di Maurizio Giannattasio
Dal capostipite Antonino, avvocato siciliano prigioniero ad El Alamein, gi segretario del Partito nazionale fascista, all’ultimogenito Leonardo Apache, rapper, in arte Larus*. In mezzo a tutti Ignazio, che ha scalato la politica nazionale e “guida” una delle famiglie pi potenti della Lombardia. Con sulfurea moderazione
Benvenuti a casa La Russa. Una saga che da Antonino, il capostipite, classe 1913, attraversa la prima e la seconda Repubblica e per li rami arriva all’ultima nidiata di figli e nipoti. Oggi, la famiglia politicamente pi potente di Milano e della Lombardia. Concentriamoci sulla generazione di mezzo. Tre fratelli e una sorella. Tutti divorati dal sacro fuoco della politica, pi di uno attratto dalla fiamma. Vincenzo, storico esponente democristiano, che non c’ pi. Romano, assessore FdI alla Sicurezza della Regione Lombardia, papabile vicepresidente del Pirellone, Emilia unica estranea ai riflettori ma comunque militante accesa di tutte le declinazioni di quello che fu il partito di Almirante e chiaramente Ignazio, ribattezzato da Fiorello, ‘Gnazio, fresco presidente del Senato e orgogliosamente immune dalla cosiddetta “grazia di Stato” per cui la carica istituzionale ti eleva dal “particulare” all’universale.
Il braccio teso del dottor Stranamore
Se avessero voluto uno solo per dirigere il traffico dell’aula di Palazzo Madama, avrebbero potuto eleggere un semaforo ha detto al Corriere . Io non rinuncio, e non rinuncer mai, al mio pensiero. Quasi tutti, volenti o nolenti – ma qualche volta pi nolenti che volenti -hanno riempito le pagine dei giornali. Tocca a Romano diventato star della rete perch al funerale del cognato ha fatto partire in aria il braccio destro, modello dottor Stranamore . Ma a differenza del personaggio interpretato da Peter Sellers, l’avambraccio non ha quello scatto imperioso che richiederebbe un gesto cos marziale. Si ferma a met strada. Quasi svogliato. Probabilmente consapevole dell’inferno di polemiche che si sarebbero scatenate da l a pochi minuti perch l’ordine di Giorgia Meloni alla vigilia delle elezioni era quello di evitare ogni gesto o parola che potesse anche lontanamente richiamare il Ventennio. Ecco allora il profluvio di scuse che hanno spaziato dal non era un saluto fascista, ma la cerimonia militare del presente, al si era sbracciato ma solo per invitare gli altri presenti ad astenersi dal saluto.
Un avvertimento? No, una minaccia
A riportare tutti nell’alveo della realt era stato lo stesso Ignazio che non sar un semaforo, ma un’indicazione precisa di come funziona la comunicazione la d sempre. Anche al di l delle parentele. A Mentana che gli chiedeva conto delle intemperanze del fratello, ha risposto con quello che per un interista sfegatato (sia lui che Mentana) il massimo della riprovazione. Paragonare il gesto del fratello Romano alla papera dello sventurato portiere nerazzurro Radu, quello che fece perdere lo scudetto all’Inter nel precedente campionato: Anche Radu nell’Inter sbagli una volta, ma non lo far pi. Un avvertimento? No, una minaccia. Ma ci sono vicende nella saga dei La Russa che invece impongono silenzio e understatement. Come nel caso del fratello pi anziano, Vincenzo, scomparso nel novembre del 2021, che finisce nel tritacarne mediatico perch un consigliere comunale di Fratelli d’Italia alla vigilia delle politiche – non si capisce se pi realista del re o semplicemente perch in cerca di galloni – propone di inserire il suo nome nell’elenco dei cittadini illustri ricordati nel Famedio, dove sono iscritte le persone che hanno dato lustro a Milano.
GERONIMO LA RUSSA,,
AVVOCATO, 42 ANNI,
IL PRIMO FIGLIO
PRESIDENTE DELL’
AUTOMOBILE CLUB MILANO.
NEL 2021 HA RICEVUTO
L’ONORIFICENZA
DI CAVALIERE
DELLA REPUBBLICA
La pecora bianca della famiglia
Vincenzo, senatore democristiano. Ribattezzato la pecora bianca della famiglia, perch in una famiglia di pecore nere (il capostipite Antonino, detto Nino, avvocato e dirigente d’azienda stato segretario politico del Partito nazionale fascista, volontario per il fronte nordafricano durante la seconda guerra mondiale, prigioniero degli inglesi nella battaglia di El Alamein, tra i primi ad aderire all’Msi) quella bianca a risaltare. Vincenzo, consigliere provinciale e comunale, poi deputato e senatore. Sempre sotto lo scudo crociato e le sue filiazioni. Unico dicc in una famiglia a forte impronta missina. Fino al passaggio in Forza Italia perch contrario alla linea politica di Pierferdinando Casini ma con la richiesta a Berlusconi di poter derogare al divieto di mettere la sua faccia sui manifesti elettorali. Il motivo? Evitare confusione con suo fratello Ignazio, che gi da tempo aveva riempito Milano con il suo pizzetto mefistofelico.
LORENZO IL
SECONDOGENITO
DEL PRESIDENTE DEL
SENATO: 27 ANNI,
LAUREATO IN
GIURISPRUDENZA,
STATO ELETTO NEL
CONSIGLIO DI ZONA 1
DI MILANO
La battaglia per il Famedio
Torniamo al presente. La richiesta di iscrizione al Famedio, dopo interminabili riunioni, viene bocciata dalla presidente del Consiglio comunale di Milano, Elena Buscemi perch ritenuta una provocazione a pochi giorni dalle elezioni. Questa volta, da Ignazio il sulfureo neanche una parola. Sono sufficienti quelle del sindaco Beppe Sala che segnano una frattura netta con le scelte della sua maggioranza di centrosinistra: Gli Ambrogini e le iscrizioni al Famedio sono materie di competenza del Consiglio comunale, ed giusto cos. Detto ci, confesso di non aver capito la decisione di non ammettere l’iscrizione di Vincenzo La Russa al Famedio. Il resto semplicemente Ignazio. Il pivot della famiglia. Rivendica di poter dire la sua su qualunque argomento senza paludamenti: dalla ricetta della pasta alla Norma alle critiche sul 25 aprile, dalla demolizione di San Siro alla celebrazione dell’anniversario di nascita del Msi. A tal proposito circola una storiella che sembra ritagliata ad hoc per descrivere la personalit del presidente del Senato, ma che alcuni vecchi cronisti assicurano sia assolutamente vera.
LEONARDO LA RUSSA
19 ANNI, IL TERZOGENITO
DI LA RUSSA. IN ARTE LARUS,
HA INIZIATO A FARE
IL RAPPER. NEL SUO
PRIMO PEZZO CANTAVA:
SONO TUTTO MATTO,
SONO TUTTO FATTO
Saluto Romano (mio fratello)
Siamo intorno al 2008 o gi di l. La Russa partecipa a un incontro nella casa milanese del Pdl, a due passi da piazza San Babila, storica roccaforte nera negli Anni 70, quando se ne esce con uno stentoreo: Saluto romano. Un ordine che anche se impartito in territorio amico provoca pi di un sobbalzo tra i presenti. Ma che avete capito? — immaginate la voce rauca, il sorriso strafottente davanti a una platea interdetta, la cadenza sicula mai persa —. Saluto mio fratello Romano che appena entrato. Vieni Romano, vieni. Assomiglia a una gag, ma vale mille volte pi di qualsiasi riflessione sull’attitudine del presidente del Senato a rimarcare la sua storia personale e politica. Lo fa usando un copione con dei meccanismi retorici ben rodati dalla lunga quarantena in cui stata confinata la destra nel nostro Paese. Arrivare al limite estremo della scorrettezza e poi ripiegare sulla battuta senza per mai rinnegare niente. Anzi, raddoppiando l’effetto paradossale. Come quella volta che a un comizio, una donna cerc di interromperlo pi volte all’urlo di fascista: Signora rispose fulmineo l’allora vicepresidente della Camera la smetta di adularmi!.
Ironia e orgoglio, tocca alla terza generazione
Chi la definisce semplicemente ironia rinuncia a vedere l’orgoglio che traluce dietro le sue battute. Adesso tocca alla terza generazione. Per ora l’unico che sta ricalcando le orme di Ignazio il secondogenito Lorenzo Cochis che stato eletto nel parlamentino di zona nel centro citt. Geronimo fa l’avvocato ed presidente dell’Automobile Club di Milano, un pallino, quello della difesa degli automobilisti, condiviso con il padre Ignazio. Mentre il pi giovane Leonardo Apache – notate qualche particolare anagrafico curioso? – si sta facendo le ossa come rapper con il nome d’arte di Larus. Prima canzone e primo testo per la gioia di pap: Sono tutto matto, sono tutto fatto, sono tutto pazzo, ma ti fotto anche senza storia. Da cui scaturita un’interrogazione formale del padre al figlio sulla natura psichedelica o meno del sono fatto. La risposta sembra averlo tranquillizzato: Non fatto, mi ha spiegato che ha un significato diverso… Comunque io non sono un bigotto, sono un liberale…. Passano pochi secondi: … semmai i padri sono sempre gli ultimi a saperlo… ma se l’acchiappo l’ammazzo. Liberale s, ma con moderazione. Il filo rosso (pardon) che lega le generazioni La Russa sembra tenere ancora. Fino al prossimo rap.
*Il portavoce del presidente del Senato precisa che il figlio di La Russa, Leonardo Apache, in arte Larus, da due anni studia a Londra.
19 febbraio 2023 (modifica il 19 febbraio 2023 | 13:57)
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