Raoul Bova, la serie come evento e la scommessa vinta di «Don Matteo»

Raoul Bova, la serie come evento e la scommessa vinta di «Don Matteo»

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Lo ha fatto grazie a un pubblico di affezionati che trova il suo zoccolo duro soprattutto negli spettatori adulti e anziani

Era a un passaggio importante, Don Matteo, la serie di Rai1 arrivata alla sua 13ª edizione (la prima messa in onda nel gennaio del 2000): l’avvicendamento fra l’amato volto di Terence Hill (don Matteo) e Raoul Bova (don Massimo), avvenuto nella quarta puntata in onda ad aprile, ha significato un profondo rinnovamento. Il paletto era fissato sui 6 milioni di spettatori, un dato quasi da «evento» per la tv iper-frammentata di oggi. Dopo sei puntate, nella classica collocazione del giovedì, la serie Lux è sopra la fatidica soglia, con una media di 6.030.000 spettatori (28,8% di share, più di un quarto dell’intera platea). Nonostante una lieve flessione sulla terza puntata (poco più di 5 milioni di spettatori), la fiction è poi ripartita bene, e l’ultimo episodio è l’emissione più vista (top) dell’intera settimana.

Dunque, oltre la metà del guado (gli episodi prodotti sono 10 e la messa in onda prosegue per tutto maggio), si può dire che don Massimo/Bova ha passato l’esame. Lo ha fatto grazie a un pubblico di affezionati che trova il suo zoccolo duro soprattutto negli spettatori adulti e anziani (la share supera il 32% nelle fasce d’età con più di 55 anni), ma che è rilevante anche fra i giovani adulti (quasi 30% di share nel target fra 15 e 24 anni) e i bambini. Un pubblico popolare ma anche trasversale (la share fra i laureati è del 27%), più femminile che maschile, più centro-meridionale (picchi di quasi il 40% in Basilicata e in Umbria) che settentrionale (ma in Liguria la share tocca il 33%). Da notare che ad aprile Don Matteo è anche uno dei programmi più visti in streaming (con un ascolto «aggiuntivo» di 300mila spettatori), e che, per via della ridefinizione della platea televisiva avvenuta il 1 maggio (con l’esclusione dal computo, per esempio, delle piattaforme come Netflix & C), la share della serie «guadagna» oltre un punto (31,5%).

In collaborazione con Massimo Scaglioni, elaborazione iPort Nielsen e Geca su dati Auditel

7 maggio 2022 (modifica il 7 maggio 2022 | 14:43)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

, 2022-05-07 19:48:00,

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Lo ha fatto grazie a un pubblico di affezionati che trova il suo zoccolo duro soprattutto negli spettatori adulti e anziani

Era a un passaggio importante, Don Matteo, la serie di Rai1 arrivata alla sua 13ª edizione (la prima messa in onda nel gennaio del 2000): l’avvicendamento fra l’amato volto di Terence Hill (don Matteo) e Raoul Bova (don Massimo), avvenuto nella quarta puntata in onda ad aprile, ha significato un profondo rinnovamento. Il paletto era fissato sui 6 milioni di spettatori, un dato quasi da «evento» per la tv iper-frammentata di oggi. Dopo sei puntate, nella classica collocazione del giovedì, la serie Lux è sopra la fatidica soglia, con una media di 6.030.000 spettatori (28,8% di share, più di un quarto dell’intera platea). Nonostante una lieve flessione sulla terza puntata (poco più di 5 milioni di spettatori), la fiction è poi ripartita bene, e l’ultimo episodio è l’emissione più vista (top) dell’intera settimana.

Dunque, oltre la metà del guado (gli episodi prodotti sono 10 e la messa in onda prosegue per tutto maggio), si può dire che don Massimo/Bova ha passato l’esame. Lo ha fatto grazie a un pubblico di affezionati che trova il suo zoccolo duro soprattutto negli spettatori adulti e anziani (la share supera il 32% nelle fasce d’età con più di 55 anni), ma che è rilevante anche fra i giovani adulti (quasi 30% di share nel target fra 15 e 24 anni) e i bambini. Un pubblico popolare ma anche trasversale (la share fra i laureati è del 27%), più femminile che maschile, più centro-meridionale (picchi di quasi il 40% in Basilicata e in Umbria) che settentrionale (ma in Liguria la share tocca il 33%). Da notare che ad aprile Don Matteo è anche uno dei programmi più visti in streaming (con un ascolto «aggiuntivo» di 300mila spettatori), e che, per via della ridefinizione della platea televisiva avvenuta il 1 maggio (con l’esclusione dal computo, per esempio, delle piattaforme come Netflix & C), la share della serie «guadagna» oltre un punto (31,5%).

In collaborazione con Massimo Scaglioni, elaborazione iPort Nielsen e Geca su dati Auditel

7 maggio 2022 (modifica il 7 maggio 2022 | 14:43)

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Pietro Guerra

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