Ragazza morta a Roma, un compagno di classe: Era intelligente, un po agitata ma in questo quartiere difficile è normale

Ragazza morta a Roma, un compagno di classe: Era intelligente, un po agitata ma in questo quartiere difficile è normale

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Purtroppo ieri, 28 giugno, si è diffusa la notizia relativa all’omicidio di una ragazza di quasi 17 anni, trovata morta a Roma, nel quartiere Primavalle, vicino a dei cassonetti dell’immondizia. Al momento si indaga sulle cause della morte della studentessa, accoltellata, che frequentava un liceo psico-pedagogico della zona. A riportarlo vari media, come Il Corriere della Sera e RomaToday.

L’allarme è scattato dopo una chiamata al 112: “C’è un ragazzo che trascina un carrello con una scia di sangue”. Il ragazzo sospettato di essere il responsabile del folle gesto è stato individuato, interrogato e arrestato. Si tratta di un coetaneo della giovane, con il quale, forse, avrebbe avuto una lite. Non è noto se i due avessero una relazione sentimentale.

La notizia della morte ha scosso dapprima il suo quartiere e poi l’intero Paese, poche settimane dopo la tragedia relativa all’omicidio di Giulia Tramontano, incinta di sette mesi. “Michelle era una ragazza intelligente, un po’ agitata, ma qui in questo quartiere difficile è facile”, racconta un suo compagno di classe all’AdnKronos. Increduli anche i genitori dei suoi compagni di scuola che hanno appreso la notizia dai siti internet e dai tg. 

Troppi tabù a scuola?

l di là delle considerazioni sui fatti di cronaca nera, l’omicidio Tramontano ha aperto un dibattito sull’educazione ai sentimenti nelle scuole, alimentato da un articolo pubblicato su La Stampa lo scorso 1 giugno. L’autrice, la giornalista Annalisa Cuzzocrea, afferma che, a suo avviso, il tasso di femminicidi in Italia non accenna ad abbassarsi in quanto manca un’azione concreta da parte delle scuole.

“Il dato sui femminicidi non cala da anni nonostante a livello legislativo tanto si sia provato a realizzare. Tanto, ma non abbastanza. Non cala perché non si è fatto – di pari passo col lavoro in Parlamento – un’opera di educazione profonda nel Paese, a partire dalle scuole. Non si parla di sentimenti e di come gestirli nelle nostre classi, è un tabù, sia mai arrivi il “gender”. Non si parla di sesso, meno che mai, anzi ci sono presidi che invocano l’epurazione dei baci gay dalle mostre fotografiche. Non si insegna alle ragazze quel che devono sapere fin dal primo giorno: al primo segno di violenza, prendi tutto e vai via”, queste le sue parole.

“Si tratta però oggi, adesso, purtroppo, per le ragazze di questo Paese, di capire come salvarsi finché quel lavoro profondo affinché un uomo impari che non può avere tutto non sia completato. E invece, purtroppo, quel che ci troviamo ancora ad insegnare è ad avere paura. Perché quel lavoro profondo sugli uomini, che elimini il desiderio di possesso e non di amore, di sopraffazione e non di cura, di assenza del limite, di riconoscimento di una violenza interiore che va curata, non lo abbiamo ancora nemmeno cominciato”, ha concluso la giornalista.

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