Rachele Somaschini, rally contro la fibrosi cistica: «Sono i limiti che ho superato»

Rachele Somaschini, rally contro la fibrosi cistica: «Sono i limiti che ho superato»

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di Arianna Ravelli

«Gareggio in uno sport a misura d’uomo, quando ho ottenuto risultati gli avversari hanno chiesto verifiche alla macchina. Faccio 3-4 ore al giorno di esercizi respiratori. Quando sono nata i libri dicevano che non avrei superato la maggiore età. Ora aspetto il farmaco che può risolvere i miei problemi»

«Sei tutti i limiti che superi», è un adesivo sul cruscotto della Citroen C3 che Rachele Somaschini lancia su sterrati, rocce, ghiacci, nel campionato europeo di rally, categoria R5, dentro un mondo costruito a misura d’uomo («Non esistono scarpe della mia taglia, le tute hanno l’apertura davanti per fare pipì in piedi»); è la scritta dentro un anellino, regalo di un’amica che non c’è più («Angelica, ho sempre preso forza da lei, stava male e girava il mondo, si faceva le flebo da sola, ma nonostante il trapianto di polmoni non ce l’ha fatta»); ed è una frase tatuata sulla pelle, perché è sulla propria pelle, da quando Rachele ha 30 giorni, che si porta dietro il confronto continuo con quello che doveva essere un limite insuperabile: la sua malattia.

«Fibrosi cistica, l’esito del test del sudore che, 28 anni fa, era appena diventato obbligatorio. Mia mamma andò a tirare fuori una vecchia enciclopedia e lesse “le persone affette da fibrosi cistica non superano la maggiore età”».

Non è andata così. E l’esito di due corse parallele — quella della ricerca che sta per portare all’approvazione di un farmaco che potrebbe essere risolutivo («Per una prima tranche di malati è già arrivata, ma io sono naturalmente nella seconda…») — e quella con i motori che Rachele ha capito presto di avere nel destino («Mio padre gareggiava in pista, mi portava con lui a Vallelunga quando avevo 6 anni, poi ha smesso, si è buttato sul lavoro, la ditta di abrasivi, anche come reazione alla mia malattia: ha ripreso a correre con me, nel 2013») hanno portato fin qui: a questa biondina di 1 metro e 58 cm di energia e sorrisi, from Cusano Milanino, in tailleur fucsia, che continuando a danzare con i propri limiti è diventata una delle rare pilote donne (oltre che istruttrice di guida sicura). «Non c’è distinzione di categoria tra uomini e donne, mi chiedo perché ci debba essere mentale. Appena ho cominciato a ottenere qualche risultato mi sono ritrovata sempre la macchina in verifica d’ufficio, gli avversari chiedevano controlli, pensavano ci fosse qualcosa di strano. Se quando arrivo mi ritrovo il vuoto attorno vuol dire che sono andata bene».

Ma che racconti delle disavventure in gara («Il peggio è stato al rally delle Azzorre, lo sognavo da una vita, mi sono ritirata subito, sotto al diluvio il mio tergicristallo si era bloccato in mezzo al vetro, ho fatto 24 km alla cieca») o del suo rapporto con la malattia, c’è solo allegria e non un briciolo di rabbia nel racconto di Rachele: «A che servirebbe? Da quando sono nata devo fare 3-4 ore di esercizi respiratori, mattina e sera, attaccata a un macchinario: serve a rimuovere il muco in eccesso. Da piccola pensavo che fosse normale, che tutti i bambini li facessero, avevo visto mio cugino con l’aerosol… Poi a 13 anni, alle Medie, studiavamo genetica, nel libro di scienze era citata la fibrosi cistica, anche lì c’era scritto che i malati non vivevano a lungo. Sono tornata a casa arrabbiatissima, urlando a mia madre di dirmi che cosa mi aveva tenuto nascosto».

Da lì è stato un progressivo prendere le misure alla malattia («Due mesi all’anno in Sardegna per respirare aria buona, niente piscine, niente gite scolastiche, niente discoteche, ma il peggio è l’incertezza, basta un batterio e puoi stare in ospedale un mese, nel 2018 mi dissero che la mia vita non sarebbe stata più la stessa»), per poi seminarla inseguendo la propria passione: «La prima gara è stata una cronoscalata in montagna: devi imparare a memoria le strade, siccome era il mio debutto ho scelto la più lunga d’Europa, la Trento-Bondone, 17,4 km! Poi ho vinto un campionato in pista nel Mini Challenge e nel 2017 cercavano un equipaggio per i rally, che per me erano arabo: mi sono messa a studiare le note, ma per cominciare facilmente ho iniziato subito con il campionato italiano».

Unire i puntini è stato naturale: «Sono diventata testimonial della Fondazione ricerca fibrosi cistica e ho creato un progetto, che adesso si chiama “CorrerePerUnRespiro”: ho raccolto 300mila euro. So bene di non essere il volto della malattia, che sono più fortunata di tanti altri, perciò cerco di aiutare. Oggi mi scrivono e mi ringraziano in tanti. E io dico: grazie di che?». Del sorriso, per cominciare.

23 aprile 2022 (modifica il 23 aprile 2022 | 23:55)

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, 2022-04-23 21:57:00, «Gareggio in uno sport a misura d’uomo, quando ho ottenuto risultati gli avversari hanno chiesto verifiche alla macchina. Faccio 3-4 ore al giorno di esercizi respiratori. Quando sono nata i libri dicevano che non avrei superato la maggiore età. Ora aspetto il farmaco che può risolvere i miei problemi» , Arianna Ravelli

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