di Alessio Ribaudo
Secondo l’analisi degli esperti, la siccit potrebbe aver ridotto le rese di grano e mais, a livello mondiale, fino al 40 per cento. Coldiretti: la sfida del settore l’adattamento al cambiamento climatico. Il boom delle coltivazioni tropicali e l’aridocultura
Gli eventi estremi come caldo e siccit rappresentano una grave minaccia non solo per la produzione agricola mondiale ma anche per la sicurezza alimentare. A metterlo nero su bianco uno studio — pubblicato sulla prestigiosa Cabi Reviews — che stato condotto da numerosi scienziati che lavorano in diverse universit in Sud America ed Asia. Secondo l’analisi degli esperti, la siccit potrebbe aver ridotto le rese di grano e mais a livello globale fino al 40 per cento. In buona sostanza per ogni grado di aumento della temperatura, si potrebbe verificare una perdita del 6 per cento nei raccolti globali di grano. Il nostro lavoro — afferma Husnain Gondal — fornisce una descrizione completa dell’adattamento delle piante allo stress da calore e siccit. Comprendere i loro effetti fondamentale per la definizione di strategie di intervento efficaci.
La situazione in Italia
L’Italia non fa eccezione. Le temperature record di questo inverno — il pi caldo da quando si hanno le misurazioni — fanno tremare il settore dell’agricoltura. Coldiretti ha stimato che il caldo ha fatto perdere sei miliardi di euro al nostro comparto nel corso del 2022. Il naturale riposo di molte colture non stato rispettato e c’ stato un insolito risveglio vegetativo che ha portato gravi danni. A esempio, hanno iniziato ad aprirsi le gemme di piante da frutto come noccioli, pesche, ciliegie, albicocche e mandorli con il rischio concreto che vengano danneggiate dal probabile arrivo del freddo previsto a partire da domenica. I problemi ai raccolti riguardano tutte le regioni dal Nord al Sud. Pi in generale, in Italia i produttori segnalano anche un altro problema: questo caldo provoca un elevato numero di insetti nocivi che riusciranno a superare l’inverno e saranno pronti in primavera a invadere e danneggiare le coltivazioni con numeri pi consistenti del solito.
Il radicchio e le api in tilt
In Veneto le temperature decisamente fuori stagione, hanno mandato in confusione il processo di crescita del radicchio. Non non ancora arrivato alla sua maturazione naturale perch mancano il freddo e il gelo — spiegano da Coldiretti — che sono le condizioni ideali perch la pianta possa completare il suo ciclo ed essere raccolta. Questa finta primavera fa in modo che le foglie di radicchio non arrivino ad assumere la tipica colorazione e le caratteristiche per essere raccolte e messe in commercio. In Piemonte e Lombardia, invece, il caldo ha mandato in tilt le api che solitamente, in questa fase dell’anno vivono ammassate nell’alveare per scaldarsi. Il caldo li inganna ed escono in cerca di pollini che non trovano e, cos, rischiano di morire perch non hanno le energie per ritornare. Gli apicoltori — spiegano da Coldiretti — stanno cercando di evitare di perderle nutrendole con composti di acqua, zucchero e miele. In Toscana, in Maremma, i campi di grano continuano a diminuire.
La preoccupazione al Sud
Scendendo pi a Sud, in Campania stanno soffrendo le colture all’aperto dei friarielli che hanno bisogno di temperature rigide ma sono state anticipate le infiorescenze rovinandone la qualit e verranno raccolti molto prima rispetto ad aprile. Anche in Sicilia il caldo colpisce le serre con un forte anticipo e accavallamento della disponibilit di pomodoro che il mercato fatica ad assorbire. Sono germogliati adesso i fiori degli alberi di limone in anticipo netto sulla primavera. A Catania iniziata la raccolta di arance da un paio di settimane, con un mese e mezzo di ritardo. Anche i produttori di olio sono in allarme e si attrezzano per un raccolto di olive che viene stimato nella met del 2017.
Il cambiamento delle coltivazioni
La tropicalizzazione del clima in Italia per ha aperto nuovi mercati grazie all’intuizione e all’intraprendenza degli agricoltori. Al Nord, la coltivazione dell’ulivo in Italia arrivata a ridosso delle Alpi, nella Pianura Padana si coltiva oggi circa la met della produzione nazionale di pomodoro destinato a conserve e di grano duro per la pasta, colture tipicamente mediterranee. Al Sud, invece, boom per le coltivazioni tropicali. Nel giro di cinque anni, secondo Coldiretti, sono praticamente triplicate le aree coltivate arrivando a sfiorare i 1.200 ettari fra Puglia, Sicilia e Calabria. A far la parte del leone proprio la Sicilia con distese di avocado, mango e finger lime di diverse variet nel Messinese e nel Catanese ma anche a frutto della passione, zapote nero (simile al cachi, di origine messicana), sapodilla (dal quale si ottiene anche lattice), litchi, il piccolo frutto cinese che ricorda l’uva moscato. Nel Palermitano si persino piantato il caff con ottimi risultati qualitativi. Alle Anche in Puglia i tropicali hanno avuto un’impennata delle coltivazioni di avocado, mango, bacche di Goji, bacche di aronia, le banane e il lime. In Calabria dove oltre al mango, all’avocado e al frutto della passione si aggiungono melanzana thay (variante thailandese della nostra melanzana), macadamia (frutta secca a met tra mandorla e nocciola) e, addirittura, la canna da zucchero, mentre l’annona, altro frutto tipico dei Paesi del Sudamerica ormai diffuso lungo le coste tanto da essere usato anche per produrre marmellata. L’agricoltura l’attivit economica che pi di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici ma anche il settore pi impegnato per contrastarli — spiega il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini — perch i cambiamenti climatici impongono una nuova sfida per le imprese che devono interpretare le novit segnalate dalla meteorologia e gli effetti sui cicli delle colture, sulla gestione delle acque e sulla sicurezza del territorio.
L’aridocultura
Parole chiave potrebbero, infatti, diventare: innovazione e aridocultura. L’impiego di nuove variet e l’utilizzo ulteriore di sistemi d’irrigazione di precisione — argomenta Claudio Contini, primo tecnologo dell’Istituto di Bioeconomia del Cnr — il futuro. Queste problematiche climatiche sono in atto da 20 anni ma il problema che non c’ stato impatto delle informazioni scientifiche sulla comunit e sui decisori politici. La polvere per non pu pi essere nascosta sotto al tappeto perch il problema diventato molto impattante per l’economia. In questi ultimi anni abbiamo ricevuto pi fondi per la ricerca e per interventi strutturali — prosegue Contini — ma il cambiamento gi in atto e lo stiamo vivendo in tutta la sua forza. Aumentano le temperatura, l’insolazione dei terreni e, spesso, le piogge cadono in poche ore ma in quantit enorme causando danni perch non entrano in profondit aumentando le falde. La soluzione potrebbe essere la pratica dell’aridocultura che gi stata sperimentata in altri continenti. Chi andava a fare l’agronomo in Africa le ha gi sperimentate — dice l’esperto — e tendono a proteggere le colture. Alcune culture, con tempo, si sposteranno pi a Nord nel nostro Paese come le grandi produzioni di vino altre, prutroppo, andranno abbandonate. Bisogner cambiare la metodologia. Gli impianti d’irrigazione con grande perdita di acqua lasceranno il pass a sistemi di precisione d’interramento come si fa gi in Israele con gli ottimi impianti a goccia gestiti sistemi di controlli elettronici con centraline meteo e con sensori nel terreno per smettere di dare l’acqua quando non serve pi. Bisogna, in pratica, ottimizzare quel poco d’acqua che avremo a disposizione senza sprecarne neanche una goccia. Poi bisogna fare in modo che si diminuisca la traspirazione di piante come ulivi e pomodori o proteggere i meleti con delle reti.
14 gennaio 2023 (modifica il 14 gennaio 2023 | 17:13)
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