«Qui rido io», Servillo interpreta il leggendario Scarpetta

«Qui rido io», Servillo interpreta il leggendario Scarpetta

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di Maurizio Porro

Giovedì 18 agosto su Sky Cinema Drama il film di Mario Martone del 2021, che esalta la complicità e quel germe di follia che il teatro contiene

Difficile trovare una filata di film riusciti e importanti come quelli che Toni Servillo ha imbroccato negli ultimi due anni, da «Ariaferma» a «È stata la mano di Dio», «Esterno notte», fino a «Qui rido io» di Martone che oggi raccomandiamo. E fra poco sarà nel film di Salvatores su Casanova e nella «Stranezza» di Andò che lo vede nei panni di Pirandello. Anche se temi e ambienti variano.

«Qui rido io» (scritto gioiosamente con Ippolita Di Majo) esalta la complicità e quel germe di follia che contiene il teatro, ambiente che sia Martone sia Servillo, amici di vecchia data e di vecchi palcoscenici napoletani, conoscono bene. E nel film di Martone, che sta vivendo un momento esaltante della sua carriera con exploit nella lirica e un prossimo regalo scespiriano, il teatro con i fili della sua storia è protagonista assoluto. Servillo è il leggendario attore-autore Eduardo Scarpetta con la sua famiglia allargata dai figli illegittimi, i tre fratelli De Filippo, di cui seguiamo gli inizi delle folgoranti carriere. Ma il bello è che Scarpetta decide di mettere in scena una parodia della «Figlia di Jorio» e anche se il Vate sembra d’accordo, quando lo spettacolo debutta, tra organizzati contrasti, arriverà un processo per contraffazione: l’autore verrà difeso niente meno che da Benedetto Croce, ma è lo stesso Scarpetta che rivendica per tutti il diritto di satira.

Il film è un miracolo di affetto e conoscenza verso una storia di genialità incrociate , verso il teatro come doppio più libero della vita. L’ultimo degli Scarpetta, il bravo Vincenzo, recita nel ruolo del figlio, Lino Musella è Benedetto Croce e Paolo Pierobon è Gabriele D’Annunzio, una locandina perfetta per un film che racconta la diversa morale degli attori e la cui riuscita oltre che nella scrittura brillante sta nell’accavallarsi sopraffino di moltissimi talenti, dove ancora una volta Servillo spicca per la misura introversa di una geniale personalità.

24 agosto 2022 (modifica il 24 agosto 2022 | 20:52)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

, 2022-08-24 19:48:00,

di Maurizio Porro

Giovedì 18 agosto su Sky Cinema Drama il film di Mario Martone del 2021, che esalta la complicità e quel germe di follia che il teatro contiene

Difficile trovare una filata di film riusciti e importanti come quelli che Toni Servillo ha imbroccato negli ultimi due anni, da «Ariaferma» a «È stata la mano di Dio», «Esterno notte», fino a «Qui rido io» di Martone che oggi raccomandiamo. E fra poco sarà nel film di Salvatores su Casanova e nella «Stranezza» di Andò che lo vede nei panni di Pirandello. Anche se temi e ambienti variano.

«Qui rido io» (scritto gioiosamente con Ippolita Di Majo) esalta la complicità e quel germe di follia che contiene il teatro, ambiente che sia Martone sia Servillo, amici di vecchia data e di vecchi palcoscenici napoletani, conoscono bene. E nel film di Martone, che sta vivendo un momento esaltante della sua carriera con exploit nella lirica e un prossimo regalo scespiriano, il teatro con i fili della sua storia è protagonista assoluto. Servillo è il leggendario attore-autore Eduardo Scarpetta con la sua famiglia allargata dai figli illegittimi, i tre fratelli De Filippo, di cui seguiamo gli inizi delle folgoranti carriere. Ma il bello è che Scarpetta decide di mettere in scena una parodia della «Figlia di Jorio» e anche se il Vate sembra d’accordo, quando lo spettacolo debutta, tra organizzati contrasti, arriverà un processo per contraffazione: l’autore verrà difeso niente meno che da Benedetto Croce, ma è lo stesso Scarpetta che rivendica per tutti il diritto di satira.

Il film è un miracolo di affetto e conoscenza verso una storia di genialità incrociate , verso il teatro come doppio più libero della vita. L’ultimo degli Scarpetta, il bravo Vincenzo, recita nel ruolo del figlio, Lino Musella è Benedetto Croce e Paolo Pierobon è Gabriele D’Annunzio, una locandina perfetta per un film che racconta la diversa morale degli attori e la cui riuscita oltre che nella scrittura brillante sta nell’accavallarsi sopraffino di moltissimi talenti, dove ancora una volta Servillo spicca per la misura introversa di una geniale personalità.

24 agosto 2022 (modifica il 24 agosto 2022 | 20:52)

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Pietro Guerra

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