Intervistato a margine dell’incontro su Lavoro e Welfare organizzato dalla “Scuola dei Beni Comuni” a Ragusa, l’ex Presidente dell’INPS e professore di economia all’Università Roma Tre, Pasquale Tridico, analizza gli aspetti centrali del ruolo del nostro sistema di istruzione e formazione in rapporto al mondo del lavoro, anche alla luce delle innovazioni tecnologiche e del PNRR.
“Secondo me, avremmo bisogno sicuramente di un’alleanza tra la scuola, le università, le famiglie, gli studenti e il mondo produttivo. Dopodiché, io non sono esattamente favorevole all’idea che la scuola debba creare capitale umano pronto a lavorare in un’azienda“. L’analisi del professor Tridico sul sempreverde dibattito pubblico relativo al rapporto tra la scuola e il mondo del lavoro si articola su due versanti: la necessità di un livello sempre maggiore di competenze nei processi di istruzione e un maggiore investimento delle imprese nel capitale umano.
“La scuola – spiega l’ex direttore dell’INPS – deve creare sicuramente competenze generali e specifiche quando si avanza negli studi: noi dobbiamo, attraverso la scuola, emancipare e incrementare il livello generale dello studio. C’è bisogno di più ITS, ad esempio, che offrano competenze adeguate alla società e al livello tecnologico attuale, dopodiché c’è anche bisogno di grandi investimenti in capitale umano da parte delle aziende. La persona, lo studente o la studentessa, che esce dall’università non deve essere pronto a sapere che cosa si fa in quella determinata azienda: è l’azienda che deve anch’essa investire in formazione e in capitale umano“.
È un fattore sistemico, evidenzia Tridico: “Noi abbiamo soltanto il 6% delle aziende che fanno questo nel nostro Paese, quando la media dell’Unione Europea è intorno al 15%. Quindi dovremmo certamente fare di più come sistema, a partire dalla formazione anche nell’azienda e non soltanto nella scuola”.
In questo senso, una spinta può arrivare anche dal PNRR, che, secondo Tridico, “continua a essere un’opportunità, non solo per la scuola, ma per tutto il Paese per alzare il livello tecnologico e il livello degli investimenti che, purtroppo, negli ultimi anni, è stato basso: il nostro Paese, in qualche modo, è stato condizionato verso decisioni che hanno portato alla riduzione degli investimenti anche pubblici”.
Infrastrutture, scuole, asili nido, servizi alla persona, politiche industriali avrebbero necessitato, secondo il professor Tridico, “di maggiore investimento e non soltanto di flessibilità, quella flessibilità spuria che dà vita, poi, non solo a precarietà ma anche a salari bassi. Quindi il PNRR è una leva per incrementare il livello generale del Paese in termini di investimenti, sia sulla scuola, sia sulle competenze, ma mi auguro anche sulle politiche industriali dando degli indirizzi e dando anche delle risorse specifiche in settori ad alto contenuto tecnologico”.
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