Le aule delle scuole primarie italiane si svuotano: in soli cinque anni è scomparsa una popolazione scolastica grande quanto Messina.
Questa è l’immagine dell’inverno demografico che affligge l’Italia, un problema evidente non solo nelle zone rurali, ma anche nelle città, come dimostrano gli esempi di Treviso e Chiavari. Queste città rischiano di non riuscire a formare classi di prima elementare a causa del calo del 10,5% di iscrizioni tra il 2017 e il 2022.
L’andamento si conferma a livello nazionale, con una perdita di 5.580 studenti in un solo anno, passando da 428.055 iscritti nel 2022/2023 ai 422.475 nel 2023/2024. Questa decrescita continua è preoccupante e rappresenta una sfida per l’intero sistema educativo.
Negli ultimi cinque anni, la scuola primaria statale ha perso 237.592 alunni e 5.599 classi. Tuttavia, il declino demografico potrebbe anche essere visto come un’opportunità per ripensare la scuola e l’approccio alla didattica.
In un’intervista al quotidiano Avvenire, Cristina Grieco, presidente dell’Indire, l’Istituto di documentazione, innovazione e ricerca educativa, suggerisce la necessità di un nuovo modello di scuola, con un uso più efficace degli spazi, delle strutture e del personale docente.
Tra le possibilità di intervento, Grieco indica la formazione degli insegnanti, la gestione degli spazi e il curriculum. Sostiene anche l’importanza di introdurre il tempo pieno là dove non esiste e dove sarebbe utile, come evidenziato dai dati dell’Invalsi. Inoltre, una scuola non dovrebbe necessariamente essere “fatta” solo la mattina, ma dovrebbe rispondere ai criteri di una didattica innovativa, più in sintonia con le aspettative degli studenti.
Esemplari in questo senso sono i comuni di Chiaverano e Cascinette, vicino a Torino, che hanno unito le loro classi di primo grado per raggiungere il numero minimo di 15 studenti. Inoltre, l’Istituto superiore “Europa” di Pomigliano d’Arco, nel Napoletano, è tra i dieci finalisti del World’s Best School Prizes, per la capacità di fornire agli studenti le competenze digitali necessarie per avere successo nel mercato del lavoro.
Di fronte a un’inverno demografico che sembra inesorabile, l’Italia è chiamata a ripensare la propria scuola. C’è la necessità di passare dalle “avanguardie educative” a un’innovazione diffusa sul territorio, con una particolare attenzione alle aree interne, alle isole, alle zone di montagna, mantenendo in vita il servizio scolastico, nonostante lo spopolamento e il calo delle nascite.
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