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Riportiamo in forma integrale gli “appunti di viaggio” di alcuni partecipanti della delegazione trentina, con le loro riflessioni sugli aspetti chiave del modello dell’IC Ungaretti di Melzo e sulla loro possibile esportabilità, ovviamente in base alle esigenze e alle caratteristiche distintive di ciascuna scuola.
Iniziamo dalle valutazioni di Viviana Sbardella, sovrintendente scolastica della provincia autonoma di Trento.
“Per comprendere cosa rende davvero interessante il modello di scuola realizzato all’Istituto comprensivo di Melzo occorre entrare e vedere i bambini e ragazzi. Per quanto la tecnologia, gli strumenti digitali per la didattica, sembrano essere quasi ostentati, non sono l’aspetto più importante. Vedere tutti e sottolineo tutti i bambini e bambine attivi con grande coinvolgimento è quasi commovente. Non li troviamo seduti ai banchi in modo disciplinato ad ascoltare ‘il verbo’ dell’insegnante, ma insieme, in modo collaborativo affrontano sfide che devono risolvere. Lo strumento digitale è un plus, sicuramente importante, ma è la metodologia didattica che mette tutti i bambini e ragazzi in condizione di apprendere in modo da non lasciare indietro nessuno, obiettivo per qualunque scuola, che è l’aspetto fondamentale di questo modello. In ognuna delle classi c’era almeno un bambino o una bambina con bisogni educativi speciali certificati, ma noi non li abbiamo individuati immediatamente entrando nell’aula. Questi erano con i compagni a fare la loro parte come tutti, ecco cosa intendiamo quando parliamo di inclusione.
Abbiamo visitato il comprensivo di Melzo con circa la metà dei nostri dirigenti scolastici degli istituti comprensivi trentini tutti accompagnati da un gruppo di docenti e per tutti è stata un’esperienza altamente formativa. Certo, come dice la ds di Melzo, questo non è l’unico modello di scuola efficace, ma sicuramente è un modello al quale molte delle nostre scuole trentine tenderanno e questo consentirà di rendere ancora migliore il nostro sistema”.
Viviana Sbardella
Sovrintendente scolastica
Proseguiamo con le impressioni di Roberto Trolli, dirigete scolastico dell’IC di Cavalese e coordinatore della rete Idea, innovazione didattica e ambienti di apprendimento, che unisce sette scuole della provincia di Trento.
“La visita alla scuola di Melzo è stata un’occasione importante di conoscenza, di scambio e di amicizia che ci permette di riflettere più in profondità sulla visione di scuola per i prossimi dieci anni. Valori condivisi, come inclusività, benessere ed equità, sono fortunatamente condivisi nelle comunità scolastiche. La scuola di Melzo offre un esempio concreto di come trasformare questi valori in azioni concrete, con un piano di scuola coerente e capace di realizzare situazioni di apprendimento coinvolgenti per i bambini e i ragazzi. Ciò che maggiormente mi ha colpito, oltre alla determinazione e alla chiarezza di visione della dirigente scolastica Stefania Strignano e della passione e professionalità dei docenti, è lo sguardo degli studenti. Entrando in queste classi si percepisce la serenità dei ragazzi e l’orgoglio di raccontare ciò che hanno potuto apprendere. Le loro capacità comunicative appaiono solide e si percepisce un senso di autoefficacia che accomuna tutti gli studenti al di là delle situazioni di partenza, delle diversità di stili o di eventuali difficoltà di apprendimento. È un ‘esperimento scolastico’ consolidato e proprio per questo di grande interesse per le scuole del sistema trentino, da molti anni alla ricerca della qualità e dell’innovazione. Molto interessante anche l’accento posto sulla creatività, la cooperazione e il ‘digitale’ come leve fondamentali per il coinvolgimento degli studenti”.
Roberto Trolli
Concludiamo con le osservazioni di Paola Pasqualin, dirigente scolastico dell’IC Trento 5, che fa parte della rete Idea.
“La rete IDEA ha promosso questa iniziativa per rispondere al bisogno di implementare possibili modelli scolastici in grado di utilizzare il digitale all’interno di un pensiero più ampio che sia in grado di migliorare l’intero sistema scuola. Il PNRR scuola 4.0 rischia di essere una lista della spesa dove la strumentazione tecnologica diventa prioritaria rispetto al senso che questa deve avere all’interno del modello di scuola che si intende adottare. A Melzo cercavamo una realtà in grado di dimostrarci che fare scuola in modo diverso è possibile. L’IC Ungaretti ci ha fatto vedere che non solo è possibile, ma realizzabile creando un circolo virtuoso dove ognuno trova la propria dimensione di benessere professionale in funzione del successo formativo dei propri studenti. Da capire, anche insieme al dipartimento e alla Sovrintendente, come le scuole presenti possono far tesoro e personalizzare questo modello, così ben strutturato, nel contesto Trentino”.
Paola Pasqualin
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