Quest’anno non ci sarà la scuola d’estate, il progetto portato avanti per due anni dall’ex Ministro Patrizio Bianchi. Intervistato dal TgLa7, Bianchi parla di quell’esperienza.
“C’era bisogno di tornare a vivere la socialità, condividendo anche la bellezza della sperimentazione didattica. Va ricordato anche che la pedagogia ha dimostrato che a scuola non si imparano solo le discipline ma si apprende a vivere insieme. Ma l’idea della scuola d’estate per me arriva più da lontano”, spiega l’ex Ministro dell’Istruzione, riferendosi al 2012, “quando c’è stato il terremoto in Emilia-Romagna ero assessore a Scuola, università e lavoro. Mi chiedevano di chiudere gli istituti, io ho voluto tenerli aperti e sperimentare la scuola fatta d’estate. Con quell’iniziativa la comunità ha capito che bisognava tenere duro, ripartire”.
Bianchi ripercorre il periodo della pandemia: “Siamo riusciti a far tornare i ragazzi ai loro banchi. La scuola è stata la prima cosa che ha riaperto, poi ha seguito tutto il resto: è stata la forza trainante. La scuola doveva superare il trauma dell’epidemia e doveva essere portata in quest’epoca. Ed era necessario imparare di nuovo a vivere insieme, fare esperienze insieme, condividere”.
Poi uno sguardo ai risultati Invalsi: “L’espressione ‘povertà educative’ porta con sé due aspetti. La prima è la povertà, che si sta allargando, così come le disuguaglianze. La seconda è l’educazione, che è democratica, ci fa sentire parte di una comunità, crea solidarietà. Tutto questo va fatto in presenza e in questo la ‘Scuola d’estate” può servire”.
E ancora: “L’epoca post pandemia non è finita. Neanche quella di adeguamento delle scuole a quello che viviamo ora. La scuola è in una fase di trasformazione ed è importante che abbia dei momenti in cui provare le cose. Perché la scuola italiana è meglio di come si raffigura, ci sono tante idee che nascono nei vari istituti che non vengono raccontate. E la ‘Scuola d’estate’ è proprio il momento in cui si può sperimentare”.
L’importanza della scuola d’estate risiede nel fatto, secondo Bianchi, che questo periodo è “a rischio di dispersione scolastica e la ‘Scuola d’estate’ può servire per evitare che i singoli abbandonino, permette alla comunità di proteggere i più fragili e di aiutarli a ritrovare la strada della comunità educativa. E poi queste attività svolte dopo la fine dell’anno scolastico permettono di provare nuove tecniche didattiche, definire obiettivi legati al territorio, di coprogettare”.
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