I presidi italiani tra i più pagati al mondo? Stipendio di un preside due volte e mezzo quello di un docente? Il servizio di Repubblica della settimana scorsa, a commento dei dati OCSE nel Rapporto annuale Education at a Glance, ha servito caldissima la polemica.
Molte le reazioni sdegnate, soprattutto da parte di molti dirigenti scolastici carichi di responsabilità organizzative e gestionali (molte più di altri colleghi europei) e onerati da adempimenti amministrativi continui (ultimo quello dell’ANAC che ha messo alle corde molte segreterie). Per una disamina approfondita della situazione rimandiamo al dossier di Tuttoscuola “Dirigenti, che stress”.
Critico verso il servizio di Repubblica e teso a chiarire i termini corretti della questione, il comunicato unitario dei sindacati della scuola: “Occorre al riguardo precisare – sottolinea il comunicato – che i dati presenti nelle tabelle del Rapporto OCSE non corrispondono ai valori reali delle retribuzioni nei Paesi OCSE in quanto il risultato è pertanto un dato virtuale.
Relativamente ai dirigenti scolastici italiani – prosegue il comunicato – la retribuzione media effettiva, tenuto conto delle diverse fasce di complessità delle scuole che incidono sulla retribuzione con importi diversi nelle diverse tra le regioni, oscilla tra circa 60.000 e 70.000 euro lordi annui, comprensivi delle retribuzioni di risultato che però i dirigenti non ricevono in alcuni casi dal 2016”.
Ma non c’è soltanto una questione retributiva impropriamente messa sul tavolo sul confronto. Il comunicato sindacale sottolinea che “il confronto presentato nell’articolo sia metodologicamente sbagliato e fuorviante, perché si tratta di ruoli e profili che non è possibile confrontare, che attengono a professioni profondamente diverse, anche se svolte nell’ambito delle istituzioni scolastiche.
Anche il confronto tra le retribuzioni dei dirigenti scolastici italiani con i capi di istituto degli altri Paesi deve tenere contro della grande variabilità rispetto alle responsabilità ad essi attribuite. Ci sono infatti ordinamenti scolastici in cui i capi di istituto, mantenendo l’attività di insegnamento, esercitano temporaneamente compiti di coordinamento educativo e gestionale (e in questo caso mantengono lo stipendio da docenti a cui si aggiunge un’indennità per le ulteriori funzioni che svolgono)”.
Va detto, comunque, che, se gli stipendi dei docenti sono modesti, è nel confronto con i colleghi europei che vanno commisurati, anziché con quelli di chi svolge una funzione diversa.
E nel confronto europeo i dati OCSE evidenziano un forte gap a sfavore degli insegnanti italiani.
Un divario che molti partiti nella recente campagna elettorale hanno denunciato, impegnandosi a colmare le differenze per una necessaria perequazione che servirebbe anche a rilanciare la considerazione sociale di una funzione essenziale per la formazione dei nostri giovani.
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, , Pubblicato da Orazio Niceforo
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