e pretendessi di parlare a nome di Garibaldi», l’ha infilzato Pierluigi Battista), nato a Bari nel ‘49, quadro dal ‘74 del Pci milanese, vice-direttore dall’’80 de Il Metallurgico dei metalmeccanici, traslocato nel ’91 a Rifondazione, direttore de Il Treno, eletto con l’Ulivo nel 2001 per il Partito dei Comunisti Italiani fondato dal marxista-interista (autodefinizione) Armando Cossutta, piazzato alla guida de La Rinascita della sinistra per poi rientrare nel Pd giusto in tempo per andarsene all’Anpi del quale avrebbe diretto la rivista Patria Indipendente prima di diventare presidente, aveva in testa un solo pericolo. Non quello della crescente tirannia putiniana legata al voto di scambio con i più spregiudicati e straricchi oligarchi russi ma quello dei più bellicosi nazionalisti ucraini che, in nome della rottura secolare con Mosca, si erano messi nella scia di oscuri figuri come Stepan Bandera, fondatore d’estrema destra dell’Esercito Insurrezionale Ucraino, che arrivò a giurare fedeltà a Hitler e a prendere parte, secondo i nemici, a stragi contro i polacchi e all’Olocausto contro gli ebrei. Accuse che non impedirono nel 2009 all’Ucraina di celebrare il centenario della sua nascita con un francobollo commemorativo. E a migliaia di giovani di accorrere ad arruolarsi, come nel giugno 2014, dopo la nascita della autoproclamata repubblica di Donetsk, nel Battaglione Azov, il cui sole nero era ispirato al misticismo nazista. Passato e presentePossibile che fosse tutta lì, l’Ucraina che in questi ultimi mesi, dopo tanti tormenti ed errori come quelli ricordati o la tentata cancellazione (altri anni, altri governi) della lingua delle minoranze, ha obbligato anche i più diffidenti a capire come quel popolo tutti i giorni macellato stia dando un esempio di attaccamento alla libertà, ai diritti, alla democrazia appena scoperta? Certo, Pagliarulo potrà dire che le cose peggiori le scrisse quando ancora non era il presidente dell’Anpi. Le scrisse, però. In quel 2014. «Fosforo bianco su Slovjansk lanciato dagli aerei del nuovo presidente ucraino. Come a Falluja. È una tecnica molto americana. Sono le famose “armi chimiche”. Che dice l’Unione Europea? Cosa dicono le Nazioni Unite?». «La presenza di una nave della marina militare italiana che va per conto della Nato nel Mar Nero in rapporto alla crisi ucraina aumenta la tensione internazionale. Da mesi Stati Uniti, Europa e Nato stanno giocando col fuoco in una polveriera». «Più tempo passa, più mi convinco che gli States vogliono la guerra per uscire dalla crisi». «Toh! La verità sta venendo fuori persino sulla stampa italiana! L’aereo della Malesia non è stato abbattuto dai cattivi ribelli filorussi ma dai buoni governanti di Kiev, cioè i nazisti». «È evidente che il governo ucraino, che andrebbe processato per crimini contro l’umanità, non vuole fare arrivare gli aiuti alle popolazioni che sta bombardando. È altrettanto evidente che cerca ogni pretesto per aprire un conflitto armato con la Russia». «Davanti all’ennesimo, rivoltante massacro operato dai nazisti di Kiev sostenuti dall’occidente, Repubblica fa capire che non si sa chi ha sparato perché ciascuna parte accusa l’altra. Insomma, può essere che gli indipendentisti si siano bombardati da soli. Ma come si fa a essere non solo così faziosi, ma anche così stupidi?». Le prove allora c’erano, oggi no? L’ossequioPer non dire dell’ossequio allo Zar del 2013: «È vero che ci posson esser elementi di strumentalità nelle scarcerazioni che stanno avvenendo in Russia, eppure, pur rimanendo la gravissima macchia della legge contro l’omosessualità, si tratta di fatti positivi che non vanno sottovalutati. Il messaggio che mi pare voglia dare Putin (specificatamente all’Ucraina e più in generale all’universo mondo) è più o meno questo: mentre l’Europa peggiora, la Russia migliora». Figuratevi se l’avesse scritto Matteo Salvini! «Il presidente dell’Anpi non rende onore alla Resistenza. E mi dispiace per l’Anpi. Io questo Pagliarulo preferisco non ascoltarlo, mi fa male vedere dove trascina la storia dei partigiani. Leggo molto più volentieri le dichiarazioni del presidente onorario Carlo Smuraglia», ha spiegato al Foglio Maurizio Verona, il sindaco di Sant’ anna di Stazzema, dove il 12 agosto 1944 le SS massacrarono in meno di tre ore 560 civili, donne incinte e bambini: «Tra la nostra Resistenza e quella dell’Ucraina non ci sono differenze. Un popolo invaso ha tutto il diritto di difendersi e va aiutato in questa impresa coraggiosa, anche con le armi. Noi siamo per la pace con tutte le nostre forze. Ma difronte all’invasore, di fronte ai massacratori, di fronte alla violenza cieca, si deve resistere. Questa è la storia di Sant’Anna. Questo è il 25 aprile». Gli inciampiCi sarà rimasto malissimo Gianfranco Pagliarulo, a leggere parole così. E tante altre che in questi giorni si sono levate intorno a lui dal suo stesso mondo. E si sarà reso conto di come per parlare di certi temi sia necessario non avere seminato per strada inciampi come quelli da lui seminati. E se la prende con chi «è andato a frugare in qualche post» forse non ha proprio capito… 20 aprile 2022 (modifica il 20 aprile 2022 | 07:22) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-04-20 05:29:00, Il presidente dell’associazione nazionale partigiani se la prende con chi è andato a frugare nel suo passato ma ha seminato per strada troppi inciampi, Gian Antonio Stella