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Si parla ancora del caso di Nina Rosa Sorrentino, la giovane studentessa del liceo Sabin di Bologna con sindrome di Down che potrà sostenere l’esame di Maturità 2023. Il caso è letteralmente esploso e ha attirato l’attenzione sulla questione dell’inclusione a scuola.
Il ministero dell’Istruzione e del Merito ha difeso la decisione dell’istituto, che è stato sommerso di critiche: “La posizione del ministero dell’Istruzione è quella data dalla scuola”, così riporta La Repubblica. “Questi casi sono motivo per future riflessioni politiche. Il percorso – ha rimarcato Carmela Palumbo, capo dipartimento al ministero, in un messaggio letto durante la trasmissione di RaiUno La vita in diretta – viene deciso il primo anno di studi e quindi non può essere modificato in corso d’opera. C’è stato un approfondimento anche dell’Ufficio scolastico regionale, dell’ufficio del capo dipartimento, del provveditore: tutti abbiamo ritenuto congrua la decisione del Consiglio scolastico che è stata assunta non per penalizzare la studentessa né per penalizzare la famiglia”.
Le intenzioni dei genitori
Tutto regolare, quindi. Il liceo ha semplicemente applicato le regole vigenti, che al momento prevedono che il percorso di uno studente non possa essere modificato strada facendo. La dirigente del liceo, Rossella Fabbri, aveva chiarito: “Abbiamo fatto riferimento alle linee Decreto 182 del 2020 per l’inclusione scolastica. Fino a quando non cambia la legge e il diploma ha un valore legale è difficile agire diversamente. E l’ultima parola spetta al consiglio di classe”.
I docenti del liceo hanno poi precisato: “Il Consiglio di classe non ha negato l’esame di Maturità alla studentessa, ma le ha prospettato di concludere insieme ai compagni di classe il proprio percorso scolastico, conseguendo un attestato di credito formativo, che non solo non preclude la possibilità di accedere al mondo del lavoro, ma favorisce l’inclusione degli alunni con disabilità in percorsi di collocamento mirato”.
Nel frattempo i genitori, contenti comunque dell’attenzione mediatica attorno al caso, al momento non pensano a un ricorso, “perché le vie legali sarebbero lunghe. Ci vorrebbe più tempo di quanto ne abbiamo per trovare una soluzione per il futuro di nostra figlia”. “Un obiettivo è stato centrato – sottolinea Alessandro Sorrentino, il papà di Nina – sono contento che il ministero abbia detto che questi casi sono motivo per future riflessioni politiche. Noi auspichiamo che dopo il clamore mediatico la politica rifletta davvero”.
La decisione del liceo
Come abbiamo trattato, il liceo non avrebbe assecondato la richiesta della famiglia della ragazza, avanzata all’inizio del triennio, di cambiare il Pei, (piano educativo individualizzato) della figlia, passando dal programma differenziato per gli alunni certificati (che alla fine del quinquennio fa ottenere solo un attestato di competenze) a quello personalizzato per obiettivi minimi o equipollenti, che prevede l’ammissione al vero e proprio esame di Maturità. Era favorevole invece il parere della neuropsichiatra infantile del gruppo di lavoro.
Da qui la decisione di ritirarsi da scuola tre mesi prima dalla maturità, l’unica soluzione che la famiglia ha trovato per non far perdere alla figlia la possibilità di riprovarci l’anno prossimo a essere ammessa all’esame di Stato.
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